.“La Russia era, è e sarà uno Stato sovrano indipendente: è semplicemente un assioma, o sarà così o non esisterà affatto. Dovrebbe essere chiaro a tutti noi. Dobbiamo capire ed esserne consapevoli. La Russia non può non essere uno Stato se non sarà sovrana. Alcuni Paesi potrebbero, non la Russia. Negli ultimi anni verso la Russia gli Usa hanno avviato una politica che non si può definire amichevole, caratterizzata da azioni antirusse e interessi negati, sanzioni che violano il Diritto Internazionale, e atti che distruggono tutta la base giuridica delle relazioni mondiali, faticosamente formulata negli ultimi decenni. La Russia viene presentata come una minaccia globale. Non è vero. La Russia non minaccia nessuno, tutte le nostre misure hanno un carattere difensivo. Noi non siamo interessati allo scontro. I nostri partner non vedono a che velocità cambia il mondo. Difficilmente questo coincide con gli interessi degli Usa. Molti dei loro politici sono ossessionati dalla idea della loro superiorità sul resto del mondo. È un loro diritto pensare come vogliono, ma sanno contare? Allora che contino la velocità delle nostre armi e la distanza da loro, prima di compiere altri passi ostili nei confronti della Russia che non dislocherà missili ai confini con l’Europa, ma se gli Usa lo faranno, questo metterà a rischio la sicurezza della Russia. Alcuni di questi missili possono volare verso Mosca in 20 minuti, questo è una minaccia per la Russia e noi reagiremo in maniera speculare. La gente non si fa ingannare. Per la gente è importante vedere cosa è stato fatto e come questo migliora la loro vita, non prima o poi, ma subito”. È un assioma logico, come testualmente dichiarato dal presidente russo Vladimir Putin nel suo messaggio all’Assemblea Federale A.D. 2019. Gli ipersonici Zirkon disintegrano dolcemente, evaporando solo gli obiettivi militari emettendo impulsi elettromagnetici? È la fine della guerra fredda, della russiafobia e dell’unipolarismo mercantile occidentale dei signori della guerra. “La concorrenza mondiale si sposta sul terreno della scienza e dell’innovazione”, rimarca il presidente Putin che paragona il progetto del sistema Avangard al lancio del primo satellite Sputnik nello spazio: “è importante applicare in campo civile le innovazioni acquisite in ambito militare”, conferma Putin, lasciando immaginare le applicazioni della innovativa propulsione fotonica russa alle future navette spaziali multiruolo stile “Star Trek” e “Spazio 1999” che apriranno lo spazio cosmico a tutti e non più solo a pochi fortunati cosmonauti. La Russia parla sempre in termini di Difesa territoriale e spaziale nel rispetto delle leggi internazionali delle Nazioni Unite. La Russia non dislocherà missili ai confini con l’Europa occidentale. D’altra parte, versus l’espansionismo della Nato ad Est, giunge dal presidente Putin la conferma ufficiale che non vi sarà più alcun Napoleone, Hitler, Mussolini, Tojo invasore della Russia che possa farla franca. A buon intenditore…
(di Nicola Facciolini)
“La Russia era, è e sarà uno Stato sovrano indipendente” (Vladimir Putin). È un assioma logico, come testualmente dichiarato dal presidente russo Vladimir Putin nel suo messaggio all’Assemblea Federale A.D. 2019. Checché i media russofobi blaterino nei loro balbettii senza senso, in mala fede sempre interpretando tutto in termini di “aggressione russa all’Occidente”, secondo la ben nota dottrina Usa per una Europa bisognosa sempiterna della Nato e della presenza effettiva di basi missilistiche e forze terrestri statunitensi con la più alta concentrazione in una non più sovrana Italia imbottita di 80 bombe H all’Idrogeno e 110 caserme americane. Una santabarbara termonucleare tricolore ignorata dai media! Eppure, il fatto che la Russia, l’Europa orientale, tenga alla propria sovranità, libertà e indipendenza statuale dà fastidio alla Ue e alla Nato. Normalmente non dovrebbe preoccupare l’Europa occidentale delle libertà mercantilistiche sostenute dalla “stabilità finanziaria e dallo “sviluppo sostenibile” di quei pochi stati sempre più sovrani, liberi e indipendenti in una Unione Europea sempre più “sovietica”, dove 500 milioni di cittadini sognano l’arte della prosperità all’ombra del potere massonico atlantista. “La Russia era, è e sarà uno Stato sovrano e indipendente – evidenzia Putin – è semplicemente un assioma, o sarà così o non esisterà affatto. Dovrebbe essere chiaro a tutti noi. Dobbiamo capire ed esserne consapevoli. La Russia non può non essere uno Stato se non sarà sovrana. Alcuni Paesi potrebbero, non la Russia”. Nel suo discorso di un’ora e mezza, Putin subito dichiara che quest’anno è incentrato sui temi di politica interna, sviluppo economico e politiche sociali. Il report del presidente di fronte all’Assemblea Federale è una prassi prevista dalla Costituzione della Fe
I would like to emphasise that access to state contracts must be equal (at least for our own, for national companies), and the orders should go to those who prove their sustainability with hard work and results, with willingness to change, to introduce advanced technology and increase labour productivity, and offer the best competitive products.As concerns the defence industry, we must use our current capacities for diversification, to expand civil production. Colleagues understand what I am talking about here. There are certain targets for each year. And they must be achieved, no matter what. And of course, now is the time for more daring initiatives, for creating businesses and production companies, for promoting new products and services. This wave of technological development allows companies to grow and win markets very quickly. There are already examples of successful companies, innovative companies. We need many more of them, including in such fields as artificial intelligence, Big Data, the Internet of Things and robotics. I am instructing the Government to create the most comfortable conditions for private investment in technological startups and to involve development institutions in their support. I am asking members of parliament to promptly pass the laws that are most crucial for creating the legal framework of the new digital economy, laws that will allow to close civil deals and raise funds using digital technology, to develop e-commerce and services. The entire Russian legislation must be geared up to reflect the new technological reality. These laws must not restrict the development of innovative and promising industries but push this development forward. The most crucial indicator of a business’s efficiency and competitiveness lies in expanding export and entering external markets. The success of our agricultural industry is, of course, a good example of such development. Our agricultural export increased by 19.4 percent in 2018 reaching $25.8 billion. In 2024, we must reach $45 billion. Incidentally, we are not only one of the largest wheat exporters (last year we exported 44 million tonnes). We have at least one more significant achievement. Thanks to the developments of Russian researchers we are no longer dependent on other countries for wheat seeds. Experts will confirm how critically important this is. Russia must have the entire range of its own advanced agricultural technology, which must be available not only to large but also to small farms. This is literally a matter of national security and successful competition in the growing food markets. Improving the quality of life for those who work in rural areas is a key long-term factor of the agricultural industry’s steady growth. I would like to point out to the Government that as soon as this year, they must approve a new development programme for rural territories that must be enforced as of January 1, 2020. One more thing. I think everybody will agree that our massive natural resources constitute our natural advantage. They need to be used for