Mathias Buratto è un giovane scrittore e poeta nato a Trieste che sta muovendo i primi passi nel difficile mondo editoriale. L’autore è stato scoperto grazie alla vittoria (nella categoria autori) al Festival degli Sconosciuti, storica manifestazione ideata da Teddy Reno e, negli ultimi anni, seguita con il prezioso apporto di Sylvia Pagni.
Con un passato da tennista e modello, c’è da sorprendersi che Mathias Buratto abbia trovato la propria strada nella letteratura, benché inizialmente corressero su un piano parallelo, infine le parole hanno avuto ragione. “In una mano stringevo la racchetta e nell’altra una delle tante edizioni di Romeo e Giulietta”, ricorda Buratto. “Passavo ore a guardarle entrambe, anche perché ho cominciato a giocare a tennis a cinque anni ed è sempre stato l’illusione dietro ogni mio sogno e sacrificio… poi però la scelta è venuta da sé.”
Infine ci ha pensato Francis Scott Fitzgerald a trasformare gli ultimi dubbi in certezze. “Grazie a lui ho capito cosa avrei voluto e più di ogni altra cosa dovuto fare. Il mio mondo interiore è sempre stato molto fervido e riflessivo, e la scrittura mi ha permesso di esplorare quel mondo, capirlo e trarne non pochi insegnamenti. C’è stato un momento in particolare”, ricorda Buratto. “Quando ho letto la canonica frase – non si può ripetere il passato. In quel momento ho capito che scrivendo avrei potuto ripeterlo tutte le volte che avrei voluto. Ecco… la scelta era ormai scontata.”
Ma non solo scrittore, anche poeta. Le prime conferme non sono tardate ad arrivare, ma è stata la poesia a dare le prime soddisfazioni al giovane autore triestino. “Credo fosse già insito in me: mi sono (e mi hanno) sempre considerato un po’ “strano” perché non mi è mai pesato studiare le poesie a memoria. Anzi, alcune le imparavo per mio desiderio; mi piacevano molto quelle di Brecht.”
“Stranezze” a parte, Mathias Buratto è un romantico e sognatore, un ragazzo che gli piace perdersi nei meandri delle parole e che passa anche un’intera giornata a cercare la parola giusta per qualunque cosa scriva. “Ogni parola secondo me ha uno spettro emotivo oltreché sintattico, e solo una è quella che completa la frase. Quando scrivo devo trovare quella parola a qualunque costo. Alla prima stesura capita che usi dei sinonimi dettati dall’enfasi, tuttavia alle successive riletture devo trovarla a qualunque costo. Non m’importa quanto tempo ci metta. Devo dare al lettore il mio meglio: lui mi ha concesso fiducia e io non posso tradirla. Per questo leggo e rileggo ogni virgola fino a che non sono certo del risultato.”
La prima pubblicazione in campo narrativo è avvenuta quest’anno con una favola dalle dimensioni di un romanzo, dal titolo Abi & Nibor. Negli ultimi mesi invece c’è stata l’autopubblicazione di tre racconti, affiancata da una silloge di poesie, che hanno riscosso ottimi consensi e critiche. Tutti e tre i racconti (“Quel Giorno a Venezia”, “La Ragazza di Ipanema” e “Hypnagogia”) sono acquistabili su Amazon e fruibili anche gratuitamente per i possessori di un abbonamento Amazon Kindle Unlimited.
Oggi invece sta scrivendo la biografia ufficiale di Sylvia Pagni. “Raccontare la sua storia è un dono che Sylvia mi ha fatto. Una dimostrazione non soltanto di grande fiducia, ma di vero affetto”, sostiene Buratto. Infine è pronto a proporre il primo di una serie di romanzi, e il primo fra tutti (secondo i suoi piani) dovrebbe essere “LEI”, acronimo per “lead emotional instict”. Un romanzo (progettato come una saga) di fantascienza, anche se attuale, che promette di far riflettere. “Le donne hanno un dono che a noi manca: l’unicità. Noi siamo intercambiabili, loro no. Le donne ricercano il giusto, la verità, la ragione… a qualunque costo. Hanno una predisposizione che trascende l’umana consapevolezza. Ecco, questa è la premessa del romanzo. La singolarità è ciò che le distingue e al contempo le raccomuna.”
Mathias Buratto rientra senza dubbio in quella categoria di giovani promesse che, come da titolo, vale davvero la pena tenere d’occhio, e potete credermi.
Le parole veicolano sentimenti, i sentimenti costruiscono i personaggi e i personaggi, si sa, fanno grandi i romanzi… e posso dirvi che Mathias cura in maniera quasi ossessiva tutti questi minimi, indispensabili particolari.