ELIGIA ARDITA UCCISA ALL’OTTAVO MESE DI GRAVIDANZA: CONFERMATO L’ERGASTOLO PER IL MARITO

Due giorni fa, la Corte d’Assise di Appello di Catania ha confermato l’ergastolo per Christian Leonardi, l’uomo che nel 2015 ha ucciso la moglie Eligia all’ottavo mese di gravidanza. Oggi voglio ripercorrere con voi quanto successo a quella giovane madre piena di sogni nel cassetto.

Eligia Ardita

È la sera del 19 gennaio 2015, Eligia si trova nel suo appartamento vicino al lungomare di Siracusa insieme a Christian Leonardi, marito e futuro padre di Giulia, la figlia che la donna porta in grembo da otto mesi.

Improvvisamente, intorno alle 23, Christian chiama i soccorsi perché Eligia sta male. Quando gli operatori arrivano però è già morta da alcuni minuti.

Ma che cosa è successo davvero? Lo ricorda bene Agatino Ardita, il papà di Eligia che, insieme alla moglie, è stato l’ultimo a vedere la figlia ancora viva. Quella sera infatti i genitori di Eligia erano andati a trovarli per cena e si erano congedati intorno alle 21.30. La serata sembrava conclusa, ma alle 23.30 di quel 19 gennaio, Christian allerta i genitori della moglie: «Eligia non respira più, venite!».

Dopo aver chiamato i soccorsi, Eligia viene trasportata in ospedale, ma è ormai troppo tardi anche per la figlia Giulia. Christian parla di ritardi nei soccorsi e si fa strada l’ipotesi di malasanità. Si procede all’autopsia e nel frattempo vengono celebrati i funerali. Il referto arriva dopo tre mesi: Eligia non è morta per un malore né per un errore medico. È stata colpita violentemente alla testa e il trauma le ha provocato un rigurgito che ha finito per soffocarla.

Nell’agosto del 2015 Agatino Ardita si insospettisce e denuncia il marito di sua figlia per omicidio. È solo a quel punto che l’uomo viene iscritto nel registro degli indagati. Christian non regge la pressione e il 19 settembre del 2015 confessa: «Ho chiesto di essere interrogato perché non riesco più a portare il peso di aver ucciso mia moglie Eligia. L’ho uccisa al culmine di una lite nata subito dopo che i miei suoceri sono andati via. Io volevo uscire per andare alla sala giochi. Lei ha iniziato ad urlare ed io di più. Per farla stare zitta le ho messo le mani sulla bocca e sul volto.

In quel momento ho perso il controllo di me stesso, lei ha iniziato a vomitare rigurgitando il cibo sulla parete e si è accasciata a terra. Lì ho capito che era successo qualcosa di molto grave». 

Ma come mai nessuno si è accorto che in realtà Eligia era stata ammazzata? Christian ha ripulito la casa, cambiato i vestiti di Eligia e infine ha chiamato i soccorsi denunciando che la moglie incinta all’ottavo mese di gravidanza non respirava più.

Nel settembre del 2015 l’uomo confessa dietro consiglio del fratello e del suo difensore, ma, poi, il 28 aprile del 2016, alla prima udienza del processo per la morte di Eligia, ritratta: «Ho confessato perché costretto a farlo».

Perché Christian avrebbe dovuto addossarsi una colpa non sua? Nei giorni successivi alla scomparsa la famiglia di Eligia aveva notato atteggiamenti strani dell’uomo. Uno per tutti, il giorno della tumulazione si era fatto attendere per impegni burocratici.

Non era un mistero che negli ultimi tempi i due coniugi non andassero d’accordo. In città tutti sapevano che Christian aveva altre relazioni e probabilmente Eligia pensava che con l’arrivo di un figlio le cose sarebbero cambiate.

Qualche giorno fa è arrivata la seconda condanna per Leonardi. Omicidio volontario e procurato aborto. Fine pena: mai.

Ad Eligia e a Giulia, ennesime vittime di amore criminale.

Anna Vagli

Nella foto la criminologa Anna Vagli

Redazione - Il Faro 24

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