Un patteggiamento di pena, nonostante i pm non considerino credibile la sua collaborazione. Salvatore Buzzi ci riprova: i suoi legali hanno depositato oggi una richiesta di patteggiamento a 3 anni e 9 mesi di reclusione. Il ras delle cooperative romane, indicato come uno dei principali esponenti di Mafia Capitale, tenta quindi di uscire dall’inchiesta su Massimo Carminati con una pena abbastanza leggera.
Buzzi nei mesi scorsi aveva accettato di rispondere alle domande dei pm della procura di Roma. Cinque lunghi interrogatori, durante i quali mette in fila i nomi di 30 politici: due ex assessori assessori di Alemanno, 18 consiglieri comunali , cinque presidenti di municipio e cinque assessori di Ignazio Marino che avrebbero beneficiato di tangenti, assunzioni e altri tipi d’utilità.
Gli inquirenti però non hanno valutato come credibile la testimonianza del ras delle cooperative, “per la scarsa plausibilità logica della ricostruzione dei rapporti con Alemanno, delle erogazioni nei suoi confronti di utilità economiche che non avrebbero avuto ragione se non in forza di un’esplicitazione di un accordo corruttivo”, scrivevano i pm. “C’è un evidente contrasto – aggiungevano con alcune conversazioni intercettate nella ricostruzione dei suoi rapporti con Carminati”. Buzzi non è credibile anche per le versioni sui rapporti e gli interventi minacciosi nei confronti di Riccardo Mancini e per la scarsa plausibilità logica dei rapporti con la criminalità calabrese”. Già a giugno Buzzi voleva patteggiare una condanna a tre anni e sei mesi, ma la procura aveva deciso di opporsi. Dopo essere stato interrogato per ben cinque volte dai pm, senza guadagnare il bollo di collaboratore di giustizia, Buzzi adesso ci riprova.