La Grotta dei Banditi un angolo recondito sopra le gole di Aielli – Celano

LE NOSTRE MONTAGNE RACCONTANO

La Grotta dei Banditi

Un angolo recondito sopra le Gole di Aielli-Celano

di Angelo Ianni

In un angolo nascosto e solitario del Parco Naturale Sirente-Velino, poco frequentato da escursionisti e animali selvatici, si trova un’ampia cavità rocciosa conosciuta come la grotta dei banditi. Sarà proprio per queste particolari caratteristiche che se n’è persa la memoria. Secondo i racconti popolari tramandati di generazione in generazione, la grotta veniva usata come rifugio da piccoli gruppi di banditi che periodicamente si ritrovavano nel suo interno per organizzare le loro attività e, probabilmente, la utilizzavano anche per custodire e nascondere il bottino delle loro imprese. Inoltre, per la sua particolare posizione, rappresentava un vero e proprio punto di avvistamento del territorio sottostante.

                                                          

Le origini della grotta dei banditi risalgono in tempi assai remoti. Nel corso dei secoli ha subito modifiche per frane e soprattutto per le continue infiltrazioni di acqua piovana che hanno modellato la struttura interna. La lenta azione dei fenomeni carsici ha eroso la roccia calcarea di cui è composta la cavità. Attualmente l’ingresso della grotta è quasi completamente ostruito da un grosso cumulo di terra tra un groviglio di rovi e cespugli.

Storie e leggende di briganti e banditi

Nel decennio 1860-1870 nel Meridione d’Italia il fenomeno del brigantaggio interessò in particolar modo le zone montuose dove bande organizzate o piccoli gruppi di uomini, per motivazioni diverse, vivevano lontano dai centri abitati. I briganti conducevano un’esistenza fatta di apparizioni improvvise presso le comunità e di repentine fughe tanto da mettere in moto la fantasia di chi abitava nei piccoli paesi più a valle. Erano principalmente persone di umile estrazione sociale, ex soldati dell’Esercito delle Due Sicilie ed ex appartenenti all’Esercito Meridionale di Garibaldi. Subito dopo l’Unità d’Italia (17 marzo 1861) le leggi del nuovo Stato (soprattutto la tassa sul macinato e la leva obbligatoria) resero ancora più difficili le condizioni delle masse contadine e spinsero molti di loro, impoveriti e renitenti alla leva, verso le montagne dove si unirono alle bande già esistenti.

Tra i briganti c’erano anche banditi che agivano ai margini della società, nell’ombra oppure in luoghi isolati. I banditi si impossessavano di proprietà   altrui, ricorrendo   a   minacce   e   violenza. Agivano spesso in bande composte per lo più da individui giovani. Le loro azioni erano favorite dalle misere condizioni economiche della popolazione ma anche dalla struttura montuosa del territorio. Per tutto questo, la figura del bandito finì per assumere tratti eroici e nello stesso tempo romantici.

Gruppo di banditi sopra le montagne d’Abruzzo

Nel medioevo col termine ‘bando’ si intendeva una condanna temporanea o definitiva all’esilio. Mettere ‘al bando’ significava allontanare, isolare qualcuno. Coloro che venivano colpiti dal bando erano chiamati banditi. Le diverse forme di banditismo durarono a lungo, prolungandosi dal Cinquecento fino al Settecento. Con il termine bandito non veniva indicato solo il ladro, il delinquente, il rapinatore o il grassatore ma spesso anche uomini banditi per le loro idee politiche o azioni contrarie al potere.

Interno della grotta

Secondo i racconti degli appassionati di montagna e amanti della natura che hanno visitato questo luogo, la grotta dei banditi in passato era molto più ampia e il cunicolo interno, oggi ostruito da una frana, comunicava con una seconda camera posta più in alto. Da sempre le storie narrate intorno alla misteriosa grotta dei banditi, raccontano di un’uscita posta sopra le Gole che consentiva ai banditi di sfuggire alla cattura delle forze dell’ordine.

Cunicolo interno ostruito da una frana

La grotta è una sorta di fenditura naturale della roccia resa quasi invisibile da una fitta vegetazione. Si può raggiungere dalla chiesetta degli Alpini da Colle Felicetta percorrendo il sentiero CAI 11B che porta alla parete rocciosa dove è posto l’affresco rupestre di San Giorgio e il drago. Terminato il tratto di sterrata si lascia il sentiero e si prosegue, a destra, fino a raggiungere una bella pineta di pino nero a ridosso della quale due grossi speroni rocciosi indicano il punto dove l’ingresso della grotta è quasi completamente nascosto da numerosi cespugli.

                          Il luogo dove si trova la Grotta dei Banditi

Un nuovo sentiero di montagna

Partendo dalla Grotta dei Banditi si possono visitare altre grotte seguendo un itinerario ben preciso che porterebbe alla Grotta dell’Eremita, Grotta dell’Acropoli, Grotta di Achille, Grotta dell’Acquasantiera, Grotta di San Michele Arcangelo, Grotta del Bancone, Grotta dei Pastori fino a scendere per Le Catene al sottostante piazzale sterrato dell’imbocco delle Gole. Il nuovo Sentiero delle Grotte arricchirebbe ulteriormente il patrimonio storico-paesaggistico-culturale dal Sentiero Storico di Celano.  

Redazione - Il Faro 24

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