L’Onu riconosce il valore terapeutico della cannabis

Il 2 dicembre 2020 l’Onu ha ufficialmente riconosciuto alla cannabis proprietà mediche e terapeutiche riguardo alle quali da molto tempo venivano condotti numerosi studi di approfondimento. La commissione sugli stupefacenti, organo preposto alla politica delle droghe, ha infatti approvato questa risoluzione con una maggioranza di 53 membri della commissione.

In particolare hanno votato a favore tutti gli stati europei tranne l’Ungheria e anche gran parte degli stati americani, mentre invece in Asia e Africa la maggioranza ha votato a sfavore. Ciò sembra quasi un paradosso se si considera che è proprio in questi due continenti che la pianta della cannabis sativa ha avuto il maggiore impiego in diversi ambiti, tra cui quello della salute.

Ad ogni modo la cannabis e di conseguenza il cannabidiolo (CBD) non è più nella Tabella IV della Convenzione Unica sugli stupefacenti del 1961. Questo vuol dire che ufficialmente non è più uno stupefacente da considerare particolarmente dannoso e dal valore medico ridotto, anzi al contrario è proprio questo valore curativo in particolare che le viene riconosciuto.

È questo un avvenimento storico sia in ambito politico che in quello della ricerca. Infatti questa viene facilitata da questa decisione, e i risultati promettenti che fino ad ora sono stati ottenuti contro malattie come il Parkinson, l’ansia, la sclerosi, l’epilessia, i tumori e il dolore cronico, potranno essere ulteriormente approfonditi e studiati.

A spingere per questa decisione così importante è stata anche l’Oms, che ha raccomandato già da due anni a questa parte l’Onu di esprimersi a riguardo. La decisione è stata però più volte rimandata a causa delle profonde discordanze tra gli stati proibizionisti e quelli invece più aperti all’innovazione.

Nonostante questa importante apertura all’uso terapeutico della cannabis, questa resta ancora inserita nella Tabella I delle sostanze vietate, il che ne impedisce l’uso per scopo ricreativo. A questa decisione si va inoltre ad aggiungere quella riguardante il CBD, come già accennato, che è stato riconosciuto come sostanza non stupefacente.

Il CBD è quindi libero da vincoli e controlli a livelli internazionali, il che ne permette la libera commercializzazione. È probabile che a tali decisioni faranno seguito maggiori liberalizzazioni anche a livello nazionale anche da parte dei paesi finora più conservatori.

Gli usi terapeutici della cannabis

Questa pianta è stata, nell’antichità, una grandissima alleata dell’uomo, utilizzata davvero in tantissimi campi, anche in quello terapeutico. Ad oggi, gli studi su di essa condotti, mostrano la sua efficacia contro numerose patologie anche piuttosto gravi, e dunque sempre più persone sono spinte all’acquisto di questi prodotti anche online, come ad esempio sul sito di Justbob.

Vediamo brevemente alcuni dei principali impieghi della cannabis in ambito terapeutico:

  • Ansia e stress: il CBD contenuto nella cannabis legale, dunque in quella terapeutica, è in grado di interagire con una serie di recettori presenti nel nostro sistema endocannabinoide sia a livello centrale che periferico. Riesce così ad indurre un senso di rilassamento a livello psicologico e di distensione a livello muscolare. È stato infatti dimostrato che molti soggetti affetti da ansia generalizzata, dopo aver assunto prodotti a base di CBD, riuscivano a tenere un discorso in pubblico in maniera molto più semplice e rilassata.
  • Dolore e infiammazione: il dolore cronico è una vera e propria patologia a sé stante, che spesso diventa insopportabilmente pesante per i pazienti che ne sono affetti. Il potere antinfiammatorio e antidolorifico della marijuana medica sono molto sfruttati in questo ambito, e sembrano avere minori effetti collaterali rispetto ai classici farmaci comunemente utilizzati.
  • Tumori: oltre a ridurre gli stati dolorosi e infiammatori indotti dai tumori stessi e dalle stesse terapie che vengono usate per combatterle, il CBD ha dimostrato la sua attività diretta sulle cellule tumorali in alcuni esperimenti effettuati in vitro. Infatti sembra che questo principio attivo sia in grado non solo di fermare la proliferazione delle cellule tumorali in vitro, ma anche di indurne la morte programmata. Questi promettenti risultati saranno sicuramente approfonditi dagli studiosi.
  • Epilessia: alcuni studi hanno dimostrato che alcune forme di epilessia particolarmente resistenti ai trattamenti sono invece sensibili a miglioramento con il CBD.
  • Parkinson: questa terribile malattia neurodegenerativa è ancora uno dei grossi problemi della medicina moderna, ed è causata da alterazioni di alcune cellule della sostanza nigra, contenuta nel nostro cervello. Si è visto che il CBD va ad agire sui recettori presenti in questa zona, andando a migliorare la rigidità del corpo e la lentezza dei movimenti, e anche i tipici movimenti inconsulti di questa malattia.
  • Sclerosi:  è stato dimostrato che la cannabis induce rilassamento muscolare, diminuzione della spasticità e del dolore in chi è affetto da questa grave patologia. Inoltre c’è anche un miglioramento dell’umore nei pazienti che ne fanno utilizzo , maggiore effetto sedativo benefico e stimolazione dell’appetito. A ciò si vanno ad aggiungere i già menzionati benefici antinfiammatori e immunomodulanti.

Da quanto detto è quindi facile evincere come mai l’Onu abbia votato a maggioranza il riconoscimento dei valori terapeutici di questa sostanza che per così tanto tempo è stata ingiustamente demonizzata e messa al bando dalla morale comune, vittima di pregiudizi ad oggi rivelatisi infondati.

Si spera dunque che da questo momento in poi la ricerca in campo medico possa compiere altri passi in avanti e andare a condurre sempre più studi sula cannabis e fornisci i risultati tanto sperati.

Redazione - Il Faro 24

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