ENPA, Italia Nostra, LAC, LAV, LIPU E Mountain Wilderness: ANNULLARE LA STAGIONE DI CACCIA 2017/18
I devastanti incendi che hanno distrutto più di 85.000 ettari di territorio, uniti alla gravissima siccità che ha investito la nostra penisola, stanno creando enormi danni all’economia nazionale e all’ambiente, comportando anche difficoltà per l’approvvigionamento idrico e alimentare delle città. Una situazione che non ha eguali in Europa e che sta determinando pesanti ricadute sulla vita degli animali selvatici.
Infatti un territorio così devastato non è in grado di dare il necessario sostentamento a coloro che sono riusciti a sopravvivere alle fiamme e alla scarsità d’acqua, causando quindi un vero e proprio sterminio.
Ma oltre alle morti dirette e indirette causate da incendi e siccità, si profila a breve l’apertura della stagione di caccia 2017/2018 che approfittando delle preaperture, comincerà il prossimo 1 settembre. Da quel giorno gli animali selvatici sopravvissuti alle calamità naturali della siccità e criminali degli incendi, subiranno tutta la pressione venatoria dei cacciatori che si concentrerà nelle zone che possono garantire ancora il sostentamento necessario agli animali per sopravvivere.
Una situazione inaccettabile che ha indotto ENPA, Italia Nostra, LAC, LAV, LIPU e Mountain Wilderness, a scrivere al Presidente del Consiglio, nonché ai Ministri dell’ambiente, dell’agricoltura e dell’interno, chiedendo un loro rapido intervento al fine di annullare la stagione venatoria 2017/2018.
È intollerabile che in un contesto nazionale di tale drammaticità, nel quale diverse Regioni hanno richiesto o si accingono a richiedere lo stato di calamità naturale, nessuna istituzione abbia messo in dubbio l’apertura della caccia – dichiarano le associazioni – e come se non bastasse le Regioni aggiungono danno al danno concedendo tre settimane in più di caccia grazie alle preaperture.
I Presidenti delle Regioni che a oggi non hanno messo in pratica alcuna azione a tutela degli animali selvatici superstiti, evidenziano il loro disinteresse nei confronti del patrimonio ambientale di tutti i cittadini italiani, che non è esclusiva dei soli cacciatori.
Considerato il perdurante sbilanciamento delle Regioni a favore della lobby venatoria, abbiamo quindi deciso di rivolgerci al Governo nazionale – concludono le associazioni – perché ha piena competenza amministrativa per poter intervenire con adeguati atti contingibili e urgenti ai sensi della Legge 59/1987, allo scopo di tutelare gli animali selvatici, gli habitat e l’ambiente in generale così come disposto dalla nostra Carta Costituzionale.
L’ultimo fu il passero.
Non voleva abbandonare il nido, nascosto ai predatori nella biforcazione di un ramo, al cui interno pigolavano i suoi piccoli non ancora capaci di volare.
Svanì con un grido, risucchiato dal cielo nero.
Anche il riccio aveva cercato scampo nella tana scavata nella terra, come la lepre.
La terra si chiuse sopra di loro.
Terrorizzata, ferita, confusa, mamma cinghiale non riuscì a trovare il varco che l’avrebbe messa in salvo oltre la boscaglia.
Separata dai suoi figli roteò su stessa, ascoltando le loro urla, senza vederli.
La uccise prima la paura.
Il colubro se ne andò in silenzio, contorcendosi nell’agonia.
Nello stesso silenzio caddero gli insetti e i ragni e le farfalle dalle delicate ali variopinte.
Le pecore si strinsero insieme, invano.
Invano ululò il cane legato alla catena.
Infine la fiamma mi percorse risalendo dalle radici in una vampa, fino alle foglie più alte, consumandomi nel rogo.
Avevo vissuto più di cento anni.
La mia vita si estinse nell’orrore di un minuto.
Ringraziamo Daniela Pintor per queste toccanti parole che rappresentano in tutta la sua ferocia, questa marcia distruttiva del fuoco per mano dell’uomo. Distrutto sarà il bosco, dove non ci sarà più vita e dove non si vedrà più un’impronta.