Il Gruppo montuoso di Monte Giano si trova nell’appennino centrale presso il confine tra Lazio e Abruzzo e lo spartiacque appenninico. Era noto anticamente come monte Cotischio.
La montagna si trova in provincia di Rieti a nord-est di Antrodoco e domina, con una prominenza di circa 1300 m, la parte bassa delle Gole del Velino che lo separa dal massiccio del Terminillo a ovest, con il gruppo montuoso del Monte Nuria a sud e quello di Monte Calvo a est che ne rappresenta la naturale prosecuzione geomorfologica, a nord si collega direttamente ai Monti Reatini, mentre verso nord-est guarda verso la Piana di Cascina e i Monti dell’Alto Aterno. Alle pendici della montagna sono presenti le essenze tipiche della macchia mediterranea, roverelle, querce, aceri, che giungono fino ai 1200/1300 m. Oltre i 1300 metri iniziano a trovarsi i Faggi che sul versante ovest arrivano fino a circa 1700 metri.
All’estremità meridionale del monte Giano, nello stretto spazio che si trova tra quest’ultimo e l’adiacente monte Serrone (1044 m), si trovano le gole di Antrodoco, una stretta e selvaggia incisione lunga circa 1,5 km. Le gole sono state teatro di diversi avvenimenti storici, come la sconfitta dell’esercito francese nel 1799 e la battaglia di Antrodoco del 1821. Il monte Giano e le gole di Antrodoco sono punto di passaggio obbligato per le comunicazioni tra Rieti e L’Aquila: sul monte si arrampicano infatti la strada statale 17 e la ferrovia Terni-L’Aquila, che possono così raggiungere il passo di Sella di Corno.
La montagna deve una certa notorietà alla presenza, sul suo versante ovest, di una pineta che forma la scritta “DVX” (duce, dal latino dux, ducis). L’iscrizione domina la valle del Velino ed è visibile da diversi chilometri di distanza, avvicinandosi ad Antrodoco sulla via Salaria ; nelle giornate di poca foschia si riesce ad osservare anche da Roma.
La pineta si estende per circa otto ettari ed è composta da circa 20.000 alberi di pino; aveva lo scopo di difendere il paese di Antrodoco dalle frane provocate dalle copiose piogge invernali,che più volte avevano provocato morte e devastazione, e costituiva un omaggio a Benito Mussolini. Fu realizzata nel 1939 (durante il periodo fascista) dalla Scuola Allievi Guardie Forestali di Cittaducale, con il contributo di numerosi giovani del posto, tramite il rimboschimento di una costa calcarea originariamente desolata. Dal dopoguerra in poi è stata più volte invocata la cancellazione della scritta, osteggiata invece da chi la ritiene parte integrante del paesaggio e della storia del paese, nonché dai nostalgici del ventennio. Negli anni Cinquanta venne effettuato un nuovo intervento di rimboschimento, che fece scomparire la parte basale della scritta (che oggi appare come un rettangolo sotto alla parola DUX). La parte rimanente, rimasta abbandonata, col passare degli anni divenne gradualmente meno riconoscibile.
A causa di nuove frane e cadute di massi, nel 1995 la regione Lazio approvò dei lavori per il restauro della pineta, finanziati nel 1998 ed eseguiti nell’estate del 2004. Il 24 agosto 2017 la pineta è stata gravemente danneggiata da un incendio di origine colposa o forse dolosa.
( Cicchetti Ivan )