increasing the production of organic produce. I am instructing the Government to create a protected brand for clean products, a brand that will guarantee safety of the technology used and win the reputation of high quality both on the domestic and foreign markets. Trust me, it will be extremely popular abroad. There is hardly anything clean left there. Colleagues, to achieve the ambitious goals facing the country, we must rid the system of everything that restricts freedom of enterprise and business initiative. Honest businesses should not face the risk of criminal or administrative prosecution. I have already noted this matter in one of my Addresses, and I have cited the relevant figures. Unfortunately, the situation has not improved much. Today, almost half of all cases (45 percent) opened against entrepreneurs do not get to trial. What does this mean? This means that they were opened in a slipshod manner or under some unclear pretext. And what does this mean in practice? As a result, 130 jobs are lost on average every time a business closes down as result of an investigation. Let us think about this figure; this is becoming a major economic problem. The business community points to a number of legislative and law enforcement problems. I agree that we need to closely analyse the criteria under which all employees of a company can be considered to be part of a group that is guilty of collusion just through the fact of working for that company. To be honest, this is complete nonsense, but, unfortunately, it happens time and again. And this leads to a stricter detention during the investigation and a more substantial penalty later on. Additionally, we need to strictly limit the grounds for extending the term of detention during the investigation of so-called economic criminal cases. Today, this sometimes happens without any grounds, simply because the investigators had no time to conduct the required expert checks or as a result of delays in the investigation. We have discussed this matter with the Prosecutor General and the President of the Supreme Court. This is what happens: a person is kept behind bars, and he has not been summoned for questioning for several months. The prosecutor wants to know why he had not been questioned, and they tell him that the investigator was on holiday. Of course, investigators, especially those at the Interior Ministry, handle a tidal wave of criminal cases, and we need to do something about that, we need to take a closer look at this matter. Perhaps we should set aside additional resources and increase the number of investigators. Nevertheless, how can this be explained? A person is kept behind bars while the investigator has left on holiday and has not questioned him for several months. This should not happen, we need to sort this out. I ask the Supreme Court and the Prosecutor General’s Office to analyse all these problems once again and to submit their proposals. I suggest that our business associations and the Agency for Strategic Initiatives create a special digital platform – in fact, they themselves have advanced this initiative – which entrepreneurs will use to make public any instances of pressure on business and to demand a formal court hearing. I urge the heads of law enforcement agencies not to be wary of this. This initiative will serve as an additional support, so that senior officials at these agencies will promptly receive the objective information they need to make decisions, at least at the departmental level. I ask the Government and the business community to discuss the technological solutions and the legal framework for implementing this initiative, and the law enforcement agencies – the Interior Ministry, the Federal Security Service, the Prosecutor General’s Office and the Investigative Committee – to coordinate regulations for working with the entrepreneurs’ complaints, including deadlines. This platform must start working, at least in pilot mode, by the end of the year. Next, the Government has proposed overhauling the regulatory framework. This is good, and we must give all-round support to this. However, I believe that this is not enough. We must take even more radical steps. Indeed, let us draw the line and suspend all the existing regulatory laws and departmental regional orders, letters and instructions as of January 1, 2021. In the two years until then, we must update the regulatory laws together with the business community, retaining only those documents that satisfy current requirements and shelving the rest. When we discussed this issue, many of our colleagues said honestly that they were terrified. Yes, this is scary, but the problem does exist. It will not be an easy job. The files are really thick in some areas and departments. They have been piling up for decades since the Soviet era, or even “as far back as Ochakov and the Crimean war.” [The quote is from Alexander Griboyedov’s Woe from Wit written in 1824.] I am not referring to the year 2014, of course.(Laughter) Some of these documents go back to the time of Alexander Griboyedov or even before him. So much has been written and regulated. But frankly, I doubt that even the personnel of these agencies know everything that is written in these documents. Hence, we must complete their analysis within two years. There is nothing to fear. We must roll up our sleeves and do it, keeping or updating only the documents we really need to properly organise our activities. Colleagues, infrastructure upgrades need to be accelerated using state-of-the-art technology. This is essential for enhancing a country’s connectivity, and especially for Russia, the world’s largest country with its vast territory. This is essential for strengthening statehood, unleashing the country’s potential and driving national economic growth. This year, the railway section of the Crimean Bridge will be launched, and will become a powerful impetus. I would like to take this opportunity to thank all the construction and railway workers. We saw that a bypass railway was built near Krasnodar alongside an approach railway to this junction from the Caucasus coast. As I have said, trains will begin using the Crimean Bridge in 2019, creating a powerful development driver for Crimea and Sevastopol. In addition to this, the expressway linking Moscow and St Petersburg is expected to be completed, creating new business opportunities and jobs for people living in Novgorod, Tver, Leningrad and Moscow regions. More than 60 airports will benefit from upgrades over the next six years, including international airports in Khabarovsk, Yuzhno-Sakhalinsk and Petropavlovsk-Kamchatsky. In 2025, the throughput capacity of the Baikal-Amur Mainline and Trans-Siberian Railway will grow 1.5 times, reaching 210 million tonnes, which is very important for the development of Siberia and Russia’s Far East. Let me reiterate that key indicators related to social and economic development and quality of life in all Russia’s Far Eastern regions are expected to exceed the national average. This is a national cause, and a major priority of our efforts to promote Eastern Siberia and the Far East as strategic territories. All agencies have to constantly keep this in mind. In September, we will have a meeting in Vladivostok to discuss what each of the federal agencies has done and intends to undertake for the Far East. All the plans for building and upgrading roads, railways, sea ports, air service and communications must prioritise regional development, including promoting these regions as travel destinations. There is enormous interest in Russia, our culture, nature and historical monuments. Taking into consideration the success of the World Cup, I propose making greater use of e-visas and thinking more broadly about how to streamline visa processing for tourists coming to Russia. Next. This year we must adopt a master plan for