“Per impedire la riapertura del cementificio di Pescara non bastano le conferenze stampa e le manifestazioni di solidarietà, ma servono atti amministrativi pubblici e concreti e sino a oggi le uniche delibere e determine in tal senso sono quelle firmate dal centro-destra che, durante il governo Albore Mascia, hanno consentito la chiusura della struttura. Dal Presidente D’Alfonso e dal sindaco Alessandrini vediamo, come sempre, solo chiacchiere da bar e questo ci spaventa visto che siamo già in una fase avanzata per la cessione del complesso industriale, a pochi giorni dall’espletamento dell’asta di vendita. Dunque il rischio di veder riaprire quel ‘mostro’ ambientale è più che concreto e chi oggi governa non sta facendo nulla per fermare le procedure”. Lo hanno detto il Capogruppo e il Vicecapogruppo di Forza Italia al Comune di Pescara Marcello Antonelli e Vincenzo D’Incecco intervenendo sulla questione del cementificio.
“L’eventuale riattivazione della cementeria sarebbe estremamente grave per tutta la città, ancor più per un quartiere che, dopo aver rappresentato per anni l’ultima frontiera della periferia, grazie al centro-destra aveva ricominciato a respirare – hanno sottolineato i Consiglieri Antonelli e D’Incecco -. Purtroppo la storia passata non gioca a favore del territorio, e soprattutto non depone a favore del centro-sinistra: vale infatti la pena ricordare che proprio l’attuale Governatore D’Alfonso, in qualità di sindaco di Pescara, è stato l’amministratore pubblico che addirittura nel 2007-2008 barattò la permanenza del cementificio nel capoluogo adriatico per i successivi 18 anni in cambio della sponsorizzazione economica per la realizzazione del ‘bicchiere di vino’ di Toyo Ito, e tutti sappiamo com’è finita, con il monumento autocelebrativo collassato dopo appena 64 giorni dalla sua inaugurazione, e con il cementificio che ha continuato per anni a lavorare a Pescara.”
“A trovare la scucitura utile alla chiusura della struttura – proseguono – è stata l’amministrazione di centro-destra che si ritrovò sul tavolo la richiesta di partecipazione alla conferenza dei servizi per il rinnovo dell’Autorizzazione Ambientale Integrata, l’AIA. In quella sede ci siamo presentati con la struttura tecnica e con un faldone di carte, e soprattutto con una delibera di giunta di diniego del rilascio dell’AIA, scatenando un effetto a catena, perché né la Regione, né la Provincia, a quel punto, rilasciarono il proprio nulla osta, né tantomeno gli altri Organismi convocati al tavolo. Venuta meno l’Autorizzazione ambientale, il cementificio ha dovuto cessare la propria attività, scatenando anche le polemiche di gruppi sindacali, che abbiamo sfidato con grande coraggio e senso di responsabilità, ben consapevoli che una simile struttura non poteva continuare a lavorare in pieno centro abitato, ovvero in un’area di grande sviluppo, in cui la popolazione non poteva continuare a vivere con a due passi i fumi generati da quei forni che bruciavano ventiquattro ore su ventiquattro. Oggi Pescara si ritrova dinanzi alla concreta possibilità di fare dieci passi indietro e veder riaccendere i forni: fra qualche giorno si esaurirà l’asta pubblica per la vendita del manufatto ad altri gruppi interessati, sappiamo che ci sono diverse candidature, tutte tese alla riattivazione del cementificio e da parte della pubblica amministrazione, Regione, Comune, Provincia, non vediamo alcun atto pubblico che intenda frapporre un ostacolo a tale iniziativa, un atto eventualmente utile anche per scoraggiare l’acquisto del manufatto. Dopo le chiacchiere e le roboanti conferenze stampa, è ora il caso di passare ai fatti mettendoci la faccia e producendo documenti, delibere, determine, provvedimenti amministrativi tipici che riescano a bloccare l’iter procedurale in atto – hanno sottolineato ancora il Capogruppo Antonelli e il Vicecapogruppo D’Incecco -. Se veramente il Presidente D’Alfonso o il sindaco Alessandrini hanno intenzione di fermare la riapertura del cementificio, dopo che neanche si erano accorti dell’asta pubblica per la vendita del complesso, ora è il momento di agire, scrivessero atti, adottassero iniziative per bloccare l’attività, visto che hanno sia i mezzi che gli strumenti per essere decisivi. Resta che sino a questo momento, oltre alle buone intenzioni, non hanno detto né come, né quando, né con quali atti, intendono fermare la vendita o, comunque, la rimessa in esercizio della cementeria. Semmai dovesse verificarsi tale possibilità, la stessa rappresenterà una sconfitta per la città, e una clamorosa vergogna per il sindaco Alessandrini e il Governatore D’Alfonso”.