di Luigi Fiammata
Si è svolto il Campionato del Mondo di Calcio.
Chi abbia potuto permettersi l’abbonamento ad una televisione satellitare, tra i vari servizi di cui ha usufruito, ha avuto a disposizione anche la possibilità di sospendere la trasmissione della partita, e di riprenderne la riproduzione, magari dopo mezzora, durante la quale avrebbe potuto sbrigare qualcosa che doveva fare proprio in quel momento. Il suo telecomando, gli avrà consentito di riprendere la visione, esattamente dal momento in cui l’ha interrotta e non avrà perso nulla della partita. Avrà potuto viverla integralmente.
In una certa misura, egli, avrà compiuto un piccolo viaggio nel tempo.
Avrà guardato una partita di calcio, mentre quella partita di calcio, in realtà, si trovava in un altro momento, del suo svolgimento. La realtà, sarà andata avanti, ma la riproduzione di quella realtà, per lui, e solo per lui, s’è fermata. E avrà potuto tornare ad andare avanti solo grazie al suo comando. Egli non avrebbe saputo, se vi fosse stato un gol, nel frattempo, o l’espulsione di un calciatore. La realtà, sarà andata avanti, senza di lui. Egli sarà rimasto indietro. Ma, quando avrà ripreso la riproduzione della partita, e l’avrà portata fino alla fine, e poi avrà spento il televisore, sarà successo tutto, anche per lui, come per gli altri e, si sarà accorto alla fine, che la realtà avrà avuto un altro orario: egli avrà saltato, un pezzo di tempo, come se fosse rimasto invischiato nello svolgimento ritardato della partita e poi, avrà recuperato tutto il tempo trascorso senza di lui, in una volta sola.
Questo è quel che accade, in verità, anche ogni volta che ci trovassimo a guardare un vecchio film in bianco e nero, sul nostro televisore di casa. Per noi, e solo per noi, in quel momento, il grande comico Totò, sarebbe tornato in vita, e, recitando, ci regalerebbe tante sane risate. Ma, quando guardiamo un vecchio film, noi sappiamo, di star vivendo una esperienza oltre il tempo della realtà.
Siamo consapevoli dell’esistenza di uno sfasamento.
Potremmo dire, che distinguiamo il vero, la realtà, che comunque continuiamo ad avere intorno, da una sua rappresentazione, che ci coinvolge sul piano emotivo, culturale, ma che è alterata, rispetto alla realtà sensibile che ci circonda. E possiamo farlo, perché possediamo una serie di informazioni: tra queste, una decisiva. Noi sappiamo che Totò, purtroppo, è morto. Egli vive dunque, solo dentro una rappresentazione. Prigioniero di essa, per quanto appaia vitale e comunque capace di generare sensazioni in noi, ogni volta che lo “incontriamo”.
In sostanza, noi possiamo sperimentare, giornalmente, come una esperienza assolutamente “naturale”, la presenza, nello stesso istante, di diversi piani temporali. Ciascuno dei quali interagisce con noi, e ci cambia. La realtà, grazie anche alla tecnologia, ha assunto inedite complessità.
Einstein, disse. “Il tempo, e lo spazio, sono modi in cui pensiamo, e non condizioni in cui viviamo”.
La Teoria della Relatività, ci ha consegnato un Universo molto più difficile da comprendere; più sfuggente ed ambiguo. L’equivalenza tra realtà e verità, l’abbiamo lasciata indietro; alle convinzioni di certi filosofi dell’800.
Oggi, è molto più difficile, avere senso dell’orientamento. Non sempre siamo in grado, di interpretare i segni che la nostra esperienza quotidiana ci consegna e non siamo quasi più in grado di distinguere ed identificare nulla, con nettezza; neanche i rapporti causa-effetto.
Tutto appare come un indistinto flusso di sensazioni, nessuna delle quali, capaci di sedimentare una conoscenza. Questo, sembra essere quel che ci accade, “normalmente”, guardando la televisione, o leggendo un giornale, o accedendo alle pagine di un Social Network.
La Scienza non gode più dello status di “Verità”.