developing the infrastructure of a digital economy, including telecommunications networks, as well as data storage and processing capacities. Here we need to look ahead as well. The task for the next few years is to provide universal access to high-speed internet and start using 5G communications networks. To achieve a revolution in communications, navigation and systems for remote sensing of the Earth, we must dramatically increase the capabilities of our satellite group. Russia has unique technology for this, but such tasks require a fundamental upgrade of the entire space industry. I am instructing Roscosmos and the Moscow Government to establish a National Space Centre. My colleagues came to me and told me about it. This is a good project is designed to unite relevant organisations, design bureaus and prototype production facilities, and to support scientific research and the training of personnel. We are seeing that global competition is increasingly shifting to science, technology and education. Just recently, it seemed inconceivable that Russia could make not just a breakthrough but also a high-tech breakthrough in defence. This was difficult, complex work. Much had to be restored or started from scratch It was necessary to break new ground and find bold, unique solutions. Nevertheless, this was done. It was done by our engineers, workers and scientists, including very young people that grew up with these projects. Let me repeat that I know all the details of this large-scale effort and I am completely justified in saying, for instance, that the development of the Avangard strategic hypersonic glide vehicle is tantamount to the launching of the world’s first artificial satellite. And not just in terms of enhancing the country’s defence capability and security, although this is the primary goal, but in influencing the consolidation of our scientific potential and the development of unique technological assets. At one time, the nuclear defence project gave the country nuclear power. The construction of a missile shield that started with the launch of the world’s first artificial satellite allowed the country to begin peaceful space exploration. Today, we need to use the personnel, knowledge, competences and materials we have acquired from developing the next generation of weapons to produce the same kind of results for civilian applications. We have yet to implement new ambitious scientific and technological programmes. An Executive Order on genetic research has already been signed, and I propose launching a similar large-scale programme at the national level on artificial intelligence. In the middle of the next decade, we should be among the leaders in these science and technology areas, which, of course, will determine the future of the world and the future of Russia. To implement such projects, we need to accelerate the development of an advanced scientific infrastructure. Incidentally, the reactor PIK, a mega-science class research unit was recently launched in Leningrad Region. Over the next 20 years, it will be one of the world’s most powerful sources for neutron research, enabling scientists to conduct unique research in physics, biology, and chemistry, and to develop new drugs, diagnostic tools, and new materials. For the first time in decades, Russian shipyards will break ground for several modern research vessels capable of working in all strategic areas, including the Arctic seas and the Antarctic, exploring the shelf and the natural resources of the World Ocean. To promote powerful technological development, we need to build a modern research and development model. This is why we are setting up research and education centres in the regions that will integrate all levels of education with the potential of research facilities and business. Within three years, centres like this should be established in 15 regions in the Russian Federation, the first five this year. Three of them – in Tyumen and Belgorod Regions and Perm Territory – are close to completion and are to open this year. We need specialists capable of working at advanced production facilities, developing and applying breakthrough technology solutions. Therefore, we need to ensure a broad introduction of updated curricula at all levels of professional education, to organise personnel training for the industries that are still being formed. At the end of August, Russia will host the WorldSkills world championships – so let us wish our team success. Their success is significant for increasing the prestige of the skilled labor occupation. Relying on the WorldSkills movement experience, we will accelerate the modernisation of secondary vocational education, which includes installing modern equipment at more than 2,000 shops in colleges and technical schools by 2022. Passion for a future career and creativity is formed at a young age. In the next three years, thanks to the development of children’s technology parks, quantoriums and education centres for computer skills, natural sciences and the humanities, around one million new spots in extracurricular education programmes will be created. All children must have access. The Sirius educational centre in Sochi is becoming a true constellation. The plan was for centres supporting gifted children, based on its model, to open in all regions by 2024. But our colleagues said they can finish this work early, within two years. Such proactive efforts deserve praise. I think every national project has reserves for increasing the pace. I expect that our companies and the business community will get involved in such projects as Ticket to the Future that provides school pupils in their sixth year and above with the opportunity to discover their career interests and intern at actual companies, research centres and other places. I want to speak directly to our young people. Your talents, energy and creative abilities are among Russia’s strongest competitive advantages. We understand and greatly value this. We have created an entire system of projects and personal growth competitions in which every young person, from school to university age, can show what they are made of. These include Proektoriya, my first business, I am a professional, russian leaders and many others. I want to stress that all this is being created for young people to take advantage of these opportunities. I urge you to take a chance and use them, be bold, realise your dreams and plans, do something of value for yourself, your family and your country. Colleagues, Russia has been and always will be a sovereign and independent state. This is a given. It will either be that, or will simply cease to exist. We must clearly understand this. Without sovereignty, Russia cannot be a state. Some countries can do this, but not Russia. Building relations with Russia means working together to find solutions to the most complex matters instead of trying to impose solutions. We make no secret of our foreign policy priorities. These include strengthening trust, countering global threats, promoting cooperation in the economy and trade, education, culture, science and technology, as well as facilitating people-to-people contact. These tenets underpin our work within the UN, the Commonwealth of Independent States, as well as within the Group of 20, BRICS and the Shanghai Cooperation Organisation. We believe in the importance of promoting closer cooperation within the Union State of Russia and Belarus, including close foreign policy and economic coordination. Together with our integration partners within the Eurasian Economic Union, we will continue creating common markets and outreach efforts. This includes implementing the decisions to coordinate the activities of the EAEU with China’s Belt and Road initiative on the way to a greater Eurasian partnership. Russia’s equal and mutually beneficial relations with China