“I recenti fatti di cronaca mostrano a quanti e quali disagi sono sottoposti alunne ed alunni, famiglie coinvolte e personale scolastico delle due scuole comunali, la “Pagliaccetti” e quella di Colleranesco, sgomberate in via definitiva (almeno fino al termine dell’anno scolastico) a causa del preoccupante livello di vulnerabilità sismica delle due strutture, dato ufficialmente emerso solo il 31 gennaio.” – lo scrive in una nota il Presidente dell’Associazione Veliero – L’attuale soluzione trovata e tentata dal sindaco è stata quella di utilizzare altre scuole, come la De Amicis, durante le ore pomeridiane, ma è risultata una sistemazione che sta comportando una situazione di grande malessere sia per l’innaturale orario delle lezioni che determina l’uscita da scuola quando è già sera, sia perchè ha reso impraticabili tutte quelle attività extra-scolastiche (religiose, culturali, sportive, terapeutiche, ricreative) cui normalmente i scolari partecipavano ed infine ha operato uno sradicamento dal territorio con indubbie ripercussioni emotive come dimostrano i cartelloni ed i tanti disegni affissi nel cancello chiuso della scuola di Colleranesco.
Il suggerimento in questa fase di imminente criticità, quindi fino alla designazione di una sede definitiva, sicura e mattutina, e comunque per i mesi che restano sino al termine dell’anno, è quella di riflettere e mettere presto in campo l’innovativa idea di “scuola diffusa”. Si tratta di un diverso modo di intendere il percorso formativo oggetto già da qualche anno di dibattito tra pedagogisti ed insegnanti (cfr. G.Compagnoli, La scuola diffusa: provocazione o utopia; P. Mottana, La scuola è una gabbia; Associazione “Paesaggi Educativi”, Una “Buona scuola”…diffusa sul territorio). L’attuale condizione di emergenza scolastica per molti comuni colpiti dagli eventi sismici potrebbe indurre ed incoraggiare a considerare come una opportunità l’idea di “scuola diffusa” dando concretezza alla speranza di concepire uno spazio scolastico in maniera diversa ed innovativa creando una connessione in simbiosi tra il territorio e la “lezione fuori sede”. Si tenga presente che percorsi analoghi sono già in atto, si pensi alla cosiddetta “alternanza scuola-lavoro”, per gli studenti delle scuole superiori i quali possono sperimentare diversi orizzonti di apprendimento delle competenze.
Nel caso giuliese l’idea potrebbe essere quella di prospettare l’insegnamento mattutino in locali limitrofi alle attuali scuole sgomberate:
Dopo aver reperito ed allestito in misura anche minima le aule necessarie tenendo conto di alcuni parametri (adeguetezza, luminosità, riscaldamento, sedie, tavoli e/o banchi), dopo aver proposto e condiviso il progetto con le maestre, le quali dovrebbero spostarsi da un’aula all’altra (comunque in una estrema vicinanza), si potrebbe attivare una rete di comunità solidale che siamo certi saprà rispondere in un momento di difficoltà che investe i più piccoli. Riteniamo che la società sia un organismo unitario in cui se soffre una sua parte, per giunta la più sensibile e vulnerabile, essa tutta soffre, per cui la comunità risponde attivandosi in una mobilitazione solidale ed empatica.
L’ipotesi operativa potrebbe coinvolgere in via sperimentale dapprima la popolazione studentesca del plesso di Colleranesco ove sarebbe possibile allocare le diverse classi delle elementari in un’area vicina alla scuola, rispettivamente, ad esempio: una classe presso il circolo anziani, una presso il salone parrocchiale, un’altra nella biblioteca della residenza della POC di Villa Volpe ed anche sale in locali messi a disposizione di volta in volta, a rotazione, dai privati (ristoranti chiusi ad ora di pranzo, locali vuoti, negozi, sale riunioni libere in aziende o fabbriche nella vicina zona industriale, etc.). Inoltre con il bel tempo dei mesi a venire, ci sarebbe modo di allestire “aule aperte” anche in luoghi per l’appunto all’aperto come piazze, parchi, campi, orti, vivai, atelier di artisti o laboratori artigiani.
Certo che occorrerebbe una buona dose di flessibilità e di inventiva, ma questa fase sarebbe ricordata dagli alunni come esperienza significativa, come risposta positiva e creativa dinanzi ad una difficoltà della loro vita scolastica. L’aula risulterebbe aperta al mondo e dinamica nello spazio in una nuova trama di insegnamento-apprendimento e l’esperienza sarebbe promozione di una cittadinanza attiva. La “scuola diffusa” va nella direzione di una cultura integrata con l’esperienza, con la vita reale, con l’ambiente nel suo complesso inteso come occasione di conoscenza e di formazione, come humus di relazioni.
Naturalmente i passi da compiere sarebbero, dopo aver reperito la disponibilità dei locali pubblici e privati, quelli di ascoltare e condividere tale soluzione con gli operatori scolastici (dirigenti, maestre e personale ata), con la componente genitori e, perché no, anche ascoltando gli alunni. Si tratta di prendere e raccogliere una sfida che questo contingente momento di crisi ha determinato e chi più dei bambini è tenace ed abituato a rialzarsi dopo essere caduti?
Il presidente della Associazione, prof. Andrea Palandrani, ed i membri del direttivo, prof. Leo Marchetti, arch. Aldorino Di Gaetano, dott. Domenico Di Filippo, sig.ra Valeria Cantarini, sono disposti e disponibili a promuovere un incontro pubblico a sostegno della iniziativa auspicando una partecipazione ed una adesione di tutte le componenti coinvolte (personale scolastico, genitori, alunni).
“Nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità”, suggerisce Albert Einstein, a cui fa eco Winston Churchill affermando che “un ottimista vede l’opportunità in ogni difficoltà”.