Chi era Diego Armando Maradona, come un calciatore è riuscito a realizzare i sogni di una nazione
El Pibe de oro, il calciatore più forte e discusso di tutti i tempi, ma anche un uomo fragile e un personaggio carismatico.
Dalla morte di Diego Armando Maradona è ormai trascorso più di un anno. Accanto agli inevitabili e sentiti omaggi da ogni parte del mondo e in particolare da Napoli, circolano sempre voci contro. Nuove accuse, dichiarazioni, misteri sulla morte, notizie sui debiti.
Chi cerca di raccontare la sua storia per spiegarne il mito, non può evitare di parlare della sua folgorante ascesa e della caduta che ne è seguita. Maradona come calciatore migliore del mondo, leader carismatico, osannato e deificato. Ma anche Maradona squalificato per doping, grasso, tossicodipendente, invischiato in brutte storie di vita privata.
Un uomo, uno sportivo e un personaggio con molteplici lati, come viene raccontato anche in questa bella infografica. Maradona è riuscito, nonostante tutto, a sedersi in un olimpo destinato a pochi, dal quale nessuna voce contraria probabilmente potrà mai smuoverlo.
Diego Armando Maradona è stato l’archetipo del genio sregolato nel mondo del calcio. Un giocatore partito dal nulla e per questo amato dai poveri del mondo, che ha incarnato il sogno del riscatto. Ha scalato le vette più alte che lo hanno portato a diventare D10s, ma ha anche sondato le profondità più oscure. L’altra faccia del successo.
Spesso paragonato a Pelé per la sua grandezza, non è mai stato un idolo pulito e lindo come il collega brasiliano. Ha sempre mostrato la sua umanità fragile, incline agli sbagli, senza troppi tentativi di nascondere la propria personalità e i propri vizi. E probabilmente proprio questo suo essere umano e fallace, lo ha avvicinato molto più di ogni altro campione, al cuore della gente.
Come si legge nell’infografica Maradona è nato il 30 ottobre 1960 a Lanus, Buenos Aires, ed è cresciuto a Colle Fiorito, periferia povera della capitale. Il debutto arriva con l’Argentinos Juniors quando non ha ancora compiuto 16 anni. A diciassette anni in un’intervista in tv raccontò i suoi due sogni: partecipare ai mondiali e vincerli. Ci riesce già a 19, con la vittoria dell’Argentina ai mondiali Under 20.
Dopo un esordio da dimenticare ai Mondiali del 1982, si prende con prepotenza il palcoscenico a quelli del 1986. Non fu la finale vinta contro la Germania Ovest il momento della sua consacrazione, bensì la celebre partita dei quarti contro l’Inghilterra. Il posto giusto e il momento giusto per indossare i panni dell’eroe e riscattare un’intera nazione, dopo l’affare delle Falkland.
Con i due gol più famosi della storia, uno con la mano di Dio e l’altro scartando tutta la difesa, Maradona si mostra al mondo per quello che è. Un calciatore superbo, sregolato, individualista, eroico e portatore di un sogno. Un sogno suo, che corrisponde a quello di un popolo intero, e che ha saputo realizzare.
Così come ha interpretato e realizzato i sogni del popolo argentino, Maradona ha saputo farlo con quelli del popolo napoletano e del Sud d’Italia. Arrivato a Napoli dopo gli alti e i bassi al Barcellona, è stato accolto come un messia atteso da anni. E come tale ha guidato anche questo popolo assetato di rivincita al primo scudetto e poi al secondo.
Maradona in campo era potente e veloce, un calciatore che sembrava poter fare ciò che voleva con la palla, che non si lasciava mai intimidire dagli avversari. Fuori dal campo era qualsiasi altra cosa. Umile e generoso con la gente, ma anche incline ai vizi. Non aveva limiti nel godersi quelle ricchezze che non gli appartenevano per nascita, nel cadere nelle dipendenze, circondandosi di persone più o meno discutibili.
Nel momento dell’addio al calcio, Maradona si è mostrato al mondo commosso in tutta la sua fragilità. La sua lotta contro le dipendenze, nell’ultima parte della vita, non ha però scalfito il suo carisma. Lo abbiamo visto schierarsi e accompagnarsi ai potenti di una parte del mondo e attaccare ferocemente quelli dell’altra parte. Lui poteva sedersi a chiacchierare Fidel Castro o con Hugo Rafael Chávez. Lui poteva essere politicamente scorretto, abbracciare il papa e conservare, dopo la morte, un posto nelle sue preghiere.
Una volta dichiarò, Yo soy o blanco o negro, gris no voy a ser en mi vida, sono nero o bianco, non sarò mai grigio nella mia vita. E così è stato.