currently serve as an important factor of stability in international affairs and in terms of Eurasian security, offering a model of productive economic cooperation. Russia attaches importance to realising the potential of the special privileged strategic partnership with India. We will continue to promote political dialogue and economic cooperation with Japan. Russia stands ready to work with Japan on finding mutually acceptable terms for signing a peace treaty. We intend to promote deeper ties with the Association of Southeast Asian Nations. We also hope that the European Union and the major European countries will finally take actual steps to put political and economic relations with Russia back on track. People in these countries are looking forward to cooperation with Russia, which includes corporations, as well as small and medium-sized enterprises, and European businesses in general. It goes without saying that this would serve our common interests. The unilateral withdrawal of the USA from the INF Treaty is the most urgent and most discussed issue in Russian-American relations. This is why I am compelled to talk about it in more detail. Indeed, serious changes have taken place in the world since the Treaty was signed in 1987. Many countries have developed and continue to develop these weapons, but not Russia or the USA – we have limited ourselves in this respect, of our own free will. Understandably, this state of affairs raises questions. Our American partners should have just said so honestly rather than make far-fetched accusations against Russia to justify their unilateral withdrawal from the Treaty. It would have been better if they had done what they did in 2002 when they walked away from the ABM Treaty and did so openly and honestly. Whether that was good or bad is another matter. I think it was bad, but they did it and that is that. They should have done the same thing this time, too. What are they doing in reality? First, they violate everything, then they look for excuses and appoint a guilty party. But they are also mobilising their satellites that are cautious but still make noises in support of the USA. At first, the Americans began developing and using medium-range missiles, calling them discretionary “target missiles” for missile defence. Then they began deploying Mk-41 universal launch systems that can make offensive combat use of Tomahawk medium-range cruise missiles possible. I am talking about this and using my time and yours because we have to respond to the accusations that are leveled at us. But having done everything I have just described, the Americans openly and blatantly ignored the provisions envisaged by articles 4 and 6 of the INF Treaty. According to Item 1, Article VI (I am quoting): “Each Party shall eliminate all intermediate-range missiles and the launchers of such missiles… so that… no such missiles, launchers… shall be possessed by either party.” Paragraph 1 of Article VI provides that (and I quote) “upon entry into force of the Treaty and thereafter, neither Party may produce or flight-test any intermediate-range missile, or produce any stages or launchers of such missiles”. Using medium-range target missiles and deploying launchers in Romania and Poland that are fit for launching Tomahawk cruise missiles, the US has openly violated these clauses of the Treaty. They did this some time ago. These launchers are already stationed in Romania and nothing happens. It seems that nothing is happening. This is even strange. This is not at all strange for us, but people should be able to see and understand it. How are we evaluating the situation in this context? I have already said this and I want to repeat: Russia does not intend – this is very important, I am repeating this on purpose – Russia does not intend to deploy such missiles in Europe first. If they really are built and delivered to the European continent, and the United States has plans for this, at least we have not heard otherwise, it will dramatically exacerbate the international security situation, and create a serious threat to Russia, because some of these missiles can reach Moscow in just 10–12 minutes. This is a very serious threat to us. In this case, we will be forced, I would like to emphasise this, we will be forced to respond with mirror or asymmetric actions. What does this mean? I am saying this directly and openly now, so that no one can blame us later, so that it will be clear to everyone in advance what is being said here. Russia will be forced to create and deploy weapons that can be used not only in the areas we are directly threatened from, but also in areas that contain decision-making centres for the missile systems threatening us. What is important in this regard? There is some new information. These weapons will fully correspond to the threats directed against Russia in their technical specifications, including flight times to these decision-making centres. We know how to do this and will implement these plans immediately, as soon as the threats to us become real. I do not think we need any further, irresponsible exacerbation of the current international situation. We do not want this. What would I like to add? Our American colleagues have already tried to gain absolute military superiority with their global missile defence project. They need to stop deluding themselves. Our response will always be efficient and effective. The work on promising prototypes and weapon systems that I spoke about in my Address last year continues as scheduled and without disruptions. We have launched serial production of the Avangard system, which I have already mentioned today. As planned, this year, the first regiment of the Strategic Missile Troops will be equipped with Avangard. The Sarmat super-heavy intercontinental missile of unprecedented power is undergoing a series of tests. The Peresvet laser weapon and the aviation systems equipped with Kinzhal hypersonic ballistic missiles proved their unique characteristics during test and combat alert missions while the personnel learned how to operate them. Next December, all the Peresvet missiles supplied to the Armed Forces will be put on standby alert. We will continue expanding the infrastructure for the MiG-31 interceptors carrying Kinzhal missiles. The Burevestnik nuclear-powered cruise missile of unlimited range and the Poseidon nuclear-powered unmanned underwater vehicle of unlimited range are successfully undergoing tests. In this context, I would like to make an important statement. We did not announce it before, but today we can say that as soon as this spring the first nuclear-powered submarine carrying this unmanned vehicle will be launched. The work is going as planned. Today I also think I can officially inform you about another promising innovation. As you may remember, last time I said we had more to show but it was a little early for that. So I will reveal little by little what else we have up our sleeves. Another promising innovation, which is successfully being developed according to plan, is Tsirkon, a hypersonic missile that can reach speeds of approximately Mach 9 and strike a target more than 1,000 km away both under water and on the ground. It can be launched from water, from surface vessels and from submarines, including those that were developed and built for carrying Kalibr high-precision missiles, which means it comes at no additional cost for us. On a related note, I want to highlight that for the defence of Russia’s national interests, two or three years ahead of the schedule set by the state arms programme, the Russian Navy will receive seven new multipurpose submarines, and construction will begin on five surface vessels designed for the open ocean. Sixteen more vessels of this class will enter service in the Russian Navy by 2027. To conclude, on the unilateral withdrawal by the USA from the Treaty