“M’INTERESSA L’ONESTÀ NEI CONFRONTI DEI LETTORI E DELLA MIA COSCIENZA”.
“Onorato e felice”: si definisce così lo scrittore Alessandro Savona, fra i cinque finalisti per la narrativa all’edizione 2017 di Kaos, festival dell’editoria, della legalità e dell’identità siciliana che l’8 e il 9 dicembre avrà luogo nei locali dell’Accademia Michelangelo di Agrigento. Il suo romanzo s’intitola “Ci sono io. Un adulto, un bambino, un viaggio. Oppure un rapimento?” (Dario Flaccovio editore, 240 pag., 18€). L’intervista.
Il titolo è davvero molto evocativo, sembra contenere in sé tutto il sentimento del piccolo protagonista: è così?
La frase “Ci sono io” può significare “Non preoccuparti, ti aiuto e difendo io” oppure, da un punto di vista diametralmente opposto, “Mi vedi? Ti accorgi di me? Guarda che esisto”. Rispecchia pertanto i sentimenti sia dell’adulto che del bambino, nel primo in quanto adulto e depositario di una maturità socialmente pretesa, nel secondo perché è chiara la richiesta di attenzione, di protezione. Ma sappiamo che ogni adulto è anche il bambino che è stato in passato. Quindi, nella doppia valenza, la frase si accorda sia all’uno che all’altro.
È stato facile scegliere il titolo per una storia così delicata?
Il primo titolo conteneva la parola “viaggio” ed era descrittivo. Aggiungerei, inutilmente descrittivo. “Ci sono io” è invece una frase che ricorre nel libro un paio di volte, la seconda nell’ultima parte in cui se ne rivelano altre sfumature. Sì, è stato facile sceglierla.
Come separare gli eventi della propria vita privata da quelli riportati su una pagina? Lei lo ha fatto? in che maniera e misura?
C’è soltanto un modo, lasciare che il tempo trascorra. Tra la mia prima esperienza di volontario di una casa famiglia e il momento in cui ho iniziato a scrivere questa storia intercorrono circa quattro anni. Nel mezzo c’è l’essere diventato affidatario di un minore. Ogni autore racconta sempre di sé, pure se narra la storia di una foglia. E’ importante che la materia narrata sia trattata con lucidità, non perdendo di vista gli elementi della costruzione. Solo così si evitano le trappole di inutili sentimentalismi e sdolcinature che allontanano il lettore dal sentirsi partecipe della storia, attraverso quel magico processo che è l’immedesimazione.
Il libro fa conoscere la possibilità di affido anche a una coppia gay: può condividere con noi qualche ricordo e risultato dell’esperienza sua e del suo compagno?
Lo fa indirettamente perché di fatto non si parla di affido ma del rapporto tra un non padre e un non figlio, tra un adulto e un bambino ospite di una casa famiglia, due estranei che si cercano nell’amore di una famiglia utopica. L’adulto ha il desiderio di salvare il bambino dal tempo morto delle lungaggini burocratiche, dalla diffusa mancanza di sensibilità, dall’essere un numero tra i numeri, un bambino dall’infanzia tradita. Ho assistito a molti episodi deplorevoli durante il volontariato e non mi riferisco soltanto all’insensibilità dei burocrati. Molti bambini sono spesso “restituiti al mittente” da famiglie selezionate per l’adozione per i più disparati motivi: non va bene il colore dei capelli, l’odore della pelle, l’età. E’ il momento di dire basta a questa mercificazione che, a mio avviso, è frutto di insano egoismo. L’istituto dell’affido, disciplinato dalla stessa legge dell’adozione, è di fatto una soluzione per garantire a tanti bambini – ricordiamo che in Italia i minori in attesa di adozione o affido sono oltre 28.000 – il diritto a crescere tra persone che li amano e li rispettano. Quando ci è stato proposto l’affido di un minore eravamo frastornati, felici e spaventati di non essere all’altezza della circostanza. Si trattava di un ragazzo di sedici anni. I suoi fratellini avevano già trovato accoglienza presso altre famiglie. In genere i bambini che superano i sei anni sono considerati scarti, non li vuole nessuno e sono destinati a essere sballottati da una comunità all’altra fino al raggiungimento della maggiore età.
