Sto uscendo per andare a cena . Una cena che ho voluto offrire alle 35 donne di Antrosano che per 20 anni, tutte le domeniche, hanno assicurato il servizio presso la mensa Caritas di Avezzano. Sono state trattate come pezze ai piedi! Donne professioniste, impiegate, insegnanti e qualche pensionata: maltrattate come fossero “pezzi di ricambio” in una struttura che di “Carità” ha solo l’etichetta. Mi sento offeso io stesso e sono sdegnato.
Qui di seguito la lettera che consegnerò loro.
Aldo
Alle donne di Antrosano che per 20 anni hanno prestato servizio presso la
Mensa Caritas di AVEZZANO
GRAZIE per aver risposto a quest’invito che non vuol essere altro che un piccolo, semplice, ma sentito gesto di riconoscimento per le vostra bella, generosa e anche, perché no?, gioiosa disponibilità.
GRAZIE!
GRAZIE per aver condiviso per 20 anni il dolce pane della vostra sensibilità con il pane amaro dell’altrui necessità.
GRAZIE per aver introdotto tra le vostre personali occupazioni e preoccupazioni anche i bisogni di persone sconosciute.
GRAZIE per il tempo e il denaro che avete saputo spendere senza riserva e senza contropartita.
GRAZIE a nome mio e della Parrocchia che fino a poco fa ho cercato di animare e di servire, così come meglio ho potuto.
Dovrei dirvi GRAZIE anche a nome del direttore della Caritas che in maniera vergognosa non solo non si è degnato di tanto, ma vi ha sbattuto la porta in faccia con quell’espressione assassina che nemmeno un gradasso di quartiere o un bullo di sobborgo avrebbe potuto pronunciare: «Se volete, potete andarvene! Io ho qui una catasta di richieste di gente che vuole venire a servire!».
Non ho parole e vi chiedo scusa se nella chiesa vi sono ancora preti che la fanno da padroni, tronfi e per di più sprezzanti. Mi vergogno e vi chiedo scusa.
Se delle bestie venissero trattate a questo modo ci sarebbe comunque un’associazione per i diritti degli animali che denuncerebbero il fatto ad un qualsiasi tribunale.
Che nella Chiesa, addirittura in un organismo che si fa chiamare “Caritas” si verifichino impunemente questi comportamenti, allora vuol dire che i tratti caratteristici di una qualsiasi coscao banda hanno sfigurato anche il suo volto.
Ed anche di questo mi rammarico e vi chiedo scusa.
Voi non ve ne abbiate a male, ben sapendo che la Carità non è forzatamente là dove la si esibisce.
Don Tonino Bello amava ripetere che “se la fede ci fa credenti e la speranza ci fa essere credibili, è solo la Carità che ci fa essere creduti”.
Continuate nella vostra vita a dare voce a chi non ha voce e a fare spazio a coloro che la società considera come rifiuti, aiutando, condividendo ma, quando necessario, anche criticando.
Criticando, sì, protestando, ma mai odiando.
Chiudo facendo mia una risposta di don Mazzolari ad una signora che si scandalizzava per le parole critiche e forti che lui usava contro certi andazzi nella Società in genere e nella Chiesa in particolare.
Scriveva: «Ma cos’è la Carità? La prego a non voler rimpicciolire fino alla pusillanimità più meschina questo termine sacro. La carità è anche violenza (violenza d’amore), la carità è anche rampogna. Legga san Paolo, legga san Girolamo, legga santa Caterina da Siena o rilegga semplicemente – ma più attentamente – il Vangelo. Quando Cristo dice “guai a voi”, “ipocriti”, “sepolcri imbiancati” era mosso da carità come quando guariva i lebbrosi o sbendava Lazzaro richiamato dal sepolcro. La carità esige anche le parole dure, quando sono necessarie. Altrimenti, col bruciarci l’incenso l’un l’altro, finiremo con l’accecarci di più. Non si scandalizzi dunque, brava signora, delle parole forti, della carità che grida. Si scandalizzi piuttosto del quieto e sonnolente conformismo che ci sta prendendo…» (Adesso 1 Febb.1950).
Vi abbraccio.
Avezzano 6 Luglio 2016
Aldo Antonelli