La normativa sul tema dei licenziamenti

Quando si parla di mondo del lavoro, una delle realtà che può avere un impatto significativo sulla vita dei dipendenti è il licenziamento. Un tema ampio che rappresenta una svolta improvvisa e, non di rado, difficile da affrontare ed elaborare. Le conseguenze che esso può portare con sé sono una serie di sfide emotive, finanziarie e professionali. Dietro ad un licenziamento si celano anche altri aspetti, tra cui tutta la sfera del diritto riguardane le procedure che lo regolano, i diritti dei dipendenti e le responsabilità dei datori di lavoro, ed è essenziale comprendere il contesto legale e normativo per entrambe le parti in causa.

Tra gli argomenti più dibattuti a riguardo vi sono i motivi legittimi che possono giustificare un licenziamento, le procedure che i datori di lavoro devono seguire e i diritti dei dipendenti in caso di licenziamento ingiusto o discriminatorio.

Cos’è il licenziamento

Il licenziamento è un atto con cui un datore di lavoro mette fine al rapporto di lavoro con un dipendente. È un atto unilaterale che può essere motivato da varie ragioni, come la riduzione di personale, la cattiva condotta del dipendente, problemi economici dell’azienda o altre circostanze specifiche.

Ne deriva che il licenziamento può essere effettuato per diverse cause, principalmente raggruppabili in giusta causa, per motivi disciplinari o per motivi economici. In Italia è regolato dal Codice del Lavoro che ne stabilisce i requisiti e le procedure. Per vare un’idea generale su cosa dice la legge a riguardo, digitando online “normative licenziamento” si avrà una panoramica generale della giurisprudenza a cui far riferimento.

Entrando nel dettaglio la prima tipologia di licenziamento, ossia il licenziamento per giusta causa, si verifica qualora il dipendente abbia commesso una grave violazione dei doveri derivanti dal contratto di lavoro. Possono essere motivi validi per il licenziamento il furto, l’abuso di alcool o droghe sul posto di lavoro. In caso di licenziamento per giusta causa, il datore di lavoro può interrompere immediatamente il rapporto di lavoro senza preavviso. Il licenziamento disciplinare si verifica invece quando il dipendente commette una violazione meno grave dei doveri derivanti dal contratto di lavoro, come la tardività o l’assenteismo ingiustificato, ma in questo caso non può essere licenziato in troco. Il suo datore di lavoro dovrà quindi seguire una procedura disciplinare che prevede un avviso scritto e la possibilità per il dipendente di presentare una difesa. Infine, vi è il licenziamento per motivi economici, l’unico che prescinde da un comportamento inadeguato del dipendente ma piuttosto da un problema aziendale. La causa principale è la necessità da parte dell’azienda di ridurre il personale che la chiusura della stessa o una riorganizzazione. Ovviamente, tali criticità devono essere oggettivamente dimostrate coinvolgendo sul campo una serie di attori e di alternative.

Quando non si può licenziamento

La legge italiana prevede diverse tutele per il dipendente durante il processo di licenziamento. Rientra a tal proposito tutta la normativa inerente ai licenziamenti illegittimi, ossia che non hanno ragione d’esistere e che possono essere oggetto di cause di lavoro tra dipendente e datore di lavoro. In tali casi, il dipendente ha diritto ad un’indennità economica o alla reintegrazione sul posto di lavoro.

Parlando delle circostanze che possono dichiarare un licenziamento illegittimo vi sono i motivi discriminatori, come età, genere, origine etnica, religione, orientamento sessuale o lo stato di salute del dipendente. I licenziamenti che celano forme di ritorsione contro i dipendenti che ha fatto valere i propri diritti andando contro l’azienda o denunciandola poiché non rispettava le leggi e per aver partecipato ad attività sindacali. Sono illegittimi anche i licenziamenti che non hanno una giusta causa, come aver valutato in maniera eccessiva un comportamento inadeguato del dipendente, o che non seguono una procedura adeguata così come indicato dalla legge. Non possono essere licenziate le donne in gravidanza o quando, usufruiscono del congedo di maternità. Infine, se il licenziamento viola i termini specifici del contratto di lavoro, come una clausola di preavviso specifica o altre disposizioni contrattuali, potrebbe essere considerato illegittimo.

Redazione - Il Faro 24

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