Quella di Montebello è una delle rocche più belle e meglio conservate della Romagna. Il Castello e il Borgo medioevale sorgono nell’entroterra di Rimini, arroccati sulla sommità di una rupe da cui si ammira il panorama immenso dell’Emilia Romagna e delle Marche. La Rocca subì molteplici assalti, ad iniziare dai Malatesta nel 1186. Duecento anni dopo cadde sotto il dominio dei Montefeltro ma nel 1438, Sigismondo Pandolfo, signore dei Malatesta, la riconquistò.
Il Maniero di Montebello affascina non solo per la posizione panoramica, per la bellezza architettonica e per la cornice naturale che lo circonda ma anche per i misteri che avvolgono le sue mura. In due sale dell’ala rinascimentale del castello si percepirebbero strane vibrazioni d’energia.
La leggenda di Azzurrina
La storia narrata in una cronaca del Seicento e custodita nella biblioteca del castello, racconta di Guendalina, la figlia di Ugolinuccio Malatesta, che all’età di otto anni, mentre giocava con una palla di stracci nella fortezza di Montebello, scomparve senza lasciare traccia.
Guendalina era bella e candida come un giglio, ma con una particolarità che a quei tempi destava paura: era “albina”. Per tale motivo la mamma volle nascondere la piccola alla malignità della gente, tingendole i capelli di nero e isolandola nella fortezza. Usava un composto vegetale che schiarendosi dava ai capelli della bambina un colore dalle sfumature azzurre che, unendosi all’azzurro limpido dei suoi occhi, le valsero il soprannome di Azzurrina.
Il Medioevo era un periodo storico in cui le superstizioni fiorivano ad ogni angolo della strada trasformandosi in violenza, e le differenze – a volte anche le malattie – suscitavano paura e diffidenza a tal punto che coloro che avevano qualche anomalia erano considerati figli del demonio e di conseguenza uccisi al compimento del loro 16° anno di età. I maschi venivano scorticati vivi e le femmine arse vive sul rogo.
Per tali ragioni il padre, impegnato in una delle tante guerre dell’epoca, lasciò due guardie per proteggere la figlioletta, con il compito di sorvegliarla e assecondarne ogni bisogno.
Il 21 giugno del 1375 Azzurrina giocava all’interno del castello, guardata a vista dalle guardie. Fuori delle mura imperversava un furioso temporale. Il dedalo di cunicoli attrasse la curiosità della piccola che, rincorrendo la sua palla di pezza, ad un tratto scomparve. Il temporale di colpo si placò. La bambina non fu più trovata.
Il Malatesta, tornato dalla guerra, fece condannare a morte i due armigeri, unici testimoni della misteriosa disgrazia. Ma questo non bastò a far ritrovare i resti del corpicino della figlia o a far luce sulla vicenda che ancora oggi è avvolta nel mistero.
In un’eco tra il pianto e il riso documentata da troupes televisive effettuate dal 1990 al 1995, si odono risate di bimba, il battere veloce di un cuoricino, rintocchi di campane. Fenomeni più volte uditi e registrati da studiosi ed esperti che tentano di capirne l’origine. Le registrazioni vengono tuttora fatte ascoltare durante la visita guidata al castello.
Oggi, la fortezza è diventata monumento nazionale e custodisce i segreti di una bella bambina dagli occhi grandi e azzurri, come quel mare che non vide mai.