Meteo. Il fenomeno climatico de El Niño 2019 compare sul Pacifico sud-orientale. Aumento delle tempeste tropicali in America e ipotetiche espansioni anticicloniche a Primavera

Fonte immagine: ScienzeNotizie.it

Meteo. L’avanguardia de El Niño, in questo Febbraio 2019, al di fuori del periodo dal quale si verifica, raggiungendo il suo massimo apice (25 Dicembre), alterazione che potrebbe essere causata dal riscaldamento globale, nei prossimi mesi potrebbe portare un drastico cambiamento delle figure di alte pressioni subtropicali che tenderanno a rinforzarsi sul nostro comparto euro-mediterraneo, nonostante ancora la probabilità di qualche irruzione fredda artica. Le conseguenze potrebbero essere rilevanti fino al periodo primaverile ed inizio periodo estivo, soprattutto negli Stati Uniti occidentali e dunque in California, ove potrebbe esserci un aumento dell’umidità sostanziale da innescare piogge torrenziali, come lo stesso sulle coste pacifiche del Sud America, sulle quali potrebbero innescarsi numerosi Cicloni Tropicali o Tifoni, mentre l’Africa occidentale e l’Indonesia, potrebbero essere interessate dalla siccità nel periodo primaverile/estivo.

Qui sotto, eccovi riportato quanto scritto sul nostro giornale nel mese di Giugno 2017:

El Niño, un forte riscaldamento delle acque del Pacifico meridionale, a cavallo tra il Tropico del Cancro e l’Equatore, ossia soprattutto dei settori sud-orientali, viene quasi sempre preceduto dalla sua compagna, La Niña (ossia la bimba), che invece rappresenta un raffreddamento e ne garantisce gli effetti opposti.

Questo forte riscaldamento, si verifica con una cadenza di sei-sette anni e perciò, nell’ambito della climatologia, facendo parte del nostro sistema caotico, ne costituisce anch’esso una caoticità, perché in grado di influenzare la circolazione atmosferica, dando luogo a un mutamento dei venti Alisei, che si indeboliscono, cambiando addirittura di direzione, mentre si verifica un’oscillazione della pressione atmosferica detta ENSO, che comporta, in caso di riscaldamento anomalo delle acque superificiali, un drastico abbassamento di quest’ultima, provocando piogge torrenziali o a carattere di nubifragio e un crollo delle temperature sulle coste sudamericane del Pacifico, nonché la siccità e un innalzamento delle temperature sulle coste occidentali del Pacifico (Indonesia, Asia sud-orientale comprese), dando luogo anche a importanti ripercussioni, con un’intensificazione dei fenomeni atmosferici estremi in Australia e in Sud Africa e una conseguente formazione di frequenti tempeste tropicali sulle acque del Pacifico tropicale (Tifoni), dell’Atlantico tropicale (Uragani), dell’Oceano Indiano (Cicloni), specie nella prima parte del periodo autunnale. Si ritiene che El Niño abbia delle influenze su tutta la circolazione atmosferica, quindi soprattutto a livello globale, andando ad influenzare, seppur minimamente, i comportamenti delle figure bariche e delle celle di circolazione che fanno parte del nostro emisfero, non solo la Cella di Ferrel che comprende la depressione islandese, ma anche la Cella di Hadley che copre la cintura di alte pressioni subtropicali tra cui l’Anticiclone Nord-Africano, quest’ultima, rinforzandosi, ha favorito un’intensificazione di queste ultime, ossia il promontorio in quota di matrice Subtropicale, già incentivato a salire sul Mediterraneo dalle conseguenze a catena legate al riscaldamento globale, irrobustisce ancora di più la sua struttura; il riscaldamento globale contribuisce nell’alterare il comportamento della circolazione termoalina e della Corrente del Golfo, con un cambiamento dell’intensità della depressione islandese e quindi delle perturbazioni atlantiche che giungono sul Mediterraneo.

Esse divengono ancora più intense quando lo sorvolano, perché le frequenti ondate d’aria mite fuori stagione e d’aria calda d’Estate, incentivano un riscaldamento delle acque superficiali di questo mare e dei sui bacini, cosicché le correnti meridionali richiamate su quest’ultimo dalle perturbazioni, ne assorbono un enorme quantitativo di umidità come se fossero una spugna, soprattuto durante l’Autunno, poiché il rilascio da parte delle acque avviene progressivamente e più lentamente rispetto alla terra ferma, non solo aumentando il livello di afa durante le oramai abituali ondate di caldo dal Nord Africa, ma nutrendo i moti convettivi di tali fronti perturbati e delle perturbazioni locali che scaturiscono dal transito di una massa d’aria di matrice nord-atlantica, dell’energia termica eccessiva per poterne estremizzare la forza. Quindi immaginiamo la comparsa di un fenomeno climatico quale El Niño, al di fuori del periodo nel quale si verifica, mutamento causato dallo stesso riscaldamento globale che sta alterando la circolazione atmosferica e oceanica, quindi da un effetto serra eccessivo che trattiene il calore nell’atmosfera, le conseguenze minime che avrebbe avuto El Niño, si fanno decisamente significative, sia in Europa che nel resto dei continenti facenti parte del nostro emisfero, e non solo dell’emisfero australe. Ricorderemo sicuramente, l’ondata di siccità che ha colpito la California e le successive e improvvise piogge torrenziali, la formazione di anticicloni di blocco sull’Europa centro-occidentale e sulla nostra penisola, favorevoli o che giustificano un Inverno particolarmente siccitoso e relativamente mite, nonché nebbioso e foriero di inquinamento per via sia della presenza del promontorio in quota che dell’Anticiclone delle Azzorre, esso quasi sempre latitante negli ultimi anni e consenziente nel raggiungere temporaneamente il nord-est del continente, le alterne circolazioni a bilancia e altri fattori pronti ad evidenziare una stagione invernale composta solo da alcune parantesi fredde che hanno consentito le nevicate in montagna.

Le strutture anticicloniche di blocco, fanno sì che le masse d’aria molto fredda raggiungano le latitudini più meridionali, fino a sfiorare le aree Subtropicali, cosicché si scatenano maggiori tempeste di sabbia aizzate dalle correnti discendenti (downburst) delle celle temporalesche o dei cumulonembi, le quali scaricano grandi quantità di pioggia in aree dove il sistema climatico prevede una totale siccità e quindi per l’appunto nelle aree desertiche, ove in Inverno arriva persino qualche fiocco di neve, proprio per via degli stessi anticicloni di blocco, che spostano l’aria fredda artica verso più basse latitudini, allontanandola soprattutto dalla nostra penisola. Si è notata particolarmente anche la fase piovosa del mese di Ottobre, essa si è presentata particolarmente estrema soprattutto sulla nostra penisola, spingendosi addirittura nel nostro territorio marsicano, ove non sono stati esenti nubifragi e/o alluvioni, strettamente annessi alla trasformazione degli Uragani in depressione extratropicali, fronti freddi e perturbati che hanno attraversato un Mediterraneo più caldo della norma, nutrendosi di venti molto umidi di Scirocco e contrastando con la complessa orografia territoriale.

Redazione - Il Faro 24

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