A CENTO ANNI DALLA TRAGEDIA
Era l’Ottobre del 1919, ben cento anni fa, quando si consumò il drammatico evento del pastore Pupo Nunzio di Roio, dei suoi figlioletti, del gregge e della povera moglie . Il fatto, in un primo momento datato 13 Ottobre 1919, ma soltanto dopo catalogato tra il 17 ed il 19 Ottobre del 1919, fu per anni ricordato come un immane tragedia dalla zona, una famiglia morta sotto la neve, il loro gregge e le loro speranze, chiuse e custodite dalle vette innevate di Campo Imperatore. Le belle giornate non fredde di quell’Ottobre, prima della tremenda bufera, fecero si che Pupo Nunzio, i figli, e tutto il gregge che contava fino a 5000 pecore, potessero rimanere li in quel paradisiaco altipiano che si chiama Campo Imperatore alle pendici del Monte Bolza. Da quel che si sa sembra che gli altri pastori fossero già tutti partiti, seguendo i tracciati che da lassù portavano fino al Tavoliere delle Puglie. I cosiddetti tratturi. Tutti i pastori a fine Settembre avevano lasciato, con il gregge, la zona di Campo Imperatore, per seguire la via della transumanza verso la Puglia. Pupo Nunzio, anche se Ottobre, vedendo le belle giornate non aveva fatto lo stesso, ed aveva deciso di portare il suo enorme gregge al pascolo, insieme al figlio. Da alcune testimonianze , tramandate di generazione in generazione, raccontano che il 17 Ottobre del 1919 d’improvviso il cielo cambio, una tremenda bufera colpi Campo Imperatore.
in mezzo alla tormenta che aveva iniziato a fare sul serio, riuscirono con il gregge a valicare il vado di San Cristoforo ( 1675 m), per poi iniziare la discesa verso Calascio. Ma non riuscirono, a quanto sembra, per soffocamento da parte della neve accompagnata dal vento e di sicuro si aggiunse anche un principio di congelamento.
Il gregge andò perso con gli ovini sparsi un po’ ovunque. La moglie, allertata dal tempo pessimo e non vedendo traccia del loro ritorno, da Calascio s’incamminò sul sentiero verso Guado di San Cristoforo, ma purtroppo impazzì nell’impossibilità di avanzare tra la bufera.
Purtroppo morirono tutti e furono ritrovati nella successiva primavera dopo lo scioglimento della neve.
La quantità di neve caduta fu davvero notevole: a guardare gli annali idrologici di quei giorni, appare subito un po’ ovunque sull’appennino centro meridionale, l’abbondante quantità di precipitazioni cadute.