Ricordo ancora con emozione il primo incontro, l’aria smarrita di Marco – il nostro piccolo eroe – e la sua allegria. Oggi ha superato i vent’anni e, per sua scelta, seguita a vivere con noi. Siamo orgogliosi di lui, dei suoi risultati nel campo del lavoro e, inutile dirlo, lo amiamo enormemente.
Cercando su internet, ho notato che a partire dal suo libro ci si è concentrati molto sulla questione dell’affido e delle adozioni e forse il valore in sé del romanzo viene un po’ tralasciato. Era quello che voleva ottenere o comunque è contento intanto del riscontro ottenuto?
Parte dei proventi del libro andrà, per mia scelta, a una associazione onlus che si occupa attivamente di sensibilizzazione in materia di affido. Penso che un libro abbia quasi sempre una funzione sociale, racconta di noi, ci mette di fronte alle nostre paure, all’avventura dell’amore, all’incertezza del vivere e alla meraviglia del quotidiano. In più gode del privilegio di rivolgersi senza filtri a ogni singolo lettore. Mi fa piacere essere invitato in TV – da Bianca Berlinguer come da Maurizio Costanzo – ma so che la vera sfida la giocherà il libro. Sfida che spesso ha vinto perché le redazioni serie invitano gli scrittori solo dopo aver letto le loro opere. A me, sinceramente, interessa l’onestà nei confronti dei lettori e della mia coscienza.
Cosa le piacerebbe che i lettori percepissero a livello di sensibilità dalla lettura di “Ci sono io”?
Mi auguro che il libro induca a riflettere sul senso distorto dell’amore al quale spesso siamo abituati. E a correggere il tiro.
Nel romanzo l’adulto e il bambino in che modo si conosceranno fra loro e in quale aspetto ognuno riscoprirà se stesso?
Si conosceranno attraverso un viaggio di tre giorni che li porterà avanti e indietro nel tempo, lungo strade impervie, tra paesaggi reali, incursioni tra le ombre e luoghi magici. Saranno l’uno lo specchio dell’altro. Nel bene e nel male. Perché così è la vita. Giovanni Zambito.
IL LIBRO
Un adulto e un bambino di sei anni. L’adulto è un uomo alla resa dei conti con la propria vita e le incertezze sentimentali di un’omosessualità consapevole. È anche volontario, nel tempo libero, in una casa-famiglia di cui il bambino è uno degli “inquilini” in attesa di adozione. Insieme affrontano un viaggio di due giorni che prende l’aspetto di una fuga, se non di un rapimento. Li unisce l’intesa che può esservi soltanto tra un padre e un figlio. Il romanzo invita a una riflessione sul tema dell’infanzia, sulle comunità di accoglienza, sul rapporto tra genitori biologici e/o affidatari e adottivi. E su cosa sia l’amore, quando esso è negato ai bambini che spesso pagano per le colpe dei padri.
Il romanzo dà anche voce ai minori che non hanno la forza di affrontare la palude burocratica nelle cui maglie si inceppa il loro diritto all’infanzia. Una corsa contro il tempo, un viaggio tra passato e presente, mentre la complicità, le risate, i dialoghi tra un non-padre e un non-figlio si intrecciano fino a un inatteso epilogo. Una lettura capace di emozionare.
Ci sono io si rivolge a tutti, in particolare a chi è interessato alle tematiche sociali e civili e a chi cerca una lettura capace di fare emozionare.
L’AUTORE
Alessandro Savona ha pubblicato romanzi e racconti con vari editori, tra cui “Etica di un amore impuro” che dal 2008 continua a riscuotere interesse. Libero professionista (arredatore di interni e scenografo), si occupa intensamente di volontariato e affido; dal 2013 il suo stato di famiglia include Marco, un ragazzo che lui e il suo compagno hanno avuto in affido come seconda coppia in Italia, con un decreto che segna una svolta nazionale in materia di affidamento minorile alle coppie omosessuali.
Vive e lavora a Palermo.