on the Elimination of Intermediate-Range and Shorter-Range Missiles, here is what I would like to say. The US policy toward Russia in recent years can hardly be called friendly. Russia’s legitimate interests are being ignored, there is constant anti-Russia campaigning, and more and more sanctions, which are illegal in terms of international law, are imposed without any reason whatsoever. Let me emphasise that we did nothing to provoke these sanctions. The international security architecture that took shape over the past decades is being completely and unilaterally dismantled, all while referring to Russia as almost the main threat to the USA. Let me say outright that this is not true. Russia wants to have sound, equal and friendly relations with the USA. Russia is not threatening anyone, and all we do in terms of security is simply a response, which means that our actions are defensive. We are not interested in confrontation and we do not want it, especially with a global power like the United States of America. However, it seems that our partners fail to notice the depth and pace of change around the world and where it is headed. They continue with their destructive and clearly misguided policy. This hardly meets the interests of the USA itself. But this is not for us to decide. We can see that we are dealing with proactive and talented people, but within the elite, there are also many people who have excessive faith in their exceptionalism and supremacy over the rest of the world. Of course, it is their right to think what they want. But can they count? Probably they can. So let them calculate the range and speed of our future arms systems. This is all we are asking: just do the maths first and take decisions that create additional serious threats to our country afterwards. It goes without saying that these decisions will prompt Russia to respond in order to ensure its security in a reliable and unconditional manner. I have already said this, and I will repeat that we are ready to engage in disarmament talks, but we will not knock on a locked door anymore. We will wait until our partners are ready and become aware of the need for dialogue on this matter. We continue developing our Armed Forces and improving the intensity and quality of combat training, in part, using the experience we gained in the anti-terrorist operation in Syria. Much experience was gained by practically all the commanders of the Ground Forces, by covert operations forces and military police, warship crews, army, tactical, and strategic and military transport aviation. I would like to emphasise again that we need peace for sustainable long-term development. Our efforts to enhance our defence capability are for only one purpose: to ensure the security of this country and our citizens so that nobody would even consider pressuring us, or launching an aggression against us. Colleagues, we are facing ambitious goals. We are approaching solutions in a systematic and consistent way, building a model of socio-economic development that will allow us to ensure the best conditions for the self-fulfillment of our people and, hence, provide befitting answers to the challenges of a rapidly changing world, and preserve Russia as a civilisation with its own identity, rooted in centuries-long traditions and the culture of our people, our values and customs. Naturally, we will only be able to achieve our goals by pooling our efforts, together in a united society, if all of us, all citizens of Russia, are willing to succeed in specific endeavours. Such solidarity in striving for change is always the deliberate choice of the people themselves. They make this choice when they understand that national development depends on them, on the results of their labour, when a desire to be needed and useful enjoys support, when everyone finds a job by vocation one is happy with, and most importantly, when there is justice and a vast space for freedom and equal opportunity for work, study, initiative and innovation. These parameters for development breakthroughs cannot be translated into figures or indicators, but it is these things – a unified society, people being involved in the affairs of their country, and a common confidence in our power – that play the main role in reaching success. And we will achieve this success by any means necessary”(http://en.kremlin.ru/events/president/news/59863/videos). Dunque, il fantastico sistema missilistico navale Kalibr, il protagonista della vittoria russa in Siria contro l’Isis (2015-19) verrà modificato per essere usato anche a terra. Questa decisione è stata presa a causa del ritiro degli Stati Uniti dal trattato sui missili a corto e medio raggio (INF). La portata massima dei precisi missili Kalibr del complesso terrestre, così come il complesso navale, sarà di oltre 4500 chilometri. Il lavoro di ricerca è attualmente in corso. La creazione di nuovi missili è inclusa nel programma di armamento statale russo fino al 2027. La versione terrestre del Kalibr (a testata convenzionale e nucleare) differirà da quelle navali per la loro gittata, potenza e le grandi dimensioni. Il 5 Febbraio 2019, il ministro della Difesa Sergey Shoigu annuncia lo sviluppo di missili Kalibr basati a terra: “sarà necessario apportare modifiche al sistema di guida e sostituire il software”. Tre giorni prima, il presidente Vladimir Putin annuncia che la Russia avrebbe sospeso la sua partecipazione al trattato INF in risposta a simili azioni degli Stati Uniti. La parte americana insiste sul fatto che la decisione è stata “una violazione sistematica dei termini dell’accordo da parte di Mosca, mentre gli Stati Uniti continuano a rispettarli”. Il Trattato INF non consente alle parti di avere e schierare missili balistici a terra e missili da crociera con un raggio da 500 a 5500 chilometri. Mosca e Washington si accusano regolarmente di violare le condizioni del patto. “Nel mondo non si vedranno per molto tempo analoghi delle moderne armi russe – dichiara, convinto, il presidente russo Vladimir Putin nel Giorno dei difensori della Patria al Cremlino – sapete che dedichiamo la prioritaria attenzione ad equipaggiare le truppe con le armi più recenti ed i moderni mezzi di controllo e comunicazione. I nostri promettenti modelli di armi non hanno analoghi nel mondo, in ogni caso penso che non si vedranno per molto tempo”. Putin rimarca che è il risultato di misure sistematiche e mirate dello Stato e del duro lavoro di ricercatori e progettisti russi dell’industria della Difesa. “I loro risultati unici sono la base per lo sviluppo proficuo dell’Esercito e della Marina per i decenni a venire, quindi della sicurezza e della pace per la Russia e per il nostro sviluppo dinamico di successo”, osserva il capo di Stato russo che teme esista una minaccia teorica di disconnessione della Russia da Internet. “Quindi è necessario creare segmenti Internet indipendenti. Non posso dire ai nostri partner cosa hanno in mente, penso che causerà loro enormi danni e problemi”, rileva Putin durante un incontro con i rappresentanti delle agenzie e degli organi di stampa russi. “Sarebbe un danno sia economico sia politico, gli interessi dei servizi speciali ne risentiranno. Loro stanno seduti li, è una loro invenzione, e tutti ascoltano, vedono e leggono ciò che dici e accumulano queste informazioni, mentre così non lo faranno, penso che penseranno 100 volte prima di fare questo, ma teoricamente tutto è possibile, quindi dovremmo creare segmenti che non dipendono da nessuno”, avverte Putin. Non è casuale che la riserva aurea russa abbia superato le 2000 tonnellate nella Banca centrale che continua ad acquistare tonnellate di metalli preziosi, permettendo ben presto di superare il 19% delle riserve a livello internazionale. Al tempo stesso la Banca russa effettua una vendita massiccia di titoli di stato statunitensi svendendo praticamente l’intero