Mentre siamo disponibili ad accettare, come dato incontrovertibile di realtà, che, premendo un tasto possiamo accedere ad un sito internet che ci spieghi in qual modo cucinare una perfetta pasta alla carbonara, non siamo invece disponibili ad accettare, come dato incontrovertibile di realtà, che il vaccino contro la Poliomielite, abbia cancellato, prevenendo l’insorgere della malattia, dalla nostra esperienza quotidiana, la presenza di decine e decine di persone rese invalide gravemente, da quel morbo, sin dalla loro infanzia. E questa assenza di certezza, attraverso l’uso di nuovi “media”, è moltiplicata e rilanciata da un infinito passaparola virtuale, che cancella quasi ogni origine, di una informazione, che, a sua volta, acquisisce uno status di “verità”, solo perché rimbalzata, milioni di volte, da un computer all’altro, in ogni capo del mondo.
Le certezze che scaturiscono dall’uso quotidiano della Tecnologia, sembrano aver sostituito, come dato di verità, il rispetto della Scienza e del Metodo Scientifico. Le informazioni che possono essere reperite, attraverso l’uso della Tecnologia, sostituiscono lo studio, e lo sforzo di comprensione, e accertamento di una verità. Certe volte, sono persino più forti della nostra esperienza quotidiana. Le semplificazioni costituiscono la scorciatoia preferita, per sovvertire i tempi, per ignorare la complessità, per rifugiarsi dentro un mondo a propria misura, non importa quanto irreale.
Il Presidente degli Stati Uniti d’America cancella, con un tratto di penna, centinaia e centinaia di studi scientifici, che, da decenni, ci chiedono di intervenire sul cambiamento climatico della Terra, da noi stessi generato, prima che arrivi la catastrofe, e ci riporta ai primi decenni dell’800, con una politica economica, centrata sul Protezionismo, come avvenne anche nell’imminenza della Prima Guerra Mondiale, e poi ancora della Seconda Guerra Mondiale, dopo la Crisi del 1929.
E diventano paladini del Libero Mercato quei Partiti, e quei movimenti politici, che dovrebbero discendere dalle elaborazioni socialdemocratiche che hanno costruito il fondamentale compromesso tra Capitale e Lavoro, seguito al Secondo Conflitto Mondiale, imbrigliando invece, gli oscuri spiriti del Mercato. Compromesso socialdemocratico, travolto proprio dall’espansione delle dottrine, e dall’abbattimento dei confini nazionali, prodotto dal Libero e Sregolato Mercato, contro cui i Protezionisti, e i Nazionalisti di tutto il mondo oggi si scagliano, pur essendo, spesso, essi stessi, i fautori di un mercato selvaggio e senza regole.
“Il patriottismo è l’ultimo rifugio delle canaglie”, diceva un pensatore politico conservatore inglese, della seconda metà del ‘700, Samuel Johnson; significando che, uno strumentale richiamo a presunti valori nazionali, è, spesso, il grimaldello usato da autentici mascalzoni, per nascondere le proprie malefatte, o le proprie incapacità.
A vincere, il Campionato del Mondo di Calcio, è stata la Francia, con una squadra in cui brillano numerosi figli delle ex-colonie francesi. Per molti, avrebbe vinto l’Africa, non la Francia. Rimarcando una differenza, nel colore della pelle.
Ma il razzismo non c’entra.
Sono loro che sono neri.
E tra i molti responsabili delle migrazioni dei neri d’Africa, ci sarebbe un ebreo, ungherese. Ricco e cosmopolita. E anche opaco finanziere, finanziatore di studi, ma anche speculatore, usuraio, forse. George Soros. Cacciato con una legge ad personam, proprio dall’Ungheria. Esattamente l’Ebreo Errante, quello che scatena lo spirito di rivalsa nazista. Lo stereotipo dell’Ebreo scelto come capro espiatorio generale, raccontato dalla pensatrice liberale tedesca, Hannah Arendt, nelle “Origini del Totalitarismo”.
I protezionismi, i nazionalismi, i totalitarismi, hanno condotto alle guerre; le guerre più devastanti e drammatiche per l’umanità. Nuove guerre sono possibili? Sono possibili, nel mondo di oggi, guerre atomiche?
Cento anni fa, finiva la Prima Guerra Mondiale, e sotto mandato britannico, veniva creato, artificialmente, lo Stato dell’Iraq. La cui storia è un susseguirsi di guerre, di relazioni conflittuali, di tentativi di violenta egemonia Occidentale; di nodi irrisolti, tra Turchia, Siria, Kurdistan, Iran, che ancora oggi segnano la nostra esperienza quotidiana, con il loro legame con il terrorismo islamista globale.
