Le vicende del Consorzio CIVETA di Cupello, a fronte del dibattito sviluppatosi in questi giorni, meritano un approfondimento storico indispensabile affinché vi sia chiarezza rispetto a ciò che si discute.
Da anni i Comunisti, nei ruoli istituzionali ricoperti in passato, hanno avvertito le maggioranze di Centro Sinistra dei gravi rischi nell’ipotizzare l’ingresso dei privati nella gestione di un settore così delicato. E questo perché ben sappiamo cosa accade in un contesto che trasforma l’interesse pubblico, in interesse individuale. Abbiamo avuto ampia dimostrazione in ogni dove d’Italia e del mondo che, quando interviene il privato, il suo interesse non sono le vite delle persone, ma l’accumulo del profitto ad ogni costo.
Detto questo, all’interno delle amministrazioni Comunali del passato, l’opposizione incontestabile di Antonio Felice prima e di Dario Leone poi, si è sempre espressa contrariamente a qualsiasi intervento non solo del privato, ma anche di quella “casta” pubblica che ha pensato il CIVETA come un grande carrozzone clientelare che potesse veicolare ingenti quantità di voti. Tanto è vero che vi sono stati individui (appartenenti a grandi famiglie cupellesi), che addirittura si sono licenziati dalle proprie fabbriche per lavorare nel consorzio. Per cui si è inaugurato un clientelismo dall’alto e non dal basso e per questo è stato poco utile all’ampia fetta di disoccupati della comunità.
Questo è stato possibile a partire dall’epurazione di Sandro Di Scerni reo di “non fare l’interesse di Cupello”, affermazione che appare tutt’oggi priva di sostanza e che si spiega nella sola idea di dotarsi di un utile idiota che firmasse, favorisse, permettesse qualsiasi richiesta, più o meno inaccettabile, dal “notabilino” fascio- democristiano dell’epoca.
E’ dei Comunisti l’unico voto contrario all’interno di quella Giunta Comunale.
Ma le epurazioni non finiscono con Sandro Di Scerni e proseguono in seno alla composizione della maggioranza, con l’eliminazione del Compagno Dario Leone alla quale immediatamente si sussegue la nomina di un’altra “papera muta” e si inaugura il dibattito sulla realizzazione di un inceneritore (ipotesi, per fortuna, sventata successivamente), che coinvolge pezzi della svenduta opposizione di allora. Un dibattito che ha quindi aperto, contemporaneamente, alla possibilità dell’ingresso del privato. Dibattito che, ben si sapeva, era impossibile aprire con i Comunisti in posizioni di “governo”.
Nel frattempo, e per lungo tempo, dopo l’intervento della magistratura nei riguardi del rappresentate del Comune di Cupello nel CDA del CIVETA, abbiamo assistito ad una lunga fase di interventi politici non proprio disinteressati, fino ad arrivare ad osservare la crescita esponenziale dei malati di tumore in particolare nei comuni di Cupello (in primis) e di Monteodorisio.
Il dibattito (portato all’epoca alla luce dai soli Comunisti in condizione di costante isolamento), su cosa sia esattamente conferito al CIVETA e chi siano i soggetti, oltre quelli noti, che vadano a conferire, è un punto interrogativo assai antico.
Il CIVETA, in questi ultimi anni è diventato una sorta di “società chiusa” all’interno della quale non si sa esattamente cosa accade ed il massimo della trasparenza è rappresentato dalle parole del commissario, Franco Gerardini, il quale nel rendere noto cose già note, rassicura i cittadini rispetto ai controlli e alle rilevazioni ambientali che d’obbligo vengono effettuate, guardandosi bene dal chiarire quali siano i valori rilevati.
Al tempo stesso un padrone foggiano condannato già a due anni per gestione illecita dei rifiuti, tale Rocco Bonassisa, a capo della Cupello Ambiente S.r.l. (soggetto finanziatore di molte iniziative pubbliche dell’attuale Amministrazione Comunale), annuncia di avere l’intenzione di realizzare un’ulteriore vasca a Valle Cena.
Ma, ci chiediamo, in che modo gli interessi di questo padrone coincidano con gli interessi economici e di salute dei cupellesi. Ci chiediamo altresì, perché il modo per arginare un debito colossale accumulato dal CIVETA debba essere pagato in primis dai cittadini di Cupello in termini economici e salutari. E ancora: quale garanzia di correttezza, nel rispetto del costituzionale diritto alla salute, può essere assicurato da un padrone slegato dalla storia della comunità cupellese, condannato per reati ambientali e che nascondeva le tangenti tra i cioccolatini?
La sezione di Cupello ed il Comitato regionale del Partito Comunista, sono pronti a dare dura battaglia contro la eventuale realizzazione dell’annunciata nuova vasca e si batteranno per la collettivizzazione dell’impianto convinti che ovunque il privato sia intervenuto, non abbia fatto mai l’interesse delle popolazioni ma solo e sempre il proprio.
Non si devono raccogliere rifiuti da altri luoghi; non devono essere i cittadini del territorio a pagare con la salute il rimpinguamento delle tasche di personaggi che fanno solo il proprio interesse; riteniamo che il CIVETA debba tornare ad essere ciò per cui è nato: un fiore all’occhiello dell’ecologia abruzzese in grado di rendere Cupello un paese pieno di risorse economiche e non la pattumiera d’Italia con una trasparenza pari a zero ed un impianto rispetto al quale si fa ormai fatica a percepire il benché minimo beneficio per la comunità.
Il Partito Comunista, ritiene, infine, che la storia non debba essere riscritta e stravolta. Solo i Comunisti a Cupello hanno combattuto il sistema quando questo era particolarmente duro ed aggressivo con gli oppositori, pagando duramente tali orgogliosi affronti. E’ curioso che oggi sollevi la voce proprio chi in passato ha taciuto.