Quando si affronta il tema del gioco d’azzardo, si parla spesso delle problematiche ad esso collegate. Il termine per definirle è ludopatia, una dipendenza che affligge molti giocatori. Cerchiamo di capire di cosa si tratta, e se la passione per il gioco può essere un sintomo di una malattia mentale. Chi gioca sognando di vincere la lotteria è soltanto un sognatore in fuga dalla realtà o è da considerarsi malato?
In Italia il servizio sanitario nazionale offre percorsi di cura per chi ha problemi con il gioco. Questi prevedono anche il supporto psicologico gratuito, e vengono trattati al pari di altre dipendenze.
Sul tema del gioco vi sono stati molti studi cognitivi e ricerche della scuola psicoterapia cognitivo comportamentale. Tra i primi a occuparsene vi sono stati gli psicanalisti. Sigmund Freud analizzò il gioco d’azzardo dello scrittore Fedor Dostoevskij, e lo attribuì a una nevrosi di tipo isterico. Il padre di tutti gli psicanalisti la spiegava con il trauma legato all’assassinio del padre dello scrittore, quando lui era diciottenne. Dostoevskij si sarebbe identificato con l’assassino, e avrebbe poi alleviato il senso di colpa con l’autopunizione attraverso il gioco. In quel caso dunque lo scrittore avrebbe giocato non per vincere, ma per giocare.
Dagli psicanalisti agli studi cognitivi, le teorie sui giocatori d’azzardo
Nel 1957 Edmund Bergler uno degli psicanalisti della scuola americana, individua un meccanismo preciso alla base del gioco d’azzardo. Si tratterebbe del masochismo. Al contrario dell’idea di inseguire il sogno ad occhi aperti di vincere la lotteria, secondo Bergler il giocatore inconsciamente desidera perdere. Il gioco è un’attività autodistruttiva, e continuare nel gioco sperando di perdere è l’autopunizione che placherà i sensi di colpa.
Passando dagli psicanalisti agli studi cognitivi, Ellen Langer ha elaborato il concetto dell’Illusione del controllo. Ci si riferisce al fatto che il giocatore sovrastimi la possibilità di successo rispetto alle probabilità reali. Anche in casi in cui la fortuna ha un ruolo maggiore dell’abilità del giocatore si attiva l’illusione di avere il controllo sui risultati. Gli studi fatti dalla Langer si basano anche su esperimenti con i biglietti della lotteria. A due gruppi di persone venivano dati dei biglietti della lotteria, ma solo uno dei gruppi poteva sceglierli. Alla richiesta di rivenderli, il gruppo che li aveva scelti, chiedeva prezzi più elevati, di chi li aveva ricevuti senza scegliere. Questo mostrava come i giocatori attribuivano maggiore probabilità di vittoria ai biglietti, solo per averli scelti personalmente.
I comportamenti e i pensieri irrazionali dei giocatori
La psicoterapia e le scienze cognitive hanno individuato spesso nei giocatori la presenza di pensieri e comportamenti irrazionali. Mark Griffith, psicologo inglese si è specializzato proprio nel gioco d’azzardo. Egli ha individuato una serie di pensieri irrazionali tipici dei giocatori:
L’illusione del controllo
Attribuzioni flessibili: i fallimenti vengono attribuiti a cause esterne e i successi alle proprie abilità.
Fallacia del giocatore: più tempo si trascorre senza vincere, più è probabile che si vinca.
Correlazioni illusorie: comportamenti al limite della superstizione che stabiliscono relazioni tra azioni non collegate.
Frequenza assoluta: misurare il proprio successo al gioco solo in base alle vincite, senza calcolare le perdite.
Queste sono alcune delle distorsioni individuate dalla scuola di psicoterapia cognitivo comportamentale per spiegare il comportamento dei giocatori.
Il gioco d’azzardo patologico viene classificato come un Disturbo di controllo degli Impulsi. Non è stato ancora accertato se alla base di esso vi sia una psicopatia. Di certo vi sono delle caratteristiche che associano il gioco d’azzardo a comportamenti psicopatici. Come la perseveranza, che impedisce di fermarsi davanti alle perdite. L’intolleranza del fallimento e la rincorsa al recupero, il disinteresse per le conseguenze, il pensiero fisso del gioco.
Sottolineamo come non vi sia niente di male nel giocare per divertimento. Chi compra un po’ di biglietti della lotteria sperando di vincere non ha bisogno di un bravo psicoterapeuta. Il problema sorge quando il gioco si trasforma in una ossessione, quando si deve giocare per forza, quando non ci si diverte più e quindi il gioco nuoce alla salute. Quando si continua a giocare finendo col rovinare anche le relazioni sociali e familiari.