Se per molti è noto che la verità sta nel mezzo, in una posizione arcuata e a metà tra le parti in causa, per Matteo Fato invece “La verità è tutto ciò che abbiamo dimenticato”.
In latino la verità è nota come veritas, termine con cui si traduceva l’Aletheia greco. L’alfa privativo precede la radice leth che significa “dimenticare”. Al contrario dunque di quanto ritenuto da Fato, la verità è ciò che non abbiamo dimenticato e non ciò che abbiamo dimenticato. La radice etimologica di leth la ritroviamo anche nel fiume Lete, posizionato da Dante al culmine del paradiso terrestre: bere acqua dal fiume Lete corrispondeva all’oblio dei peccati condotti in vita.
Inizia così il nostro racconto sulla doppia personale di Matteo Fato, a Roma e a Pereto, per galleria Monitor fino al 26 novembre, che prevede anche la presenza di un assunto del filologo Gianni Garrera.
Galleria Monitor è una galleria d’arte contemporanea che ha tre sedi nel mondo: Roma, Lisbona e appunto, Pereto in provincia dell’Aquila. Un borgo montano, solitario e delizioso, gli fa da cornice, e al centro si erge una torre medievale ai lati della quale si prospetta Palazzo Maccafani, sede di Monitor.
“La verità è tutto ciò che abbiamo dimenticato. Gli occhi non sono carne ma stelle” è percorso espositivo che si distribuisce su tre piani, e da principio Matteo Fato ci propone opere che realizza solo nella notte di Capodanno.
In “Florilegio/Anthology (14 Musica delle comete)”, “Gli occhi non sono carne ma stelle” e “Florilegio alla luna”, il riferimento alla congiunzione astrale sposta la concentrazione artistica dal mondo terreno ad un mondo celeste, dove la verità alberga come assunto primordiale. La mostra dunque si pone sotto l’egida delle stelle e ne subisce il fascino e l’approvazione. L’armonia che l’artista restituisce è quella della musica sottesa alla nascita degli astri, quel suono primordiale eterno captato dai ricettori cosmici dell’artista e restituiti in pittura attraverso una personale introspezione universale.
Secondo l’artista la luna è una fede, una verità che non possiamo toccare, ma che al contempo ci offre la stessa verità da millenni poiché, la sua altra verità o l’altro quarto, lo visioneremo solo quando la posizione da cui la guarderemo muterà profondamente le coordinate. E allora quale sarà la verità della luna?
Nella Sala degli affreschi, Fato rappresenta il passato e il presente. E in “Natura viva con stella in punto di morte” passato e presente si confondono in un’unica soluzione astrale: sappiamo bene come la luce delle stelle che percepiamo nel presente sia un riflesso di un sussulto ancestrale avvenuto migliaia di anni fa. Alcuni quadri sono appesi a parete e sorretti non da gancetti, ma da stracci. Gli stessi stracci su cui l’autore ha pulito i suoi pennelli, segni di una verità preclusa che non ha trovato cittadinanza artistica tra le opere esposte. Si tratta dell’altra verità, l’altra metà della luna, l’altro quarto di cielo.
In questa sala riecheggia dunque la memoria della non verità, rappresentata anche da un grumo di olio su cui l’artista, anche qui, monda i suoi pennelli da 6 anni. È la verità non detta, celata alla cronaca, soppressa in ragione di un capolavoro da realizzare.
Nel mezzanino inferiore Fato propone un’opera del 2012, esposta in origine capovolta.
La foto di un pacchetto di sigarette e un posacenere, se guardati attentamente, riproducono un’immagine diversa. E allora qual è la verità che nasconde la realtà? Ci verrebbe da chiedere. Quella del pacchetto di sigaretta o quella dell’immagine illusoria evocata? Probabilmente solo gli occhi degli artisti sanno cogliere la verità che sottende la realtà, a noi il mero compito di svolgerla nel quotidiano, ma l’interpretazione effettiva riposa solo in un’intelligenza superiore posseduta da menti illuminate.
Secondo l’artista non tutto può essere dipinto, alcune immagini sono riservate ad altre forme di arte, e quindi la fotografia. Nella cisterna “Ricondurre le cose ad essere idee”, l’installazione site specific, multi-artistica e dimensionalmente proiettata nelle tre direzioni dello spazio, conclude il racconto e consente alle cose di ritornare ad essere idee. Qui l’artista dispone più opere insieme, riempiendo il perimetro, l’aria, le molecole. Video proiettati, riproduzioni sonore, immagini ancorate alle pareti rappresentano di nuovo l’assunto di Fato, e cioè che non tutto può essere espresso dalla pittura, ma altre forme d’arte, spesso coordinate tra loro, definiscono l’universo artistico della realtà/verità.
“La verità è tutto ciò che abbiamo dimenticato. L’immagine precede la natura? È il titolo della mostra di Roma che potrete visitare in via degli Aurunci, 44. Mentre “La verità è tutto ciò che abbiamo dimenticato. Gli occhi non sono carne ma stelle” vi aspetta a Pereto.
Visitare la mostra di Matteo Fato consiste dunque in una passeggiata tra cielo e terra, tra presente e passato, stelle e universo, verità e proiezione o illusione della verità.
Monitor è a Pereto in Piazza Maccafani, 5. La mostra sarà visitabile fino al 26 novembre.
Marianna D’Ovidio
DIDASCALIA FOTO
Matteo Fato, La verità è tutto ciò che abbiamo dimenticato, 2023, installation view at Monitor Pereto.
Courtesy the Artist and Monitor Rome, Lisbon, Pereto (AQ)
Ph. Giorgio Benni