Nei giorni scorsi, il calcio italiano ha salutato e reso il giusto omaggio ad uno dei più grandi giocatori degli ultimi vent’anni, ovvero Francesco Totti, il quale ha lasciato, contro la sua voglia, il campionato italiano, alla “veneranda” età di 40 anni suonati.
L’ex capitano giallorosso, però, nonostante non sia più un ragazzino, non sembra intenzionato ad appendere le scarpe al chiodo, perché la voglia di giocare non è passata e forse non passerà mai, quindi non è detto che non continui a calcare i campi di gioco ancora da qualche altra parte nel mondo.
Anche in terra marsicana c’è un ragazzino di 49 primavere, che ha alle spalle più di trent’anni di onorata carriera, dove ha scritto pagine indelebili del calcio marsicano con le casacche, tra le altre, del Luco, dell’Avezzano e del Pescina Valle Del Giovenco. Anche lui, come Totti, non ne vuole affatto sapere di dare l’addio al calcio giocato, il suo nome è ovviamente Sante Occhiuzzi.
Noi di Marsicasportiva.it, abbiamo fatto una bella chiacchierata con il grande Sante per ripercorrere le tappe più belle della sua lunghissima e gloriosa carriera.
Sante, sei sicuramente una figura simbolo del calcio dilettantistico marsicano. Quali sono i più bei ricordi che ti porti dietro dalla tua longeva carriera?
“I ricordi sono tanti e soprattutto belli, tra questi ricordo con molto piacere sicuramente tutti i 12 campionati vinti, anzi per essere precisi 12 e mezzo. La più bella stagione a livello di risultati è stata quella in cui , con il Luco Dei Marsi, abbiamo vinto il campionato di Eccellenza, la coppa Italia regionale – dove ho fatto anche una doppietta in finale – e siamo arrivati in semifinale nelle fasi nazionali della coppa.
Da un punto di vista emozionale è stato molto bello anche il campionato vinto con il Pescina Valle Del Giovenco, sotto la guida di un maestro come il presidente Angeloni.”
Hai giocato più di 800 partite in più di trent’anni di carriera, delle quali circa 450 in serie D e le restanti, prevalentemente, tra Eccellenza e Promozione. Considerando le tue grandi doti tecniche, hai qualche rimpianto? Potevi ambire ad una carriera nel calcio professionistico?
“In passato il calcio dilettantistico era diverso rispetto a quello di oggi. Ricordo che il Luco pagò 18 milioni di Lire per acquistare il mio cartellino, facendo un investimento non indifferente. Tutto ciò faceva sì che si era molto vincolati alla propria squadra di appartenenza ed i trasferimenti erano, così, più difficili e meno frequenti rispetto ad adesso.
Forse se avessi conosciuto prima delle persone come il mister Angelone, probabilmente avrei avuto la possibilità di giocare tra i professionisti, chissà!
Qualche rimpianto quindi c’è, ma allo stesso tempo sono comunque molto contento di tutto quello che ho fatto, del lavoro che ho svolto e di tutto ciò che ho realizzato.”
Come è andata quest’ultima stagione, in prima categoria, con la casacca del Venere?
“Quest’anno per me è stata la prima “vera” esperienza in prima categoria anche se ci ho giocato già per due stagioni, ma militavo in delle squadre che avevano mentalità, obiettivi e qualità di categorie superiori.
Quest’anno, per la prima volta, ho affrontato le varie problematiche che possono manifestarsi nelle squadre di categorie inferiori, dove il calcio è solo un divertimento, un passatempo e giustamente si deve dare la precedenza a cose di maggiore importanza.
La stagione era partita bene, ma poi nel corso dell’anno ci sono stati dei problemi di coesione del gruppo che si è un po’ sfaldato.
Ci si allenava in pochi e, quindi, tutto questo ha portato a diverse problematiche.
Nonostante ciò, abbiamo fatto delle buone partite, mettendo in difficoltà tutte le squadre più forti del torneo, ma senza dubbio la stagione non è stata delle migliori.”
Sante il prossimo anno che cosa farai? Continuerai ancora a stupirci da qualche parte o appenderai definitivamente gli scarpini?
“Da una parte ci sarebbe la possibilità di lasciare definitivamente il calcio, ma dall’altra c’è la voglia di continuare almeno un altro anno, per raggiungere, così, il grande traguardo di giocare fino a cinquant’anni. Vediamo cosa succederà, se mi verrà proposta una nuova sfida che mi stimoli e che mi affascini, sarei sicuramente ben felice di giocare ancora.”
Qual è stato il tuo segreto per avere una carriera così longeva?
“L’allenamento, non c’è nessun’altro segreto, fare allenamento per me è diventato un bisogno fisiologico come mangiare, bere e dormire.
Anche quando la stagione sportiva termina, io continuo sempre ad allenarmi.
Vorrei lanciare questo mio messaggio proprio ai giovani di oggi che, invece, hanno poco la cultura dell’allenamento. Non ci sono segreti quindi, l’importante è avere sempre la voglia, la passione e soprattutto la testa per poter giocare a pallone.”
Marco Rosati
Fonte @MarsicaSportiva.it
Alcune immagini che ripercorrono la carriera di Sante Occhiuzzi: