UN LIBRO PER COMMEMORARE IL COL. FRANCESCO ROSSI, NEL CENTENARIO DELLA SUA MORTE

Si è tenuta l’11 novembre scorso a Paganica, presentando il volume “Cento anni fa la Grande GuerraIl contributo reso dai cittadini in armi del Comune di Paganica” di Fernando Rossi (GTE, L’Aquila, 2017), un’intera giornata di convegno storico presso la Sala conferenze del Centro Pastorale San Giustino. Organizzato dal Gruppo Alpini di Paganica, che celebrava l’80° anniversario dalla fondazione, il Convegno ha preso avvio alle 10 del mattino con il saluto d’apertura del Capogruppo Raffaele Vivio e con i saluti non formali del sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, del vicepresidente della Regione, Giovanni Lolli, della senatrice Stefania Pezzopane, del Gen.Rino De Vito, già Comandante Regionale “Abruzzo” dell’Esercito, e del presidente dell’ANA Sezione Abruzzi, Pietro D’Alfonso.

 

La giornata di Convegno si è svolto attraverso significativi interventi sulla Grande Guerra, combattuta con onore da tanti abruzzesi. Tra essi spicca la figura del Colonnello Francesco Rossi, 43° Comandante del Reggimento “Piemonte Reale Cavalleria”, nato a Paganica il 4 dicembre 1865 e caduto in combattimento a Campagna di Cessalto il 9 novembre 1917.Sono stati relatori al Convegno,oltre aFernando Rossi, autore del corposo volume, il Presidente Emerito del SenatoFranco Marini, presidente del Comitato storico scientifico per gli Anniversari d’interesse nazionale, Walter Capezzali, presidente della Deputazione Abruzzese di Storia Patria, Daniela Nardecchia, direttrice dell’Archivio di Stato dell’Aquila, il Col. Stefano Santoro, 95° Comandante del Piemonte Cavalleria, Marco Fanfani, presidente della Fondazione Carispaq, Antonio Rossi Tascioni, familiare del Col. Francesco Rossi, e Goffredo Palmerini. I lavori sono stati coordinati dai giornalisti Massimo AlesiieGiustino Parisse.

 

Al Col. Francesco Rossi sono state dedicate, in particolare, le manifestazioni del 12 novembre al Santuario della Madonna D’Appari, nei cui pressi è scavato nella roccia il Sacello che conserva le sue spoglie. Con una toccante e sobria cerimonia, seguita alla sfilata dei gruppi alpini delle Sezioni Abruzzi e Vittorio Veneto e delle associazioni d’Arma, partita dal monumento ai Caduti di Paganica, è stata deposta da alpini scalatori una corona d’alloro al Sacello, mentredalla cima della roccia è stato calato un grande tricolore.Dopo gli onori militari la celebrazione eucaristica nello splendido Santuario, del XIII secolo, interamente affrescato, officiata da don Federico Palmerini. Nell’omelia, rendendo onore ai caduti della Grande Guerra, il celebrante ha richiamato la lettera che papa Benedetto XV rivolse il 1° agosto 1917 ai belligeranti perché cessasse la “inutile strage”, un’invocazione rimasta purtroppo senza esito. Ogni guerra lascia le motivazioni per quella successiva. Come Benedetto XV, anche altri pontefici, e da ultimi Giovanni Paolo II e papa Francesco, hanno invocato il dialogo e la mediazione diplomatica tra popoli per risolvere le controversie internazionali, essendo la Pace un valore universale. Per arricchire le due giornate di eventiè stata allestita nei locali del Palazzo Ducale di Paganica una Mostra Storica,che resterà aperta fino al 19 novembre. Vi sono esposti reperti e documenti inediti, divise e equipaggiamenti della Grande Guerra messi a disposizione dal 9° Reggimento Alpini “L’Aquila” e dall’associazione di Azione Civica “Jemo ‘Nnanzi”. La mostra è curata dal Gruppo Alpini e dal Nucleo di Protezione Civile ANA di Paganica. Questa che segue è la sintesi del contributo portato al Convegno da chi scrive.

