Il virologo Giulio Tarro, in un’intervista rilasciata all’”Antidiplomatico”, sostiene che è una pura follia in Italia attendere un vaccino anti covid-19 per poter tornare ad una vita normale. Qui, di seguito, riportiamo le sue motivazioni:<< Chiariamo subito una questione. In Italia, i contagiati da Covid-19 non sono i 175.000 conteggiati oggi dalla Protezione civile, basandosi solo sui pochi tamponi diagnostici effettuati dalle Regioni. Assolutamente no. Le stime più attendibili prospettano, al pari delle periodiche epidemie influenzali, dai sei a dieci milioni di contagiati da Covid19 in Italia. Parlo di stime (basate sulla velocità di trasmissione del contagio registrata in altre nazioni o di quanto registrato sulla nave Diamond Princess) poichè soddisfacenti indagini epidemiologiche (basate su analisi sierologiche e su campioni statisticamente validi di popolazione) in Italia, incredibilmente, non sono state ancora fatte. E a tal riguardo, non so proprio su quali indagini il prof. Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore della sanità, abbia ricavato il numero dei contagiati in Italia per arrivare a sconsigliare, addirittura, di prendere il sole sulle spiagge».
Quindi? Che si dovrebbe fare oggi?
«Con la percentuale di contagiati evidenziata dalle stime, si può dedurre che, in Italia, tutto quello che avrebbe potuto fare il Covid-19 – in termini di guariti, immuni, deceduti… – lo ha già fatto. Quindi, a mio parere, l’attuale obiettivo non dovrebbe essere quello di arginare un indiscriminato contagio ma, ad esempio, proteggere gli anziani, ripristinare la rete di terapia intensiva (compromessa dai tagli al nostro Sistema sanitario) e, soprattutto, strutturare una indagine siero-epidemiologica nazionale (attualmente è in cantiere solo quella della Regione Toscana) che ci permetta di tenere sotto controllo la situazione».
E il vaccino?
«Guardi, il mio maestro, che addirittura mi considerava il suo “pupillo”, è stato Albert Sabin, l’inventore del vaccino antipolio. Figuriamoci, quindi, se sottovaluto l’importanza dei vaccini. Ma per alcuni virus – come credo sia per il Covid19 – il vaccino potrebbe rivelarsi una chimera. Come è stato per il vaccino contro l’AIDS, presentato come “imminente” da quasi quarant’anni. E fanno cascare le braccia dichiarazioni come quelle del viceministro della salute secondo il quale “o continuiamo a stare fermi e chiusi in casa o ci vacciniamo tutti e ci riprendiamo le nostre vite”. O la sconcertante iniziativa del Governatore Zingaretti, visto che il vaccino per il Covid-19 non c’è, di obbligare tutti gli anziani del Lazio (pena la loro esclusione da eventi pubblici) e tutto il personale sanitario (pena il loro licenziamento) a vaccinarsi contro… l’influenza.
Tra l’altro, va detto che questa del Covid-19 non è una condanna biblica ma una delle tantissime epidemie che sono servite a fortificare il nostro sistema immunitario; il quale, sia detto per inciso, va a pezzi se, come delle larve, stiamo rintanati a casa e, per di più a tremare di paura per le apocalittiche sciocchezze che ci raccontano in TV».
C’è poi chi teme una micidiale trasmutazione del Covid
«Ma, praticamente, tutti i virus mutano; e non, inevitabilmente, in peggio per noi. Il Coronavirus responsabile della famigerata epidemia SARS del 2002-2003, ad esempio, si direbbe scomparso dalla scena. Non vedo perché la stessa cosa non potrebbe succedere per il Covid19. Sarebbe, quindi, il caso di affrettarci a ripristinare i ritmi della nostra vita con quelli antecedenti all’emergenza Covid19; soprattutto per evitare che la situazione economica conseguente a questa emergenza non ci condanni a morire di fame. Questo non significa, certo, dimenticarsi le follie che hanno costellato, in Italia, questa emergenza. Prima tra tutte una terroristica campagna informativa – che ha finito per istituzionalizzare per il Covid19 uno sbalorditivo indice di letalità (per capirci 28 volte quello della Germania) – che ha costretto, sì, la popolazione a barricarsi in casa ma che, scatenando il panico, ha impedito ai medici di base di recarsi a casa dei pazienti; pazienti i quali, perciò, spesso indiscriminatamente, sono stati trasportati in sempre più affollati reparti a morire per infezioni ospedaliere. Che già, in Italia, si portano via 50.000 persone all’anno».
Un’ ultima questione: ha qualcosa da rispondere al virologo Roberto Burioni che proprio oggi l’ha attaccata?
«Veramente avrei ben poco da dire ad un personaggio che – il 2 febbraio, mentre i governi, tranne quello italiano, si preparavano ad affrontare i Covid-19 – alla RAI, affermava che in Italia il rischio era zero».