Il colpo di mano per lo spostamento a Pescara della sede di Confindustria regionale, da sempre presente a L’Aquila nella iconica sede storica a righe di Pile, fa indignare ANCE L’Aquila, costola autonoma degli edili dentro l’associazione degli industriali, che tramite la sua rappresentanza regionale prende parte al Consiglio di Presidenza confindustriale che dovrà esprimersi sul voto il prossimo 16 febbraio.
ANCE L’Aquila, tramite il suo Presidente Gianni Frattale, prende posizione parlando di “assoluto affronto alla dignità del capoluogo di regione che per vocazione è deputato ad ospitare enti ed organizzazioni, garantendo così neutralità di azione a garanzia di tutti i territori, in una logica di rispetto e riconoscimento reciproco”.
Una prassi questa dal forte contenuto simbolico, oltre che di funzione, che oggi viene tradita per eccesso di arroganza e che si rivela sbagliata sotto l’aspetto del metodo, del merito e dello scopo.
Maldestra nel metodo perché lo spostamento della sede viene inserita senza alcun ragionamento e condivisione preliminari tra le modifiche dello Statuto da approvare tra quattro giorni, senza aver meritato nemmeno un punto all’ordine del giorno di precedenti Consigli di Presidenza.
Il metodo è lo stesso con cui nei mesi scorsi si è presentata al nostro sistema la fusione delle confindustrie di Chieti, Pescara e Teramo, avvenuta con metodi carbonari e mai condivisa o preannunciata.
Offensiva nel merito perché umilia ancora una volta L’Aquila nel suo ruolo di capoluogo, scelta elettiva in tutta Italia per le sedi della rappresentanza regionale di Confindustria.
Il grido allo scippo ormai è macchiettistico, come lo è il mai sopito istinto di prevaricazione territoriale della costa sulle zone interne che evoca i tempi sbiaditi dei sampietrini.
E’ ridicolo che ancora oggi i territori si affrontino a colpi di sgarbi istituzionali senza capire che o l’Abruzzo si immagina come potenziale unitario di risorse per lo sviluppo o è destinato a restare sud nelle impegnative sfide economiche delle macro-aree.
Infine è insensata e gratuita nello scopo, a meno che non si voglia immaginare che l’iniziativa punti in futuro a “conquistare”, parola che rientra nella logica predatoria finora adottata, la nostra Camera di Commercio Gran Sasso d’Italia di recente costituita tra L’Aquila e Teramo.
Mi viene il dubbio, mai abbastanza macchinoso a questo punto, dato l’arrivismo sconsiderato della dirigenza che ha ordito questo disegno machiavellico, che la prossima rappresentanza di Confindustria Medio Adriatico dentro l’istituto camerale possa essere incarnata da un rappresentante di Pescara, magari anche eletto alla presidenza.
I sogni egemonici della costa sarebbero finalmente realtà e L’Aquila e le zone interne il feudo di montagna”.