Dr-Export conferma: le imprese che esportano sono le più dinamiche

Lo studio Sace realizzato in collaborazione con The European House Ambrosetti ha un titolo decisamente esplicativo: “Piccole, medie e più competitive: le PMI italiane alla prova dell’export tra transizione sostenibile e digitale”. Parole non scelte a caso, come sottolineato dai consulenti per l’internazionalizzazione di Dr-Export, tese a mettere in evidenza la grande dinamicità delle imprese che guardano ai mercati esteri.

Per una fetta consistente delle PMI, in effetti, l’export è un aspetto assolutamente naturale del proprio modo di fare business. Il 57% delle piccole imprese manifatturiere, per fare un esempio, è attivo in mercati oltreconfine, soglia che aumenta oltre il 90% nel caso delle medie imprese. Non stupisce quindi scoprire che per le PMI italiane si parla di ben 219 miliardi di euro di export all’anno, pari al 46% del valore delle esportazioni nazionali complessive.

Tra il 2017 e il 2021 l’export è aumentato a una media annua del 2,7%, denotando fra le altre cose anche un pieno e rapido recupero dopo l’emergenza sanitaria. Non va inoltre trascurato, come ricordano gli specialisti di Dr-Export, il grande impatto indiretto che tantissime imprese di dimensioni ridotte hanno sulle vendite all’estero delle imprese più grandi, visto il loro ruolo all’interno delle filiere. E la crescita delle imprese continuerà anche nei prossimi mesi e anni: stando a Sace si parla di una crescita prevista del 4% nel 2024 e del 3,2%, in media, nel biennio successivo.

Come sottolineato da Dr-Export, proprio le PMI esportatrici sono quelle che investono maggiormente nella crescita e nell’innovazione. L’indagine Sace mostra per esempio che il numero delle imprese che investe in digital e sostenibilità e che esporta è infatti del 20% superiore rispetto a quello delle imprese che esportano senza affrontare nessuna transizione.

A confermare questo scenario, come indicato dai consulenti di Dr-Export, ci sono anche i risultati dell’ultima analisi sulle imprese esportatrici realizzata dal centro studi di Istituto Tagliacarne e Unioncamere. Qui si legge che, guardando alle PMI che esportano, il 36% ritiene che nel 2024 ci sarà un aumento dei ricavi; all’interno dello stesso gruppo, il 19% afferma che sono previste nuove assunzioni. Guardando invece alle PMI che non esportano, solamente il 20% vede all’orizzonte un aumento del fatturato.

Concentrandoci sugli investimenti in innovazione, il 45% delle PMI esportatrici programma di investire in tecnologie 4.0 entro due anni, contro il 33% delle imprese che non vendono all’estero. A confermare la fame di investimenti delle aziende dedite all’export ci sono poi i fiumi di richieste presentate per accedere al prezioso fondo 394 di Simest, così da poter sfruttare i finanziamenti a tasso agevolato per l’internazionalizzazione.

Proprio qui entrano in gioco peraltro i commercialisti, professionisti e commerciali del pool di Dr-Export, specializzati nel reperimento di fondi per l’internazionalizzazione. Accedere ai bandi, a fondi e agli altri strumenti di finanzia agevolata messi a disposizione delle aziende desiderose di esportare infatti non è semplice, viste le complicazioni dei bandi stessi e la grande richiesta. Poter contare su un supporto esperto per l’individuazione del fondo più adatto, per affrontare le diverse procedure di richiesta e successivamente per lanciare le vendite all’estero, può fare dunque una enorme differenza.

Redazione - Il Faro 24

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