Con questo tempo ostile, la crisi del commercio, soprattutto quello ambulante si acuisce.
“Nonostante i dati Istat che fanno intravedere un miglioramento delle condizioni economiche del Paese – dichiara il Vice Presidente dell’ANVA Confesercenti regionale, Franco Liberatore – il livello delle vendite si è praticamente bloccato. La discesa degli acquisti, soprattutto nel Centro Abruzzo, ha avuto una notevole impennata tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017”.
Molti operatori hanno dovuto chiudere le loro attività perché non c’è proporzione tra i costi di esercizio con i ricavi. Questo dipende dall’elevata tassazione a carico delle imprese, dall’aumento delle materie prime e dall’abusivismo. A causa di questa situazione molti negozi storici sono stati costretti a chiudere e i loro locali sostituiti con altre attività: si sta perdendo l’identità stessa delle nostre città.
A tutto questo va aggiunto che è altissimo il livello di abusivismo commerciale: sono in pochi quelli che rispettano le norme ed i regolamenti; c’è una notevole fascia di soggetti che lavorano nel nostro paese e non pagano le tasse. Il problema principale, appunto, è la mancanza di rispetto delle regole e l’abusivismo.
È proprio questo che rende urgente l’intervento degli Amministratori comunali e dei funzionari delle ASL, affinché si ripristini un livello adeguato di legalità.
“In sostanza – spiega Liberatore – noi commercianti ci siamo presi l’impegno, insieme all’ANVA Confesercenti, di sorvegliare tutti i giorni i centri storici e i mercati su aree pubbliche per verificare lo stato dei nuovi negozi e dei banchi”.
Questo vuole essere una spinta ad un maggior controllo degli enti preposti, sia per quanto riguarda la “Sicurezza alimentare” sia per le “Autorizzazioni all’esercizio delle attività”.
“La nostra Associazione – conclude Liberatore – vuole collaborare per contribuire al ripristino della legalità ed alla salvaguardia delle imprese oneste. Per l’ANVA è importante che le attività commerciali che cessano la loro attività riaprano in fretta, perché se continua la chiusura dei negozi e la rinuncia ai posteggi, i locali restano sfitti, le piazze si svuotano e i nostri paesi rischiano di morire”.