debito pubblico americano. Il perché la Banca centrale russa stia aumentando la sua riserva aurea, è noto. Al momento le riserve internazionali sono pari a 460 miliardi di dollari, il livello indicato dalla Banca centrale russa è di 500 miliardi. La struttura delle riserve nell’ultimo decennio è cambiata radicalmente: la quota dell’oro è decuplicata, mentre gli investimenti nei titoli di debito del Tesoro Usa sono calati al minimo. Già nel 2010 il volume degli investimenti nel debito pubblico americano aveva raggiunto i 176 miliardi di dollari. La questione della de-dollarizzazione e della riduzione degli attivi corrispondenti non è nuova. Dopo che gli Usa hanno avviato la politica sanzionatoria e minacciato di escludere la Russia dal sistema internazionale per la gestione delle negoziazioni del debito pubblico russo, la Banca centrale di Russia ha agito con prontezza. In particolare, in 6 mesi ha ridotto gli investimenti in “Treasuries” alla misera cifra di 15 miliardi di dollari. Preferire altri beni come l’oro è una strategia più che sensata. Il mondo sta per vivere una nuova fase di instabilità: infatti, sempre maggiore è la possibilità che si ripeta una crisi mondiale dovuta a guerre commerciali e per l’influenza geopolitica. I metalli preziosi sono un bene di rifugio che permettono di diversificare il rischio. I Treasuries e i dollari vengono ritenuti i beni più liquidi e affidabili al mondo, ma l’emissione incontrollata di denaro (derivati), di cui peccano oltre agli Usa anche altre banche centrali, potrebbe portare a un futuro crollo. Nel mondo sono stati accumulati troppi debiti non garantiti. Oggi il debito mondiale complessivo è pari a 247 trilioni di dollari, ovvero il 318% del PIL mondiale. In tali condizioni le riserve auree rappresentano una base solida perché non si deprezzano facilmente a differenza dei Treasuries. Il crollo del 2008 docet: il fatto che alcuni Paesi, fra cui la Cina, facessero crollare il valore del debito pubblico americano, si rivelò un rischio concreto. La stessa cosa potrebbe avvenire anche oggi sullo sfondo della guerra commerciale avviata da Trump e alleati. “Se improvvisamente per qualche ragione una serie di Paesi chiedesse agli Usa di pagare i titoli, questi si deprezzerebbero. È una vera e propria montagna perché gli Usa molto probabilmente non estingueranno mai il proprio debito. Questo sistema funzionerà finché gli altri continueranno a crederci”, osserva Aleksandr Egorov, stratega valutario di TeleTrade. Di questi rischi può risentire anche l’oro. Ovviamente un metallo prezioso è meno liquido dei titoli di stato statunitensi e germanici, può apprezzarsi o deprezzarsi. Ma in caso di bancarotta del sistema del dollaro Usa, l’oro non perderà valore: conservando la funzione di mezzo di pagamento nel commercio mondiale, questo metallo prezioso (in quantità pressoché infinita nello Spazio) ridurrà la propria dipendenza da qualsivoglia valuta. Gli analisti si dicono convinti che la situazione cambierà quando i governi del mondo saranno costretti a sbarazzarsi dei debiti e si baseranno sulla quotazione dell’oro. Ecco perché Paesi come la Russia e la Cina stanno accumulando oro: sanno che cosa potrebbe accadere nel giro di qualche anno. Già a Febbraio 2018 la Russia era fra i primi cinque Paesi al mondo per riserva aurea superando per la prima volta la Cina. Se manterrà questi ritmi di acquisto, la Russia fra due anni occuperà la seconda posizione fra i maggiori possessori di oro. E fra 10 anni supererà il record storico di 2800 tonnellate. Tuttavia, liberarsi completamente del dollaro Usa, non sarà possibile. Il sistema finanziario mondiale è strutturato in modo tale che il 70% di tutti i pagamenti viene effettuato in dollari Usa. La Russia commercia petrolio e questo viene venduto in dollari. Dunque, per sostenere le operazioni di import-export, una quota considerevole di riserve dev’essere in valuta americana. Tuttavia, emettere in continuazione nuova moneta costituisce una minaccia sempre più concreta alla stabilità dell’economia mondiale e farà accelerare i prezzi dell’oro. A tal fine concorreranno non solo fattori monetari ma anche problemi di fornitura. Secondo alcune previsioni nei prossimi anni i volumi mondiali di estrazione aurea cominceranno a subire una riduzione ed entro il 2022, stando alle stime di Goldcorp, una delle maggiori società estrattrici di oro, la produzione di questo metallo prezioso scenderà ai livelli di inizio XX Secolo sulla Terra. La Società Geologica Statunitense prevede che le riserve auree nel sottosuolo si esauriranno già entro il 2034. Gli esperti sono convinti che sarà un insieme di fattori a scatenare l’impennata dei prezzi dell’oro fino 3000 dollari all’oncia. Nel frattempo il presidente russo Vladimir Putin ha deposto una corona di fiori alla tomba del Milite Ignoto vicino alle mura del Cremlino, onorando il ricordo dei soldati caduti. Il capo dello stato si reca tradizionalmente nei giardini di Alessandro il 23 Febbraio, in occasione del giorno dei difensori della Madrepatria. Alla cerimonia hanno partecipato il Primo Ministro Dmitry Medvedev, i presidenti del Consiglio della Federazione e la Duma di Stato Valentina Matvienko e Vyacheslav Volodin, oltre al Ministro della Difesa Sergey Shoygu. Durante la cerimonia commemorativa, i militari del Reggimento Presidenziale hanno deposto una corona al memoriale con un nastro tricolore e la scritta “Al soldato ignoto dal Presidente della Federazione Russa”. Putin si è avvicinato alla corona, ha raddrizzato il nastro ed è rimasto in silenzio onorando il ricordo di tutti i defunti difensori della Patria russa. Alla cerimonia hanno partecipato anche i membri del governo, le figure politiche e i rappresentanti delle organizzazioni di veterani che hanno deposto i fiori alla Tomba del Milite Ignoto insieme al capo del Cremlino. Le ceneri di un ignoto soldato sovietico, morto durante la Seconda Guerra (Patriottica) Mondiale di liberazione dell’intera Europa dal giogo nazifascista, furono trasferite dalla fossa comune nella regione di Mosca e sepolte in una cerimonia solenne nel giardino di Alessandro nel 1966. L’anno seguente fu aperto un Memoriale, il cui elemento chiave è la Fiamma Eterna. La guardia d’onore alla Tomba del Milite Ignoto, “Posto numero 1”, è stata installata nel 1997. Nel 2009, il monumento ha ricevuto lo status di Memoriale nazionale della gloria militare, e il complesso è stato presto arricchito da una stele in onore delle città che hanno lo stesso titolo onorario. La festa del 23 Febbraio apparve nel 1922 come anniversario della creazione dell’Armata Rossa e fino al 1993 fu chiamata “Giornata dell’esercito e della marina sovietica”. Lo scorso 24 Ottobre 2018 il Presidente del Consiglio italiano Conte depose una corona di fiori alla Tomba del Milite Ignoto al Cremlino di Mosca. “Presso il Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, a New York – scrive Manlio Dinucci – c’è una scultura metallica intitolata «il Bene sconfigge il Male», raffigurante San Giorgio che trafigge un drago con la sua lancia. Fu donata dall’Unione sovietica nel 1990 per celebrare il Trattato INF stipulato con gli Stati Uniti nel 1987, che eliminava i missili nucleari a gittata corta e intermedia (tra 500 e 5500 km) con base a terra. Il corpo del drago è infatti realizzato, simbolicamente, con pezzi di missili balistici statunitensi Pershing-2 (prima schierati in Germania Occidentale) e SS-20 sovietici (prima schierati in Urss). Ora però il drago nucleare, che nella scultura è raffigurato agonizzante, sta tornando in vita. Grazie anche all’Italia e agli altri paesi dell’Unione europea che, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, hanno votato contro la risoluzione presentata dalla Russia sulla «Preservazione e osservanza del Trattato INF», respinta con 46 voti contro 43 e 78 astensioni. L’Unione europea – di cui 21 dei 27 membri fanno parte della Nato (come ne fa parte la Gran Bretagna in uscita dalla Ue) – si è così totalmente uniformata alla posizione della Nato, che a sua volta si è totalmente uniformata a quella degli Stati Uniti. Prima l’amministrazione Obama, quindi l’amministrazione Trump hanno accusato la Russia, senza alcuna prova, di aver sperimentato un missile della categoria proibita e hanno annunciato l’intenzione di ritirarsi dal Trattato INF.
