Apprendo con tristezza la notizia della scomparsa dell’avv. Paolo Scopano. Lo incontravo, ogni tanto, quando rientrava dalle sue scarpinate nei dintorni della città, egli sempre sportivo a dispetto dell’età vicina ai 90 anni. Un mese fa l’ultimo incontro, in via Strinella, egli però affaticato rispetto alle altre volte mi confessò le difficoltà che stava vivendo. Scambiammo qualche riflessione, come d’abitudine, parlando velocemente dei fatti del giorno e dei problemi della città, che gli erano sempre presenti. Lo conoscevo e stimavo da oltre mezzo secolo. Dapprima lo avevo conosciuto come docente, mi aveva insegnato Diritto alle superiori. Poi come politico e amministratore civico. Tra gli esponenti di punta del Partito Repubblicano, l’avv. Scopano è stata una delle intelligenze più lucide e significative per L’Aquila. Lo è stato specie in uno dei momenti più difficili per la città, ma anche più creativi e ricchi di progettualità. Intendo riferirmi agli anni Settanta del secolo scorso, quando L’Aquila conobbe, a fine febbraio del 1971, la stagione della rivolta per il capoluogo, dopo l’approvazione dello Statuto regionale. Furono mesi complicati, seguiti a quel fatto drammatico che aveva visto incendiare le sedi dei partiti, in primis Dc e Pci, e rompersi il rapporto di rappresentanza tra classe politica e aquilani, sebbene quella soluzione statutaria, dovuta all’abilità negoziale di Federico Brini e Luciano Fabiani, fosse poi riconosciuta come la migliore possibile, nelle condizioni date dai numeri delle rappresentanze politiche e territoriali in Consiglio Regionale.
Furono mesi difficili per la ricostruzione del rapporto democratico tra partiti e cittadini. Ma la sfida fu vinta e fu superata sul campo d’una visione progettuale della città, del suo sviluppo, del suo futuro. Fu vinta grazie a scelte coraggiose per L’Aquila, guidate dalle amministrazioni di Tullio de Rubeis, nel primo quinquennio, e di Ubaldo Lopardi nel secondo. Furono gli anni della pianificazione urbanistica della città, che per la prima volta guardava anche allo sviluppo delle frazioni, superando le gabbie del Piano Piccinato. Furono gli anni della partecipazione democratica, con l’istituzione dei Consigli di Quartiere e di Frazione, furono gli anni della fondazione delle Municipalizzate (trasporti, igiene urbana, farmacie). Tullio de Rubeis, Luciano Fabiani (Dc), Alvaro Iovannitti (Pci), Mimino D’Ascanio (Psi), Paolo Scopano (Pri) e Ubaldo Lopardi (Psdi) guidarono questa stagione di “riforme” per il Comune dell’Aquila.
La pianificazione urbanistica, affidata al Gruppo TEA, fu proprio guidata dall’assessore Paolo Scopano, sia nella redazione del Programma di Fabbricazione che del Piano Regolatore Generale adottato nell’aprile 1975 allo scadere del mandato. Lo vidi all’opera in quegli anni, l’assessore Scopano, negli incontri pubblici e nelle assemblee dei cittadini. Allora ero consigliere di Frazione a Paganica. Egli rigoroso, determinato e accorto nel governare un processo di pianificazione rimasto ibernato per decenni a L’Aquila. Con l’amministrazione Lopardi, eletta nel 1975, durante la quale all’Aquila si anticipò la “solidarietà nazionale” – che sarebbe nata nel 1978 dopo l’uccisione di Moro – con il Pci il maggioranza ma non in Giunta, Paolo Scopano guidò per altri tre anni l’assessorato all’Urbanistica, nella fase di raccolta e vaglio delle osservazioni al PRG. Con la costituzione dell’Amministrazione di sinistra, nel giugno 1978, egli non rientrò in Giunta, sostituito all’Urbanistica da Romano Ferrauto. Ma la sua capacità d’amministratore non venne mai meno, anzi s’accentuò mentre richiamava con grande onestà intellettuale la necessità di governare con rigore l’applicazione pianificatoria, contrastando spinte speculative e le rendite fondiarie.
Condivisi con lui il quinquennio con Lopardi sindaco, apprezzandone le qualità, l’intelligenza, la laicità rigorosa, mentre per me allora iniziavano i 28 anni passati poi a Palazzo Margherita. Anche dopo conclusa l’esperienza consiliare, nel 1980, Paolo Scopano ha continuato la sua opera, come cittadino sempre presente nel dibattito pubblico, come professionista di valore, come difensore del patrimonio architettonico e artistico, come propugnatore di scelte che valorizzassero la bellezza della città. Ricordo, in particolare, le sue ferme posizioni a difesa dell’integrità del Pomerio e delle Mura urbiche, contro l’assalto d’un certo abusivismo, della valorizzazione del Centro storico contro il traffico invasivo e le soste selvagge, la lotta strenua per chiudere al traffico la via adiacente la Porta Santa e l’intero piazzale di Collemaggio. Negli anni, quando ci incontravamo parlando delle questioni cittadine, ho sempre riconosciuto questo suo straordinario amore per la Città, il suo senso critico che non usava eufemismi, che si esprimeva con chiarezza estrema. Ne tenevo conto sempre del suo pensiero. Paolo Scopano è stato un punto di riferimento, una figura di elevata dignità nella Politica con la P maiuscola, come nell’etica della responsabilità nel governo della cosa pubblica. L’Aquila gli deve riconoscenza, gli aquilani è giusto che gli rendano l’onore che merita.