Abbiamo letto sugli organi di stampa e sui social di un provvedimento, approvato all’unanimità dal Consiglio Comunale di Avezzano, per l’adesione “all’Associazione Nazionale Città della Patata” cui hanno aderito 19 comuni con l’obiettivo di valorizzare la pataticoltura di qualità, il paesaggio, i prodotti tipici, le tradizioni autoctone, la cultura e l’imprenditoria locale.
Indubbiamente un progetto ambizioso tanto che i comuni promotori abbracciano virtualmente tutta Italia, da nord a Sud.
“ Quali agricoltori e pataticoltori siamo rimasti sorpresi da questa iniziativa” afferma Fabrizio Lobene Presidente di Confagricoltura L’Aquila “una iniziativa estemporanea nata dall’alto senza alcun confronto con le categorie produttive che avrebbero potuto contribuire a far comprendere ai promotori dell’iniziativa le vere necessità non solo dei produttori fucensi ma anche le dinamiche commerciali e, quindi, le vere strategie di marketing di questo importante alimento per la nostra dieta. Ci lascia stupiti, poi, che i promotori locali dimostrino di non conoscere il nostro settore produttivo, le varietà di patate coltivate nel Fucino, i mercati di riferimento, le iniziative assunte dai produttori aderenti al sistema della Patata del Fucino IGP”. Conclude il presidente Lobene
Confagricoltura l’Aquila per bocca del direttore Stefano Fabrizi informa che vi sono regole comunitarie sulla salvaguardia delle denominazioni, elementari principi di marketing che non possono essere elusi altrimenti si fanno danni alle imprese che stanno investendo soldi e credibilità sulla più importante produzione agricola del fucino che, fino al 2017, era anonima e non tutelabile. “bisogna prendere atto che la Patata del Fucino IGP è sicuramente un prodotto tipico ma di massa, coltivato da imprese agricole professionali, destinato a vasti mercati nazionali ed esteri e che, per quantità prodotte e certificate, rappresenta, dopo appena tre anni, uno dei marchi vegetali IGP più importanti in Italia. La nostra Patata IGP ha raggiunto una dimensione economica che non può giovarsi di politiche destinate a tutelare e valorizzare piccolissime produzioni locali e circoscritte che mal si conciliano con quelle necessarie alla patata del Fucino IGP”. prosegue Stefano Fabrizi “Abbiamo faticato non poco per ottenere il riconoscimento del marchio IGP dalla UE, la denominazione scelta, nelle partecipate e libere assemblee dei produttori, confezionatori e industrie, fu “La Patata del Fucino” proprio per identificare il tubero con l’intero comprensorio produttivo. La denominazione patata di Avezzano, come adombrato da qualcuno, non potrà mai essere riconosciuta e tutelata, chiunque potrà utilizzare questa denominazione – da nord a sud – e finirà per recare confusione presso i consumatori danneggiando i notevoli sforzi e gli ingenti investimenti dei produttori locali”.