Hanno contemporaneamente avviato un programma mirante a installare di nuovo in Europa contro la Russia missili nucleari, che sarebbero schierati anche nella regione Asia-Pacifico contro la Cina. Il rappresentante russo all’Onu ha avvertito che «ciò costituisce l’inizio di una corsa agli armamenti a tutti gli effetti». In altre parole ha avvertito che, se gli Usa installassero di nuovo in Europa missili nucleari puntati sulla Russia (com’erano anche i Cruise schierati a Comiso negli anni Ottanta), la Russia installerebbe di nuovo sul proprio territorio missili analoghi puntati su obiettivi in Europa (ma non in grado di raggiungere gli Stati Uniti). Ignorando tutto questo, il rappresentante dell’Unione Europea alle Nazioni unite ha espressamente accusato la Russia di minare il Trattato INF e ha annunciato il voto contrario di tutti i paesi dell’Unione perché «la risoluzione presentata dalla Russia devia dalla questione che si sta discutendo». Nella sostanza, quindi, l’Unione europea ha dato luce verde alla possibile installazione di nuovi missili nucleari Usa in Europa, Italia compresa. Su una questione di tale importanza, il governo Giuseppe Conte, rinunciando come i precedenti a esercitare la sovranità nazionale, si è accodato alla Ue che a sua volta si è accodata alla Nato sotto comando statunitense. E dall’intero arco politico non si è levata una voce per richiedere che fosse il Parlamento a decidere come votare all’Onu. Né in Parlamento si leva alcuna voce per richiedere che l’Italia osservi il Trattato di non-proliferazione, imponendo agli Usa di rimuovere dal nostro territorio nazionale le bombe nucleari B61 e di non installarvi, a partire dalla prima metà del 2020, le nuove e ancora più pericolose B61-12. Viene così di nuovo violato il fondamentale principio costituzionale che «la sovranità appartiene al popolo». E poiché l’apparato politico-mediatico tiene gli italiani volutamente all’oscuro su tali questioni di vitale importanza, viene violato il diritto all’informazione, nel senso non solo di libertà di informare ma di diritto ad essere informati. O si fa ora o domani non ci sarà tempo per decidere: un missile balistico a raggio intermedio, per raggiungere e distruggere l’obiettivo con la sua testata nucleare, impiega 6-11 minuti” (https://www.youtube.com/watch?v=3jfXe8O8VGg). La «sospensione» del Trattato INF, annunciata il 1° Febbraio “dal segretario di stato Mike Pompeo, avvia il conto alla rovescia che – scrive Manlio Dinucci – entro sei mesi, porterà gli Stati Uniti a uscire definitivamente dal Trattato. Già da oggi, comunque, gli Stati Uniti si ritengono liberi di testare e schierare armi della categoria proibita dal Trattato: missili nucleari a gittata intermedia (tra 500 e 5500 km), con base a terra. Appartenevano a tale categoria i missili nucleari schierati in Europa negli anni Ottanta: i missili balistici Pershing 2, schierati dagli Stati Uniti in Germania Occidentale e quelli da crociera lanciati da terra, schierati dagli Stati Uniti in Gran Bretagna, Italia, Germania Occidentale, Belgio e Olanda, con la motivazione di difendere gli alleati europei dai missili balistici SS-20, schierati dall’Unione Sovietica sul proprio territorio. Il Trattato sulle Forze Nucleari Intermedie, firmato nel 1987 dai presidenti Gorbaciov e Reagan, eliminava tutti i missili di tale categoria, compresi quelli schierati a Comiso. Il Trattato INF è stato messo in discussione da Washington quando gli Stati Uniti hanno visto diminuire il loro vantaggio strategico su Russia e Cina. Nel 2014 l’amministrazione Obama accusava la Russia, senza portare alcuna prova, di aver sperimentato un missile da crociera (sigla 9M729) della categoria proibita dal Trattato e nel 2015 annunciava che «di fronte alla violazione del Trattato INF da parte della Russia, gli Stati Uniti stanno considerando lo spiegamento in Europa di missili con base a terra». Il piano è stato confermato dalla amministrazione Trump: nel 2018 il Congresso ha autorizzato il finanziamento di «un programma di ricerca e sviluppo di un missile da crociera lanciato da terra da piattaforma mobile su strada». Da parte sua, Mosca negava che il suo missile da crociera violasse il Trattato e a sua volta accusava Washington di aver installato in Polonia e Romania rampe di lancio di missili intercettori (quelli dello «scudo»), che possono essere usate per lanciare missili da crociera a testata nucleare. In tale quadro va tenuto presente il fattore geografico: mentre un missile nucleare Usa a raggio intermedio schierato in Europa può colpire Mosca, un analogo missile schierato dalla Russia sul proprio territorio può colpire le capitali europee, ma non Washington. Rovesciando lo scenario, è come se la Russia schierasse in Messico i suoi missili nucleari a raggio intermedio. Il piano degli Usa di affossare il Trattato INF è stato pienamente sostenuto dagli alleati europei della Nato (Italia compresa, NdA). Il Consiglio Nord Atlantico ha dichiarato il 4 dicembre 2018 che «il Trattato INF è in pericolo a causa delle azioni della Russia», accusata di schierare «un sistema missilistico destabilizzante». Lo stesso Consiglio Nord Atlantico ha dichiarato il 1° febbraio il suo «pieno appoggio all’azione degli Stati Uniti di sospendere i suoi obblighi rispetto al Trattato INF» e intimato alla Russia di «usare i restanti sei mesi per ritornare alla piena osservanza del Trattato». All’affossamento del Trattato INF ha contribuito anche l’Unione Europea, che all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 21 dicembre 2018, ha votato contro la risoluzione presentata dalla Russia sulla «Preservazione e osservanza del Trattato INF», respinta con 46 voti contro 43 e 78 astensioni. L’Unione Europea – di cui 21 dei 27 membri fanno parte della Nato (come ne fa parte la Gran Bretagna in uscita dalla UE) – si è uniformata così totalmente alla posizione della Nato, che a sua volta si è uniformata a quella degli Stati Uniti. Nella sostanza, quindi, anche l’Unione Europea ha dato luce verde alla possibile installazione di nuovi missili nucleari Usa in Europa, Italia compresa. Su una questione di tale importanza il governo Conte, come i precedenti, si è accodato sia alla Nato che alla UE. E dall’intero arco politico non si è levata una voce per richiedere che fosse il Parlamento a decidere come votare all’Onu sul Trattato INF. Né in Parlamento si è levata alcuna voce per richiedere che l’Italia osservi il Trattato di non-proliferazione e aderisca a quello Onu sulla proibizione delle armi nucleari, imponendo agli Usa di rimuovere dal nostro territorio nazionale le bombe nucleari B61 e di non installarvi, a partire dalla prima metà del 2020, le ancora più pericolose B61-12. Avendo sul proprio territorio armi nucleari e installazioni strategiche Usa, come il Muos e il Jtags in Sicilia, l’Italia è esposta a crescenti pericoli quale base avanzata delle forze nucleari Usa e quindi quale bersaglio di quelle russe. Un missile balistico nucleare a raggio intermedio, per raggiungere l’obiettivo, impiega 6-11 minuti”. Un bell’esempio di difesa della nostra sovranità, sancita dalla Costituzione italiana, e della nostra sicurezza nazionale, che il governo Conte garantisce sbarrando la porta ai clandestini dopo l’invasione, ma spalancandola alle armi nucleari Usa come peraltro già fatto dai governi eurocentrici di sinistra (https://www.pandoratv.it/larte-della-guerra-washington-la-ragione-della-forza/). “Mercati e Unione europea in allarme, opposizione