Quando si verifica una tragedia l’opinione pubblica è sempre pronta ad esaltarli, a definirli come “angeli”. Quando poi la routine torna a farla da padrone nella quotidianità italiana finiscono di nuovo nel dimenticatoio. Un dimenticatoio fatto da mille difficoltà, da lotte, da ingiustizie. I vigili del fuoco, gli eroi che scavano nelle macerie, gli eroi che domano gli incendi, una categoria bistratta che viene esaltata solo nei momenti del bisogno.
Nelle zone colpite da sisma del 24 agosto sono presenti più di 1000 vigili del fuoco tra unità operative e funzionari tecnici. Le vite salvate ammontano a 238, un numero quasi pari a quello delle vittime (292). Le lodi non faticano ad arrivare, dal presidente del consiglio a quello della Repubblica passando per tutti i mezzi di informazione. Ma chi sono in reatà gli eroi delle macerie? La risposta è facile, sono uno degli specchi dell’Italia attuale.
Il corpo dei vigili del fuoco, dipendente dal Ministero dell’Interno così come la Polizia, lotta da anni contro la disparità di trattamento rispetto alle altre forze dell’ordine, contro gli organici ridotti, contro i mezzi a disposizione carenti. Disparità che sfociano in retribuzioni più basse rispetto agli altri corpi (1300 euro al mese che possono diventare 1500 dopo 30 anni di carriera, da 300 a 700 euro in meno rispetto alla Polizia), in un sistema contributivo che li priva della norma dei “sei scatti” (ogni cinque anni di servizio operativo se ne ottengono sei ai fini pensionistici), in un organico carente che ha necessariamente bisogno di nuovi innesti. Sono circa 30mila i vigili del fuoco operativi più 6mila tra dirigenti, direttori e funzionari. Un numero esiguo, pesantemente colpito dalla crisi e dalla conseguente spending review. Molti sono i “discontinui” (l’equivalente dei cosiddetti “precari”) ovvero vigili del fuoco che vengono chiamati per un periodo di 20 giorni cioè il limite massimo dopo il quale scatta l’obbligo di assunzione. Dopo 20 giorni, i discontinui effettuano una pausa di 48 ore per poi tornare ad essere operativi per altri 20 giorni. Un metodo, questo, largamente diffuso che ha coinvolto molti vigili precari sia nel terremoto de L’Aquila che in quello di Amatrice, Accumoli ed Arquata del Tronto.
Una categoria di lavoratori ma, soprattuto, di persone, uomini e donne, che lottano come milioni di italiani. Una lotta contro le ingiustizie e le disparità di trattamento che non infuenza minimamente il lavoro dei vigili del fuoco. Il loro “credo” è e deve essere più forte di tutto. D’altronde gli eroi non ne hanno bisogno. Perchè non è eroe solo chi ha una spada o un mantello, e l’Italia sta scoprendo sempre più eroi umani.