Nella rubrica “Dialoghi” presentato il libro sul turismo delle radici

“Scoprirsi italiani. I viaggi delle radici in Italia” (Rubbettino) è il volume presentato nell’ambito del 155esimo incontro della rubrica “Dialoghi, la domenica con un libro”. Si sono confrontati Giovanna Di Lello e due dei quattro autori: Marina Gabrieli (coordinatrice nazionale del progetto PNRR “Turismo delle radici” del Ministero degli Affari esteri) e Giuseppe Sommario (coordinatore del progetto di ricerca “Scoprirsi italiani” dell’Università Cattolica di Milano). Gli altri due sono Delfina Licata e Riccardo Giumelli.

Per Di Lello è un “bellissimo volume che nasce dall’esigenza di approfondire il fenomeno dei viaggiatori delle radici e di monitorarlo. Si basa su una ricerca che coinvolge le comunità di italiani residenti all’estero. Un fenomeno su cui sta lavorando anche Il Ministero degli Affari Esteri che porta avanti il progetto ‘Il turismo delle radici – una strategia integrata per la ripresa del settore del turismo nell’Italia post covid-19’, nell’ambito dell’investimento per l’Attrattività dei Borghi del PNRR, con un fondo di circa 20 milioni di euro da investire sui territori segnati dall’emigrazione. Si parla di un’offerta turistica indirizzata agli emigranti e ai loro discendenti, un potenziale di circa 80 milioni di persone. Gli italiani all’estero si sentono italiani per una questione di radici culturali, bisogna valorizzare e recuperare questo legame. Il turismo delle radici non è solo un’opportunità di sviluppo economico ma dev’essere anche una grande occasione di rinascita collettiva, soprattutto dei piccoli paesi dell’entroterra”.

Gabrieli ha detto che “la ricerca che abbiamo realizzato fa emergere l’identikit del viaggiatore delle radici. Esistono differenze tra i viaggiatori di Nordamerica, Sudamerica ed Europa. Questi ultimi appartengono a un’emigrazione più recente che ha mantenuto nel tempo più contatti con la terra d’origine. Poi ci sono diversità in base dall’età e alla storia familiare. Il viaggio delle radici inizia prima della partenza, con la ricerca e la scoperta delle proprie origini. In base a queste e altre caratteristiche si può pensare ad azioni di valorizzazione dei borghi e delle aree interne. Il progetto del Ministero degli Esteri tiene conto della necessità di sentirsi parte di una storia familiare, creare uno scambio di competenze e di conoscenze. Il viaggio delle radici è molto desiderato, il progetto vuole aiutare i piccoli comuni ad orientarsi a costruire un’offerta turistica rivolta agli italiani all’estero. E’ importante sensibilizzare le comunità locali, a partire dalle scuole. Un ruolo fondamentale è ricoperto dagli archivi comunali ed ecclesiastici, vanno migliorate le modalità di accesso e consultazione. Va poi dedicata nell’ambito degli eventi sul territorio un’attenzione al segmento degli italiani all’estero e dei viaggiatori delle radici”.

Sommario ha sottolineato che “partire e restare fanno parte di un’unica storia, le due comunità che vi corrispondono sono tra loro legate in modo indissolubile. Chi parte pensa al giorno di ritorno, chi resta custodisce i luoghi aspettando chi è partito. Si ritorna perché c’è qualcosa che è rimasto. Il viaggio di ritorno comincia alla vigilia della partenza stessa, tutti coloro che partono nutrono il desiderio di esso, da qui nasce il fenomeno della ritornanza, che è tramandata ai discendenti. Il viaggio delle radici è uno spartiacque nella costruzione dell’identità personale ma anche familiare e collettiva. Passaggio importante perché si compia il viaggio delle radici è il riconoscimento da parte della comunità di origine. Riflettere sul turismo delle radici è riflettere sulla nostra storia di migranti, che ha caratteristiche peculiari: il nostro è un Paese di paesi, portiamo all’estero questa particolarità di attaccamento agli aspetti molto locali, dialetti, cibo, usi religiosi, musica. Importante specificare che le radici degli emigrati sono mutevoli e pronte a ibridarsi e allo stesso tempo le comunità all’estero riescono a parlarci di noi, mantenendo elementi che si sono persi. Molti emigranti sono partiti per risparmiare e costruire una casa nei paesi di origine, dice molto sul desiderio di tornare”.

Redazione - Il Faro 24

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