Nella fotografia, la clamorosa immagine satellitare dell’Uragano Harvey che sta colpendo il Messico e il Texas, dunque parte degli Stati Uniti, toccando la terraferma (land fall) e acquisendo maggiore intensità (categoria 3/4). Fortunatamente, Harvey ha perso subito dopo potenza, perché non ha avuto sufficiente energia termica, prima tratta dalle acque tropicali del Golfo del Messico, in questo modo è divenuto di categoria 1 e, nelle prossime ore, si trasformerà in una normale perturbazione atlantica. Sembra quasi ricordare l’Uragano Katrina che, nel 2005, fece vittime e devastazione, in particolare a New Orleans, raggiungendo, però, la più alta scala, ossia categoria 5.
I Cicloni Tropicali si innescano da ammassi cumuliformi spesso generati dalla convergenza degli Alisei, ovvero i venti che provengono da nord-est per quanto riguarda l’emisfero settentrionale (boreale) e da sud-est per quanto concerne l’emisfero meridionale (australe) e si incontrano nella cosiddetta zona ITCZ (zona di convergenza intertropicale, nel nostro emisfero situata a cavallo tra il Tropico del Cancro e l’Equatore. Quando questa linea di demarcazione tra i due Alisei (Trade Winds) si innalza decisamente, nel nostro emisfero si rinforza l’Anticiclone nord-africano ma, dall’altra parte, si sposta più a nord del Tropico la convergenza tra i due venti che, a sua volta, favorisce una spinta ascensionale (spinta di Archimede) molto efficace, tanto da consentire la formazione dei moti convettivi, ossia delle correnti ascendenti e discendenti e quindi anche nubi cumulonembi o temporalesche, per espansione adiabatica delle massa d’aria, che tendono a raffreddarsi salendo verso quote via via maggiori. I venti Alisei predominanti trasportano tali perturbazioni verso le aree Tropicali oceaniche, ove la temperatura superficiale marina è particolarmente alta. Il calore latente rilasciato lentamente dalle acque superficiali dell’Atlantico Tropicale e, in tali casi, dal suo bacino, il Golfo del Messico, ad esempio, alimenta eccessivamente la convezione delle nubi cumuliformi, aumentandone forza e intensità. In tali zone, la Forza di Coriolis, indotta dalla rotazione terrestre, è maggiore, cosicché gli intensi venti accelerati dalle correnti di updraft e di downdraft del sistema perturbato, iniziano a ruotare violentemente, nel nostro emisfero in senso antiorario, nonché l’unione dei sistemi temporaleschi della tempesta, fa sì che ci sia una fortissima convergenza in quota nella zona di bassa pressione che tende quindi a diminuire il suo valore di pressione atmosferica (occhio) per via della Subsidenza atmosferica e quindi la discesa verso il basso e la compressione delle masse d’aria, la quale genera un occhio ben visibile attraverso le immagini satellitari. La potenza e la devastazione delle tempeste tropicali è valutata attraverso una scala che, come vi dicevo, va da categoria 1 a categoria 5. I “Medicane” o Tropical Like Cyclones, sono molti simili alle tempeste tropicali perché si generano in presenza di una depressione meteorologica al suolo e l’ingresso di masse d’aria instabile dal Nord Atlantico sul Mediterraneo occidentale, nonché di altri importantissimi fattori quali la superficie marina molto calda che, per l’appunto, li rende simili ai Cicloni Tropicali, tant’è che, l’aspetto è simile agli Uragani o ai Tifoni (a seconda dell’Oceano sul quale si generano). I Cicloni extratropicali, invece, si originano alle medio-alte/medie latitudini, non per convezione come i Cicloni Tropicali, ma dall’incontro di due masse d’aria di natura differente, generalmene una massa d’aria fredda e instabile dal Nord Atlantico mediante una saccatura, e un’altra di matrice Subtropicale o proveniente dal Nord Africa e dalla Siria, quali venti di Ostro e di Scirocco, questi ultimi possono attecchire molta umidità da una superficie marina più calda, trattandosi di venti molto miti d’Inverno e d’Autunno e caldi d’Estate e alla fine della Primavera. La Marsica può esserne interessata, quando, nascendo sulle Baleari, si spostano rapidamente verso est/sud-est, interessando le coste delle due Isole Maggiori, portando nuvolosità e piogge sul nostro territorio abruzzese, come se giungessero normali sistemi nuvolosi di origine atlantica.
Vi ringrazio per l’attenzione.
Riccardo Cicchetti