all’attacco, richiamo del presidente della Repubblica alla Costituzione, perché l’annunciata manovra finanziaria del governo comporterebbe un deficit di circa 27 miliardi di euro. Silenzio assoluto invece – avverte Manlio Dinucci – sia nel governo che nell’opposizione, sul fatto che l’Italia spende in un anno una somma analoga a scopo militare. Quella del 2018 è di circa 25 miliardi di euro, cui si aggiungono altre voci di carattere militare portandola a oltre 27 miliardi. Sono oltre 70 milioni di euro al giorno, in aumento poiché l’Italia si è impegnata nella Nato a portarli a circa 100 milioni al giorno. Perché nessuno mette in discussione il crescente esborso di denaro pubblico per armi, forze armate e interventi militari? Perché vorrebbe dire mettersi contro gli Stati Uniti, l’«alleato privilegiato» (ossia dominante), che ci richiede un continuo aumento della spesa militare. Quella statunitense per l’anno fiscale 2019 (iniziato il 1° ottobre 2018) supera i 700 miliardi di dollari, cui si aggiungono altre voci di carattere militare, compresi quasi 200 miliardi per i militari a riposo. La spesa militare complessiva degli Stati uniti sale così a oltre 1.000 miliardi di dollari annui, ossia a un quarto della spesa federale. Un crescente investimento nella guerra, che permette agli Stati Uniti (secondo la motivazione ufficiale del Pentagono) di «rimanere la preminente potenza militare nel mondo, assicurare che i rapporti di potenza restino a nostro favore e far avanzare un ordine internazionale che favorisca al massimo la nostra prosperità». La spesa militare provocherà però nel budget federale, nell’anno fiscale 2019, un deficit di quasi 1.000 miliardi. Questo farà aumentare ulteriormente il debito del governo federale Usa, salito a circa 21.500 miliardi di dollari. Esso viene scaricato all’interno con tagli alle spese sociali e, all’estero, stampando dollari, usati quale principale moneta delle riserve valutarie mondiali e delle quotazioni delle materie prime. C’è però chi guadagna dalla crescente spesa militare. Sono i colossi dell’industria bellica. Tra le dieci maggiori produttrici mondiali di armamenti, sei sono statunitensi: Lockheed Martin, Boeing, Raytheon Company, Northrop Grumman, General Dynamics, L3 Technologies. Seguono la britannica BAE Systems, la franco-olandese Airbus, l’italiana Leonardo (già Finmeccanica) salita al nono posto, e la francese Thales. Non sono solo gigantesche aziende produttrici di armamenti. Esse formano il complesso militare-industriale, strettamente integrato con istituzioni e partiti, in un esteso e profondo intreccio di interessi. Ciò crea un vero e proprio establishment delle armi, i cui profitti e poteri aumentano nella misura in cui aumentano tensioni e guerre. La Leonardo, che ricava l’85% del suo fatturato dalla vendita di armi, è integrata nel complesso militare-industriale statunitense: fornisce prodotti e servizi non solo alle Forze armate e alle aziende del Pentagono, ma anche alle agenzie d’intelligence, mentre in Italia gestisce l’impianto di Cameri dei caccia F-35 della Lockheed Martin. In settembre la Leonardo è stata scelta dal Pentagono, con la Boeing prima contrattista, per fornire alla US Air Force l’elicottero da attacco AW139. In agosto, Fincantieri (controllata dalla società finanziaria del Ministero dell’Economia e delle Finanze) ha consegnato alla US Navy, con la Lockheed Martin, altre due navi da combattimento litorale. Tutto questo va tenuto presente quando ci si chiede perché, negli organi parlamentari e istituzionali italiani, c’è uno schiacciante consenso multipartisan a non tagliare ma ad aumentare la spesa militare”. La notizia non è ufficiale ma già se ne parla: da Ottobre 2019 su Camp Darby sventolerà il tricolore. Gli Stati Uniti stanno per chiudere il loro più grande arsenale nel mondo fuori dalla madrepatria, restituendo all’Italia i circa 1000 ettari di territorio che occupano tra Pisa e Livorno? “Niente affatto. Non stanno chiudendo – rivela Manlio Dinucci – ma ristrutturando la base perché vi possano essere stoccate ancora più armi e per potenziare i collegamenti col porto di Livorno e l’aeroporto di Pisa. Nella ristrutturazione restava inutilizzata una porzioncina dell’area ricreativa: 34 ettari, poco più del 3% dell’intera area. È questa che lo US Army Europe ha deciso di restituire all’Italia, più precisamente al Ministero italiano della Difesa, per farne il miglior uso possibile. È stato così stipulato un accordo che prevede il trasferimento in quest’area del Comando delle forze speciali dell’esercito italiano (Comfose) attualmente ospitato nella caserma Gamerra di Pisa, sede del Centro addestramento paracadutismo. Sono le forze sempre più impiegate nelle operazioni coperte: si infiltrano nottetempo in territorio straniero, individuano gli obiettivi da colpire, li eliminano con un‘azione fulminea paracadutandosi dagli aerei o calandosi dagli elicotteri, quindi si ritirano senza lasciare traccia salvo i morti e le distruzioni. L’Italia, che le aveva usate soprattutto in Afghanistan, ha fatto un decisivo passo avanti nel loro potenziamento quando, nel 2014, è divenuto operativo il Comfose che riunisce sotto comando unificato quattro reggimenti: il 9° Reggimento d’assalto Col Moschin e il 185° Reggimento acquisizione obiettivi Folgore, il 28° Reggimento comunicazioni Pavia e il 4° Reggimento alpini paracadutisti Rangers. Nella cerimonia inaugurale nel 2014 fu annunciato che il Comfose avrebbe mantenuto un «collegamento costante con lo U.S. Army Special Operation Command», il più importante comando statunitense per le operazioni speciali formato da circa 30 mila specialisti impiegati soprattutto in Medio Oriente. A Camp Darby – ha specificato l’anno scorso il colonnello Erik Berdy, comandante dello US Army Italy – già si svolgono addestramenti congiunti di militari statunitensi e italiani. Il trasferimento del Comfose in un’area di Camp Darby, formalmente appartenente all’Italia, permetterà di integrare a tutti gli effetti le forze speciali italiane con quelle statunitensi, impiegandole in operazioni coperte sotto comando Usa. Il tutto sotto la cappa del segreto militare. Non può non venire a mente, a questo punto, la storia delle operazioni segrete di Camp Darby: dalle inchieste dei giudici Casson e Mastelloni è emerso che Camp Darby ha svolto sin dagli anni Sessanta la funzione di base della rete golpista costituita dalla Cia e dal Sifar nel quadro del piano segreto Gladio. Le basi Usa/Nato – scriveva Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Suprema Corte di Cassazione – hanno fornito gli esplosivi per le stragi, da Piazza Fontana a Capaci e Via d’Amelio. In queste basi «si riunivano terroristi neri, ufficiali della Nato, mafiosi, uomini politici italiani e massoni, alla vigilia di attentati». Nessuno però, né in parlamento né negli enti locali, si preoccupa delle implicazioni del trasferimento delle forze speciali italiane di fatto all’interno di Camp Darby sotto comando Usa. I Comuni di Pisa e Livorno, passati rispettivamente dal Pd alla Lega e al M5S, hanno continuato a promuovere, con la Regione Toscana, «l’integrazione tra la base militare Usa di Camp Darby e la comunità circostante». Pochi giorni fa è stato deciso di integrare i siti Web delle amministrazioni locali con quelli di Camp Darby. La rete di Camp Darby si estende sempre più sul territorio” (https://www.youtube.com/watch?v=Ki8tdNaS1PA). La Russia parla sempre in termini di Difesa territoriale e spaziale nel rispetto delle leggi internazionali delle Nazioni Unite (https://www.youtube.com/watch?v=_V2IRHegbQ8). La Russia non dislocherà missili ai confini con l’Europa occidentale. D’altra parte, versus l’espansionismo della Nato ad Est, giunge dal presidente Putin la conferma ufficiale che non vi sarà più alcun Napoleone, Hitler, Mussolini, Tojo invasore della Russia che possa farla franca. A buon intenditore…
© Nicola Facciolini