di Sara Paneccasio
Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, uno dei classici più letti ed amati da sempre da grandi e piccoli, recita: “Tutti i grandi sono stati bambini una volta ma pochi di essi se ne ricordano.
Cosa ricorderanno invece i bambini di oggi? Che tipo di infanzia vivono i cuccioli di uomo che rappresentano le future generazioni?
Oggigiorno i bambini godono di tanti, troppi privilegi, di cui purtroppo non ne apprezzano il valore. Sono bambini circondati da regali e premi per qualsiasi cosa, da mille attenzioni spesso eccessive che non li formano, bensì li informano male. Basti pensare alle feste di compleanno pacchiane e sfarzose organizzate nelle sontuose sale affittate o nei moderni parchi giochi, con megatorte personalizzate che neppure mangiano, con animatori pagati per il loro divertimento e ai quali non prestano attenzione per noia, ai doni che dimenticheranno sistematicamente sulle mensole della cameretta, a meno che non si tratti degli ultimi ritrovati tecnologici.
Digital natives immersi nella tecnologia sin dai primi mesi di vita, che compongono i puzzles sui tablet e non trovano più divertente pescare i pezzi nella scatola; che si annoiano con le bambole classiche perché sul cellulare c’è un app per vestire/truccare/pettinare/accessoriare modelle in 3D; che già a tre anni, come vantano orgogliosamente i genitori, sono in grado di cercare i loro video preferiti su YouTube e restano a guardarli per ore.
E se tutta questa tecnologia sparisse improvvisamente? Come si divertirebbero se quella fantasia che hanno avuto le vecchie generazioni non l’hanno mai conosciuta? Non sanno vivere neppure le avventure fantastiche di un libro di Jules Vernes o, per citare un personaggio recente, neanche una giornata alla Harry Potter. Eppure i nostri genitori, i nostri nonni, con quei racconti hanno viaggiato nel mondo senza muoversi di casa.
E dell’educazione, ne vogliamo parlare?
Bambini che non sanno cosa voglia dire scusarsi, che non conoscono le parole “per favore”, “permesso”, “grazie”, “prego”, “buongiorno”. Bambini ineducati che non hanno rispetto per le persone e naturalmente per le cose. Bambini che diventeranno ragazzi prepotenti ed arroganti, non sottomessi all’autorità scolastica e di conseguenza neppure alle regole del comune senso civico.
Bimbe confuse con l’età, fotocopie in miniatura delle loro mamme: truccatissime e su tacchi troppo alti che non sanno gestire, insieme al pericolo tangibile che questo atteggiamento restituisce. Piccoli uomini spesso annoiati da troppe attività per diventare “superbambini” iperprotetti da tutto, anche dagli anticorpi.
La generazione sta cambiando e ce ne rendiamo conto anche dai cartoni animati che passano in TV: le Winx stanno per andare in pensione, i Power Rangers non si sa che fine abbiano fatto, i Puffi perdono il loro fascino pulito mentre prendono il sopravvento i “Superpigiamini”. Persino la maialina “Peppa Pig” sta diventando fuori moda! I cartoni animati non raccontano più le storie tenere ed istruttive che incollavano i bambini di qualche decennio fa al televisore, quando si aspettava con ansia la nuova puntata di “Lady Oscar” o di “Pollyana”, o l’intramontabile “Heidi” e le sue amate montagne, o per sapere notizie della padroncina di “Spank”.
Intanto i genitori sempre muniti di smartphone (utili – come scrive lo psicologo Cerere – a filmare i figli che mangiano-dormono-bevono-respirano), e sempre troppo impegnati nel riempire i vuoti di questi ragazzini con quintali di giochi-vestiti-dolciumi-vizi inutili, che danneggiano psiche e salute tra l’altro, dimenticando ciò che conta sul serio: aiutarli a diventare grandi con i no, con le difficoltà, con le responsabilità.
I piccoli di oggi sono la fotografia della società attuale basata sulle apparenze, una società in cui si vive di fretta e non si ha più il tempo di soffermarsi sulle piccole cose, quelle che contano.
Fortunatamente, ci sono ancora dei bambini che possono godere della bellezza di essere piccoli, vivendo appieno l’infanzia, come è giusto che sia. E ci sono ancora genitori che non permettono che giocattoli, tecnologie e televisione si sostituiscano alle loro attenzioni e al loro affetto. Forse dovremmo tutti fermarci a riflettere su ciò che stiamo insegnando alle nuove generazioni e domandarci: cosa ricorderanno questi bambini quando saranno grandi? Giochi? Digital Games? Video di tendenza su YouTube? I bambini hanno bisogno d’altro care mamme e cari papà. Hanno bisogno di valori, di insegnamenti e soprattutto di tempo, il vero e l’unico regalo che possano ricevere.