Non solo sport. Ieri sera, nel tardo pomeriggio, è partita ufficialmente la seconda edizione del Festival della Montagna estiva targato Ovindoli. Per il taglio del nastro simbolico, è stata scelta la festa parallela e contemporanea del Blues. L’Obdays ha spento tre candeline d’età fra le ombre dinamiche e notturne di una montagna che vuole imparare anche a cantare.
Una coesistenza di Festival, una condivisione di valori e di ideali. Rappresentare l’immortalità della montagna si può, soprattutto grazie al gioco musicale del Blues. Ieri sera, a partire dalle ore 21 e 30, a Piazza San Rocco, nel borgo storico di Ovindoli, ha fatto il suo ingresso in un’altra dimensione l’atmosfera determinata del Mountain Festival Summer Edition 2016, catapultandosi sul palcoscenico del blues di altro livello. Lo sport, quindi, non ha lasciato sola la musica. Per l’apertura ufficiale della seconda edizione dell’Ovindoli Mountain Festival Summer Edition (il Festival della Montagna che prende anima e corpo anche d’estate), è stata prescelta dagli organizzatori l’esibizione notturna di un altro Festival parallelo, quale quello denotato da un altro paio di maniche assai particolari.
Loro sono un gruppo di amici del posto, ovindolesi di stirpe e di sangue, che hanno deciso, tre anni fa, di cercare fortuna e pepite d’oro in un’altra terra sfrontata e semisconosciuta, quale quella del Blues. Ieri notte, la melodia più antica del mondo musicale ha tenuto banco per quattro ore consecutive di concerto, mentre, nel frattempo, lo staff del Festival montano ovindolese raccoglieva aderenze ed adesioni al programma sportivo odierno, da espletarsi presso i Pratoni di Val d’Arano. Un connubio perfetto, questo fra i due Festival, nato quasi per gioco, che ha condotto, però, entrambe le manifestazioni di qualità ad essere, per almeno tre giorni all’anno, le damigelle estive d’onore di una sola ed unica sposa: la montagna.
Le numerosissime attività sportive del Festival ovindolese, quindi, sono state introdotte dalle sette note dal timbro caldo dell’Ovindoli Blues Days 2016. La data di nascita ufficiale della musica Blues, denotata dall’incontro tra espressione poetica e voce artistica musicale, va collocata attorno all’anno 1870, ma i musicisti di Ovindoli, capeggiati da Domenico Angelosante, l’hanno ribattezzata, ieri sera, in un formato nuovo, easy e pirotecnico. La montagna, quindi, non è solo tappeto naturale valido per le attività muscolari, ma è anche un luogo di relazione con gli altri e una culla di ispirazione. «Quest’anno – spiega l’organizzazione del Festival – si è deciso di comune accordo di proiettare la magia e la meraviglia della montagna, anche nel centro del borgo di Ovindoli. Così è per il Festival del Blues, che ci terrà compagnia per tutte e due le sere del Mountain Festival Summer Edition. Questo Festival parallelo è approdato alla terza edizione quest’anno e, qui, ad Ovindoli è praticamente di casa. L’idea di fondo della sua genesi, si rintraccia nel fatto che in questa costola abruzzese, esistono molte persone che si occupano proprio di blues».
«Assieme, quindi, abbiamo deciso, tre anni fa – afferma dal canto suo Domenico Angelosante, referente dell’Associazione locale ‘La Zura’ e dell’OBDAYS – di dar maggior spago a quella che io considero la madre di tutte le musiche. Tutto il genere musicale moderno, infatti, dal jazz al pop, discende da questo primo esperimento povero ma insieme ricco della musica di strada. Si tratta di una melodia che parla, che racconta e che piace anche ai non addetti ai lavori». Ieri sera, quindi, in seno all’apertura del Festival della Montagna, una jam session di Blues ha sbalordito i presenti secondo il meccanismo della rotazione sul palco: una band di base, cioè, è stata, man mano, attorniata, come nella più golosa delle ‘marmellate’ mixate, da altri artisti, tutti, in questo caso, di zona e tutti appassionati di blues. Dall’anno 2014, con un’edizione zero totalmente dedicata all’Armonica Blues (anno che ha visto l’esibizione spettacolare di Charlie Musselwhite uno dei più grandi armonicisti viventi, direttamente dall’America) al 2015 con lo spirito di Fabio Treves, fino ad oggi, il Festival del Blues non ha mai tradito le aspettative di piazza e di pubblico. «Tutti i musicisti che sono capitati in questi anni ad Ovindoli, hanno apprezzato il calore della gente, la spettacolarità naturale dei posti e la specificità tipica dei borghi. Musselwhite, ad esempio, non voleva più andare via dalla Marsica. Esiste, ad oggi, un detto che recita così: ‘non fidarti mai delle persone che non amano il Blues’. Ed in effetti, questo proverbio la dice lunga sulla realtà dei fatti: il sottofondo musicale di ieri sera, dalle ore 21 e 30 sino all’una inoltrata di notte, ha mantenuto saldi ed ancorati a terra i piedi degli amanti della montagna, che stavano per spiccare il volo con il pensiero e con la più onesta delle fantasie.