Incendi boschivi e fenomeni atmosferici estremi. Uno sguardo a uno degli ipotetici rischi causati dal caldo e dalla siccità…

Dev’essere particolarmente complesso vivere con i venti di Santana (o Santa Ana) in California, ci si deve assolutamente adattare, perché questi venti possono superare i 200 km/h, forze tipiche di una tempesta tropicale e di un Tornado negli Stati Uniti, ove ci si deve proteggere quasi sempre dallo scoppio di un temporale, che può rapidamente assumere carattere di Supercella (anche se, ancora oggetto di indagine, il perché alcune supercelle non producono un Tornado). Tornando ai venti di Santa Ana, non solo provocano danni a persone e a cose per la loro intensità, ma, essendo caldi, secchi e soffocanti, influiscono sulla temperatura e sull’umidità dell’aria. L’area di bassa pressione o depressione che si genera in Arizona, richiama la massa d’aria calda dall’area di alta pressione che si origina a Nord della California (moto dall’alta verso la bassa pressione).
La presenza della Sierra Nevada genera correnti molto secche e di caduta, responsabili non solo dei danni, ma anche degli incendi boschivi, dovuti principalmente allo scarso tasso di umidità dell’aria e alla sua alta temperatura. Spesso, con un aumento delle ondate di calore durante la stagione estiva, anche i nostri territori boschivi e soprattutto quelli attinenti all’Europa orientale e alla Russia, prendono facilmente fuoco, merito l’estensione di un promontorio di alta pressione Subtropicale, che a volte riesce ad estendere la sua azione oltre gli Urali (moto circolatorio sempre più frequente in Estate). Le polveri sahariane e le roventi masse d’aria dal Sahara, riescono in questo modo ad attanagliare la nostra penisola, l’Europa centro-orientale e la Russia. Nelle aree interne appenniniche, dove quasi sempre l’aria risulta meno umida, ma anche sui versanti, quando si innescano correnti di Garbino (vento di caduta), l’aria è torrida o caldo/secca e il rischio di incendi aumenta terribilmente. Prendendo come punto di riferimento o esempio il nostro territorio marsicano, il Monte Salviano e altre aree montuose foriere di vegetazione, risultano soggette a numerosi incendi durante l’Estate, non solo dovuti alla piromania, ma anche ai fattori meteorologici favorevoli, tra cui innanzitutto il calore e il vento secco. Inoltre, tale area anticiclonica, se sufficientemente stabile, può favorire anche un incremento della siccità e quindi un terreno maggiormente secco che, a contatto con i venti meridionali, accresce il rischio incendi.
Ricorderemo sicuramente le Estati del 1993 e del 2003, quando i Canadair spensero le fiamme dei violenti incendi che, nonostante i notevoli interventi, riuscirono a bruciare gran parte della flora della montagna marsicana, sede di cultura a stretto contatto con la natura. A partire dalla fine del mese di Aprile, si narra che, durante l’incendio che divampò sul Monte Salviano, piovve. Secondo tale leggenda, la pioggia rappresenta il pianto della Madonna di Pietraquaria, in ricorrenza della festività patronale avezzanese il giorno 27 Aprile.

Riccardo Cicchetti

Redazione - Il Faro 24

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