L’AQUILA CAPITALE CULTURA 2026

Un riconoscimento straordinario quello che è stato conferito alla Città dell’Aquila designata capitale della cultura 2026. A proclamarlo il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, il 14 marzo durante una cerimonia in cui erano presenti anche le altre 10 città finaliste che si contendevano il titolo.

Durante la conferenza sono state annunciate le motivazioni che hanno determinato la scelta: “Il dossier propone un modello di valorizzazione del territorio e del patrimonio culturale, artistico e naturale. Mira al recupero dell’identità, puntando sulla cultura intesa come volano per la crescita e come elemento fondante di una comunità. Il progetto coinvolge un numero rilevante di realtà, creando un forte collante con i territori circostanti. Il budget previsto è coerente con gli obiettivi. La strategia di spesa indicata è destinata ad avere un importante effetto moltiplicatore. Il palinsesto degli eventi e delle iniziative si sviluppa per l’intero anno e copre tutto il panorama dell’espressione artistica e culturale: cinema, teatro, musica, arti visive. Apprezzata l’attenzione ai giovani che non saranno solo fruitori ma attori. Il progetto adempie agli indicatori del bando, con una buona integrazione tra pubblico e privato. Molto apprezzata la centralità e il coinvolgimento del sistema museale, bibliotecario e universitario. Il giudizio è eccellente”; qui, sul sito del Ministero della Cultura, potete leggere l’articolo.

La città ha rappresentato uno dei migliori casi di resilienza di un’intera comunità; una città che ha fatto di sé stessa e della propria unità l’unico valore a cui aggrapparsi per ricostruire il sostrato sociale, culturale e urbano di un intero centro.

Del resto le sue bellezze sono uniche: L’Aquila conserva monumenti di interesse indiscusso, molti dei quali restaurati dopo il sisma, di nuovo restituiti alla fruizione del pubblico. Chiese, musei, fontane, piazze segneranno i sentieri dei nuovi viaggiatori che visiteranno la città nei prossimi anni. Un compendio di bellezza che non smette di meravigliare.

Nel raccontarne i monumenti straordinari, non possiamo non partire dalla basilica di Santa Maria di Collemaggio, edificio voluto da Papa Celestino V e splendidamente restituito ai suoi fasti. La chiesa risponde ad un sogno in cui la Madonna stessa richiedeva al frate eremita la costruzione di una basilica. Celestino ebbe la visione nel 1274 mentre rientrava da Lione, dove si era recato per incontrare Papa Gregorio X e ottenere il placet al suo ordine religioso. Proprio nella basilica di Collemaggio, Pietro da Morrone, che prenderà poi il nome di Celestino V, fu elevato al soglio di Pietro il 29 agosto del 1294.

Celestino fu l’unico Papa a non prendere mai possesso della Cattedra di Pietro e a non raggiungere mai Roma, costretto come sappiamo a seguire i voleri del re di Napoli Carlo d’Angiò. Sulla sua elezione e sulla sua rinuncia al pontificato si è scritto tantissimo; ci preme tuttavia ricordare la magnifica intuizione che accompagnò l’inizio del suo apostolato. Ci riferiamo in particolare alla Bolla del Perdono con cui il nuovo pontefice istitutiva l’indulgenza dei peccati a quanti, con cuore nuovo e contrito, avessero raggiunto L’Aquila e la basilica in occasione della sua incoronazione; evento che oggi commemoriamo nella Perdonanza Celestiniana. Si trattava di una prima forma di Giubileo. Il Giubileo però, come sappiamo, verrà istituito in maniera ufficiale da Papa Bonifacio VIII pochi anni dopo, nel 1300. La costruzione della basilica risale alla fine degli anni 70 del duecento e il 1288. Lateralmente troviamo la Porta Santa che, datata intorno al 1327, viene aperta ogni anno per la ricorrenza di fine agosto. All’interno riposano le spoglie di Celestino V, adagiate in un mausoleo architettonico realizzato nel 1517 da Girolamo da Vicenza.

Al centro della città invece sorge la chiesa di San Berardino che conserva il corpo del santo di Siena, nato nella nota città toscana e morto all’Aquila nel 1444. La chiesa di San Bernardino fu costruita a partire dal 1454 e conserva opere pittoriche e scultoree di assoluto rilievo. Segnaliamo le formelle di Andrea della Robbia, ma soprattutto il mausoleo con il corpo del santo realizzato da Silvestro dell’Aquila tra la fine del 400 e gli inizi del 500. La chiesa è provvista di una facciata suggestiva opera di Cola dell’Amatrice della prima metà del 500.

Il Forte dell’Aquila invece non è oggi visitabile. Sono stati riaperti solo gli ambienti in cui è esposto il Mammut, l’esemplare 1.300.000 anni fu rinvenuto nel 1954 in una località vicina a Scoppito. L’elefante di altri tempi, interamente riscostruito grazie all’abilità di paleontologi, presenta una sola zanna: l’altra l’avrebbe persa durante un combattimento. Lo sbilanciamento del peso causato dall’unica difesa rimasta avrebbe causato all’animale una forma di scoliosi. Lo scheletro, rinvenuto in prossimità di un lago, era interamente ricoperto da detriti e argille che ne avevano favorito la conservazione grazie ad un ambiente povero di ossigeno. Qui potrete trovare le date di apertura del castello per il 2024 per poter ammirare questo splendido animale preistorico.

Il Forte dell’Aquila fu costruito a partire dal 1532 per volere del Vicerè di Napoli Don Pedro di Toledo. Mostra un corpo quadrato centrale e bastioni lanceolati laterali. Per la progettazione fu chiamato l’illustre architetto Pirro Aloysio Scrivà che, dopo pochi anni dall’inizio dei lavori, lasciò L’Aquila per recarsi a Napoli dove fu impegnato nella costruzione del Castello di Sant’Elmo. Il Forte, questa la denominazione corretta per architetture di questa tipologia, risponde alle tecniche militari del tempo e presenta un ampio fossato con passerella di accesso. Novità assoluta sono le gallerie sotterranee che venivano utilizzate per intercettare le mine degli assalitori e arrestarne l’avanzata.

Vi invitiamo a visitare L’Aquila, una città davvero stupenda e molto ben restaurata, in cui ammirare secoli di storia.

Marianna D’Ovidio

Redazione - Il Faro 24

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