Istituto Alberghiero ‘De Cecco’ : ultimo appuntamento con il progetto ‘Educazione alla Legalità’ con Don Aniello Manganiello

 

“Tre valori non dobbiamo mai perdere di vista: il dovere, il sacrificio e la dignità. Come diceva Falcone, per costruire una società sana occorre che tutti compiano il proprio dovere, costi quel che costi. E le parole di Falcone hanno una rilevanza enorme perché non si è limitato a pronunciarle, ma lui stesso ha identificato nella propria persona quei tre valori. Nella vita non cerchiamo eroi, perché una società che ha bisogno di eroi è una società che è arrivata alla frutta, che non ha più niente da dare”. Lo ha detto Don Aniello Manganiello, parroco di Scampia e Garante del Premio Borsellino agli studenti dell’Istituto Alberghiero Ipssar ‘De Cecco’ nel corso del quinto evento promosso nell’ambito del Progetto ‘Educazione alla Legalità’ proposto dall’Istituto Alberghiero Ipssar ‘De Cecco’ di Pescara in collaborazione con l’Associazione ‘Falcone e Borsellino’ e finanziato dal Miur, ultimo appuntamento prima della pausa estiva. E la giornata odierna, sul tema ‘Palermo chiama, Pescara risponde’, è stata dedicata in maniera specifica alla vigilia della strage di Capaci nella quale, il 23 maggio di venticinque anni fa, vennero uccisi il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e gli uomini della scorta. Presenti stamane nell’Aula Magna la dirigente scolastica dell’Istituto Alberghiero ‘De Cecco’ Alessandra Di Pietro, il Presidente della giunta Distrettuale dell’Associazione Nazionale Magistrati Abruzzo Valentina D’Agostino, il questore di Pescara Francesco Misiti, e, oltre a Don Aniello Manganiello, anche gli attori Pietro Sparacino, Fabio Di Cocco ed Enza Paterra.

“L’incontro odierno è un’ulteriore affermazione del valore della testimonianza di legalità – ha detto la dirigente Di Pietro aprendo i lavori e presentando gli ospiti della giornata -: oggi ribadiamo con forza l’importanza dell’educazione alla legalità quale veicolo di concetti importanti come la democrazia, la tolleranza, l’accettazione delle differenze”. “Falcone – ha detto il Procuratore D’Agostino – faceva spesso riferimento al senso del compiere il proprio dovere, morale, etico, giuridico. Noi oggi abbiamo il dovere della memoria, il dovere di rendere il giusto tributo a Falcone, a Francesca Morvillo e agli agenti della scorta che, con la propria morte, hanno scosso la società civile che ha finalmente trovato il coraggio di reagire. Da quel momento è cominciato un cammino verso la consapevolezza del fenomeno mafioso, ricordo la rabbia della gente dinanzi all’omicidio di Paolo Borsellino e la rabbia verso i politici romani che non sembravano particolarmente coinvolti nella lotta alla criminalità organizzata. Giovanni Falcone è stato ucciso perché era temibile per le innovazioni che stava introducendo sia sotto il profilo investigativo nelle tecniche d’indagine, sia come approccio culturale, fu il primo a ottenere la collaborazione di informatori, come Tommaso Buscetta, fu il giudice del maxi-processo a 400 affiliati alla mafia che portò a 19 ergastoli e a condanne pesanti. Falcone è stato il primo a compiere il proprio dovere senza voler essere un eroe”. “Falcone – ha proseguito Don Aniello Manganiello, parlando tra i ragazzi – ha pagato con la vita per fare solo il suo dovere, che significa seguire la spinta a fare il bene del Paese e non gli interessi personali. Sappiamo che Falcone è stato tanto contrastato, ogni volta che si profilava un incarico, gli si impediva di assumere compiti superiori ed è stato continuamente bersagliato, e proprio per questo è credibile. I giovani devono cercare persone credibili cui affidarsi, devono trovare dei modelli per la crescita armonica della vita, per fare di se stessi dei capolavori, non può essere il cellulare la guida formativa. Ma ovviamente la parola dovere non ci piace, ci fa pensare a un limite della nostra libertà, ecco perché per fare il nostro dovere dobbiamo sempre cercare le ragioni profonde. La scuola non è un dovere, è un’opportunità da cogliere nella vita perché diceva Don Milani che ‘ogni parola non imparata oggi è un calcio domani’. E non ci piace neanche la parola ‘sacrificio’ – ha proseguito Don Aniello – perché significa privazione, dolore, rinuncia. E invece io dico ai ragazzi di aderire al sacrificio, di non accontentarsi del 6 a scuola o di volare basso, di non ammalarsi della sindrome del bonsai. E poi la dignità che è il rifiuto della corruzione, della raccomandazione. Ognuno deve fare la propria parte per il bene comune, costi quel che costi. Falcone e Borsellino non erano eroi, perché definirli tali significa produrre in noi l’alibi e la convinzione che non possiamo farcela, che non possiamo arrivare a quel livello di coraggio espresso dai due giudici. E invece non è così: a Scampia, quando venni minacciato dalla famiglia Lo Russo, io stesso ho rifiutato la scorta perché volevo vivere le stesse difficoltà della gente della mia parrocchia, non volevo essere un tutelato, perché volevo continuare a fare la mia parte. Nella lotta al pizzo non è la reazione individuale che produce effetti, ma quella collettiva di tutte le vittime, com’è successo a Bagheria o a Ercolano, dove tutti i commercianti insieme sono riusciti a far arrestare gli estorsori”. La mattinata si è conclusa con l’intervento dell’attore Pietro Sparacino che, con ironia, ha ripercorso la storia della Sicilia, e con gli attori Fabio Di Cocco ed Enza Paterra, che hanno letto dei brani tratti dal libro di Giovanni Falcone ‘Cose di Cosa Nostra’, per poi dare l’appuntamento ai ragazzi con il Progetto di Educazione alla Legalità alla ripresa dell’anno scolastico.

Redazione - Il Faro 24

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