È ormai un bollettino di guerra quello della Casa Circondariale di Pescara
Continuano
le aggressioni al personale, continuano gli eventi critici nel carcere
pescarese e i poliziotti penitenziari sono sempre meno e sempre più stressati.
Poco prima delle feste natalizie due detenuti algerini hanno dapprima creato
subbuglio in un reparto, verso sera, generando una vera e propria rissa contro
i restanti detenuti dello stesso reparto e l’indomani appiccavano fuoco al
materasso nella camera in cui erano stati successivamente ubicati: in entrambi
i casi il personale è intervenuto tempestivamente e con non poche fatiche è
riuscito a ripristinare l’ordine e a tutelare l’incolumità dei detenuti. In
particolare, nelle fasi concitate dell’incendio, nonostante l’ostacolo maggiore
fosse il fumo intenso che ha invaso in un attimo tutto il settore, il personale
interveniva prontamente malgrado l’indisponibilità di adeguati dispositivi di
protezione e portava eroicamente in salvo i due detenuti incolumi. Tre
poliziotti intervenuti invece hanno dovuto far ricorso alle cure del caso
nell’infermeria dell’istituto ed un altro è stato inviato al Pronto Soccorso
avendo riportato delle lesioni, con successiva sottoposizione ad intervento
chirurgico.
Nei giorni scorsi sono stati duplici i tentativi di aggressione da parte di detenuti nei confronti del personale di Polizia Penitenziaria, “colpevole” di aver dato risposte che i detenuti non hanno gradito, non vedendosi assecondati nei loro voleri, un detenuto di nazionalità Italiana cercava di colpire il Poliziotto Penitenziario di servizio sul piano con un piede del tavolo appena divelto, per sua fortuna l’agente riusciva a schivarlo.
Nel pomeriggio di martedì scorso si sono verificati diversi eventi critici, i quali, oltre a rappresentare turbamento per l’ordine e la sicurezza interni dell’istituto, sono culminati con l’invio dei detenuti presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Civile cittadino.
Il
personale che era in servizio, necessario a soddisfare appena le esigenze
minime interne dell’istituto, ha dovuto farsi carico quindi anche delle esigenze
straordinarie venutesi a creare ed in particolare dell’accompagnamento quasi
congiunto dei detenuti presso l’ospedale pescarese per le cure del caso.
La situazione è ulteriormente aggravata dal non utilizzo presso l’ospedale
Civile di Pescara, del reparto dedicato al ricovero dei detenuti, a causa della
carenza del personale sanitario.
I detenuti per tanto vengono ricoverati in vari reparti a seconda della loro
diagnosi con un maggiore impiego di unità di Polizia, e con evidenti rischi per
la sicurezza pubblica.
Facciamo
solo alcuni esempi:
Un detenuto dello Sri Lanka, a causa malessere veniva inviato d’urgenza presso
il nosocomio ed ivi restava ricoverato.
Un detenuto di origine italiana, in segno di protesta, ha inchiodato il suo
scroto allo sgabello in legno datogli in dotazione per sedersi: è stato
necessario l’intervento del personale medico del 118 per la rimozione del
chiodo di ferro e le cure del caso.
Un detenuto di origine tunisina, dopo aver destabilizzato l’ordine in diversi
reparti dell’istituto, ricavandone incompatibilità con la maggior parte dei
detenuti, veniva quindi separato dalla popolazione detenuta in via cautelare ma
nella camera ove è stato allocato, ha distrutto la finestra per poi ingoiare
dei piccoli pezzi di vetro e di ferro. Veniva pertanto inviato d’urgenza al
Pronto soccorso ove restava ricoverato sino alla tarda mattinata di ieri per le
cure e gli accertamenti del caso.
Il personale impiegato in via d’urgenza non solo non riusciva quindi a
consumare il pasto serale spettante (cosa che oramai avviene puntualmente
quando si rende necessario l’invio di detenuti presso l’ospedale) ma si è
ritrovato costretto ad effettuare doppi turni di servizio, per un totale di 16
ore, al fine di assicurare i compiti di scorta dei detenuti inviati in
ospedale.
E cosa ancor più inaudita, è che uno dei piantonamenti è stato assicurato nella mattinata di ieri da una sola unità di vigilanza per l’intero turno!…, segno evidente di esaurimento delle risorse umane.
La
situazione nella Casa Circondariale pescarese non ha più definizione che possa
far percepire lo stato di gravità in cui versa: il personale, allo stremo delle
forze e per tale motivo in stato d’agitazione oramai da diverso tempo, continua
però a non ricevere il benché minimo cenno di risposta e quindi di interesse da
parte dell’Amministrazione Penitenziaria.
Tale situazione di criticità di fattori inversamente proporzionali (sempre più
detenuti e meno personale di vigilanza), di continua emergenza, ha ingenerato
un profondo malessere tra il personale il quale impegnato ogni giorno nella
gestione dei detenuti con costante competenza ed umanità, serietà e coraggio,
non regge più i ritmi quotidiani che il servizio nella sua interezza richiede,
non mancando altresì di vedersi sottacere i diritti spettanti, primi fra i
quali il recupero psicofisico o una semplice pausa pranzo o cena che sia.
E di poche ore fa l’ultimo evento critico, detenuto Tunisino per protesta dal
passeggio sale sul tetto.
A queste condizioni, per quanto tempo ancora i Poliziotti Penitenziari dovranno
sacrificarsi per quello che rappresenta il proprio lavoro?
La domanda viene rivolta a chi dovrebbe tutelare i propri dipendenti ma che
probabilmente antepone altre priorità a quella della sicurezza pubblica.
IL
SEGRETARIO REGIONALE U.S.P.P.
Sabino Petrongolo