NON VOGLIO UN ABRUZZO PIEGATO A LOGICHE RAZZISTE

Le nostre comunità possono migliorarsi attraverso la giusta integrazione e il rispetto delle diversità culturali. 

Oggi, 27 gennaio, ricorre l’anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, l’orrore assoluto della nostra storia. Milioni di esseri umani sterminati in nome della “razza”. Non soltanto Shoah con sterminio degli ebrei. Auschwitz rappresenta il simbolo della sofferenza, della tortura e della morte di milioni di cittadini europei, di ogni razza e religione.

Questa mattina ho visitato, insieme al Candidato Presidente Giovanni Legnibni, il Campo 78 a Sulmona, una testimonianza terribile di quei tempi oscuri che non dobbiamo mai dimenticare. Mi sono emozionato durante la mia visita, in rigoroso silenzio, a osservare un luogo della vergogna che purtroppo tanti miei coetanei neppure conoscono. Ho 22 anni e i massacri della Seconda Guerra Mondiale li ho solo studiati sui libri. Ma nella mia famiglia, mio nonno Francesco, maresciallo dei Carabinieri, fu deportato in Germania, una delle milioni di persone che subirono le sevizie del Nazismo e della guerra. Mio nonno è stato una testimonianza di quegli orrori, ritornò a casa dopo un lungo calvario e ricominciò a vivere, costruendo la sua famiglia ma senza mai dimenticare. Perchè nulla va dimenticato! 

Da giovane ventiduenne, ho il terrore di questa Italia in cui serpeggia pericolosamente la paura del diverso, della pelle scura, nera, mulatta, della cultura o religione diversa ecc… Siamo nell’era della chiusura (anche mentale), del blocco dei porti, delle navi con poveri immigrati lasciati in balia delle onde e dell’abbandono. Io provengo dalla cultura della accoglienza, sono stato istruito al rispetto della diversità culturale e non mi vergogno di essere tale. La diversità culturale e di razza può essere una risorsa che può migliorare intere comunità. Il problema sta nella creazione dei ghetti, nella mancanza di programmi di integrazione seri che sono fondamentali e obbligatori. L’attuale politica nazionale che stiamo subendo ci sta portando a un tracollo sociale senza precedenti. Tanta gente di colore che si era perfettamente integrata in coraggiosi piani di recupero è costretta a finire per strada, senza una meta. Questa non è integrazione! Questo è disordine sociale! Si rischia un peggioramento della sicurezza delle nostre comunità. Non voglio un Abruzzo piegato a logiche razziste, divorato o sottomesso dalle discutibili politiche nazionali che mirano a creare ghetti o regioni di smistamento di poveracci, senza pensare a un minimo di integrazione. E’ necessaria una svolta culturale e ritornare a studiare la storia. L’arroganza della razza, le ideologie discutibili sulla patria e “prima gli italiani” o “prima gli abruzzesi” appartengono a un oscuro mondo di propaganda senza un briciolo di cultura. L’integrazione intelligente, fatta con coscienza, migliorando le persone e le comunità è la nostra forza e il nostro futuro.  

Francesco Di Felice

Redazione - Il Faro 24

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