I piani temporali s’intrecciano, e confondono il nostro sguardo. Lo spostano all’indietro, quando vediamo i sozzi germi del razzismo e del fascismo farsi strada oggi. Lo spostano in avanti, mentre guardiamo le nostre paure. La crisi economica che ci precarizza; i processi migratori che ci mettono davanti agli occhi le povertà, e i pericoli del mondo e li fanno entrare in conflitto con le nostre quotidiane diseguaglianze. La rottura, dell’equilibrio ecologico, di cui nessuno prende seriamente responsabilità, e che può compromettere definitivamente la presenza umana sul nostro pianeta.
E non riusciamo più a volgere il nostro sguardo al presente, e a comprenderlo e guidarlo. Mentre scompare la funzione essenziale della Politica, il discorso pubblico, trasparente, sulla Città, sulla Comunità, tutto si perverte in Propaganda, e oscure forze, e oscure potenze, giocano un nuovo tipo di guerra: la guerra delle informazioni. Le notizie possono essere inventate, costruite, manipolate, ignorate. La loro diffusione regolata, artificialmente. Alcuni congegni elettronici, autonomamente, sulla base di una loro programmazione a monte, possono garantire una diffusione universale a certe notizie, vere o false che siano, a discapito di altre.
“Più una civiltà è complessa, e più è essenziale, per la sua esistenza, la salvaguardia del flusso di informazioni; quindi più vulnerabile diventa a ogni turbamento di questo flusso.” Dice James Gleick. La falsa informazione, diviene come la profezia che si autoavvera, studiata dal sociologo Robert Merton. Essa produce un comportamento che, da falsa, la fa divenire vera, reale, le consente di produrre cambiamenti reali.
La posta in gioco è la nostra mente, il nostro consenso, la nostra emozione, il nostro cuore.
Anche se, la base che muove tutto, è la conquista del nostro portafogli. L’uomo ha importanza, solo in quanto, e per quanto, consuma.
Alla realtà, sembra essersi ormai sovrapposta la rappresentazione della realtà.
E, spesso, viviamo persino l’illusione d’essere noi, quelli che, attraverso la nostra conoscenza (manipolata, anche se non lo ammeteremmo mai), svelano una realtà ad altri invisibile. In sostanza, siamo noi stessi, quelli che, inverando una menzogna, le consentono una presa sul reale, mentre immaginiamo d’aver svelato oscuri complotti che volevano tacere al mondo scomode falsissime verità.
In realtà, io scrivo queste parole dal futuro.
Da un momento in cui avremo smesso, di cercare risposte, domandando alle nostre paure.
Da un momento in cui, essendo tornati ad investire sulla Scuola e sull’Università, pubbliche, avremmo permesso alle persone, uomini e donne, di sviluppare un pensiero critico, e libero.
Da un momento in cui avremo smesso, di indicare strade nuove, solo per continuare ad agitare quelle vecchie, come bandiere di una propaganda sempre più ributtante.
Da un momento in cui avremo affrontato davvero, con Giustizia, il rapporto tra l’esistenza di confini nazionali, e la necessità che quei confini siano percorsi dalle persone e dalle merci. E non solo dal denaro.
Da un momento in cui l’identità nazionale sia frutto di una cultura condivisa, e di una vita sotto il governo delle stesse leggi costruite insieme, e non una fittizia medaglia appiccicata sul bavero di chi strilla più forte ed è pallido di carnagione.
Da un momento in cui sia ripresa la ricerca, per trovare le risposte alle prime parole scritte sul Programma Fondamentale della Socialdemocrazia tedesca di Bad Godesberg nel 1959:
“L’uomo ha scatenato le forze elementari dell’atomo, e ne teme ora le conseguenze; l’uomo ha sviluppato al massimo le forze produttive, senza assicurare a tutti una parte equa; l’uomo può garantire la pace mondiale, se egli rafforza l’ordinamento giuridico internazionale, riduce la diffidenza che regna tra i popoli e impedisce la corsa agli armamenti”.
Ancora, il passato interroga il futuro.
Ma dipende da noi, se ci sarà, un futuro