Notizia falsa, naturalmente. Il solito fake non difficile da individuare, avendo un livello minimo di alfabetizzazione, un approccio razionale e un buon mix di fonti informative. Niente di eccezionale, almeno all’apparenza.
Ma se il 56% degli italiani non è andato a scuola oltre la licenza media le cose iniziano a complicarsi, se la reazione emotiva prevale sul ragionamento e il 57% degli italiani si informa esclusivamente o prevalentemente seguendo il tg della sera, il rischio di abboccare al fake aumenta.
“La penisola che non c’è” è l’ultimo libro di Nando Pagnoncelli, presidente IPSOS Italia, noto anche grazie a varie collaborazioni televisive, che snocciola alcuni di questi dati.
Alla base c’è una profonda difformità tra i numeri reali del Paese e la percezione che invece ne ha la popolazione, spesso molto più negativa e pessimista di quanto dovrebbe.
Nel 2014 alla domanda “secondo lei quale percentuale della popolazione residente in Italia è immigrata?” gli italiani rispondevano il 30%, in realtà il dato corretto era solo il 7%, quattro volte meno; alla domanda “su cento persone nel suo paese quante pensa siano musulmane?” rispondevano il 20%, anziché il 3,7%; i nostri connazionali pensano che su 100 persone ci siano 49 disoccupati, sono 12 in realtà; secondo gli italiani il 35% dei connazionali soffre di diabete, non il 5%; complessivamente tra i 200 paesi più sviluppati al mondo i nostri connazionali collocano l’Italia al settantesimo posto, mentre in realtà siamo all’ottavo.
Interessante anche il confronto tra la dimensione geografica dei problemi: a livello nazionale vengono individuate come priorità il lavoro, l’economia, il welfare, l’immigrazione e molto più staccati il funzionamento delle istituzioni e la sicurezza; a livello locale le priorità cambiano con al primo posto lavoro e economia, ma subito dopo mobilità e infrastrutture, ambiente, welfare, sicurezza e funzionamento delle istituzioni, il tema migratorio si colloca all’ultimo posto.
Ciò che inquieta a livello generale, vedi immigrazione, preoccupa molto meno quando lo si considera nella zona in cui si vive, dove la conoscenza di prima mano modifica le percezioni, al contrario le problematiche ambientali che vediamo lontane a livello generale acquisiscono importanza se legate al nostro territorio.