 

Quando l’anno scorso il Gruppo Alpini di Paganica, immaginando le iniziative per la triplice ricorrenza che nel 2017 si sarebbe incrociata, pensò di realizzare una pubblicazione che rendesse non effimero questo passaggio nella piccola storia della nostra comunità, ne fui davvero lieto. E trovai che la scelta meritava il rispetto e il plauso dovuto verso chi, pur celebrando ricorrenze – gli anniversari di fondazione del Gruppo e il Centenario della morte di Francesco Rossi, nel contesto delle manifestazioni centenarie della Grande Guerra – che di solito mutuano la consuetudine dei loro riti, prediligeva anche l’impegnativa prova di lasciar traccia duratura nella Memoria della collettività con una ricerca storica e con la pubblicazione d’un libro che ne desse conto. Non si sapeva ancora, in quel giorno di novembre del 2016, quale dimensione avrebbe dovuto avere la ricerca, allora pensata almeno per documentare tutti i Caduti nel Primo Conflitto mondiale dell’ex Comune di Paganica. Quel che oggi viene alla luce, con questo prezioso volume di Fernando Rossi, è invece molto di più, il risultato del grande lavoro in progressione portato avanti in questi mesi con un’impegnativa e certosina opera di ricerca negli archivi pubblici e privati.

 

E tuttavia, sebbene le varie fasi della ricerca abbiano maturato una costante riflessione a più voci, occorre subito dire che la qualità del risultatoeil merito vero spettano all’Autore del corposo volume.Fernando Rossi è un cittadino esemplare cui la comunità paganichese mai sarà adeguatamente grata per l’opera appassionata che da quasi vent’anni svolge, mettendo generosamente nella disponibilità dei suoi concittadini il frutto delle sue multiformi ricerche, contribuendo così, in modo davvero straordinario, ad arricchire la Memoria collettiva della nostra comunità. Anzi,contribuendo altresì a rafforzare quel vincolo di valori e di memoria condivisa che costituisce l’essenza stessa d’una comunità, a differenza d’un indefinito aggregato di abitatori d’un luogo. La funzione dei ricercatori e degli storici locali è dunque rilevante. Meritoria non solo per il portato intrinseco dell’opera che conducono, ma soprattutto per il consolidamento del senso di comunità alimentato dalla conoscenza delle radici e delle vicende storiche che nei secoli hanno interessato la comunità cui si appartiene. D’altronde, è proprio dalle piccole storie di singoli e comunitàche si costruisce la grande Storia, essendo le storie locali tessere del vasto mosaico della Storia nazionale.

 

Occorre dunque esser grati al Gruppo Alpini “Mario Rossi” per aver avuto l’intuizione di celebrare le ricorrenze citate con la pubblicazione d’un libro, ma sopra tutto esser grati a Fernando Rossiper aver messo il meglio del suo talento, della sua passione di ricercatore, della sua generosità verso Paganica, qui intesa come collettività dell’antico Comune soppresso nel luglio del 1927. La ricerca che Fernando rende alla nostra comunità, attraverso questo libro, è ben più vasta dell’ipotesi originale. Egli offre a Paganica – con le frazioni di Bazzano, Onna, Pescomaggiore, San Gregorio e Tempera – non solo una ricognizione puntuale degli 88Caduti nella Grande Guerra, ma anche di tutti i Reduci, oltre 600, ciascuno con l’accurata trascrizione, dai fogli matricolari, dei reparti militari dov’essi furono inquadrati, degli eventi e dei contesti bellici vissuti da ciascuno. Un lavoro davvero significativo che valorizza questa ricerca, per la sua strutturalità ed omogeneità d’impostazione, dandogli un respiro storico importante, specchio della dimensione complessiva del contributo paganichese alla Grande Guerra. Ancor più è prezioso, poi, per l’eccellente lavoro sulla biografia del Col. Francesco Rossi, Comandante del Reggimento Piemonte Reale Cavalleria, Medaglia d’Oro al Valor Militare, caduto eroicamente a Campagna di Cessalto il 9 novembre 1917. Rilevante l’opera di ricostruzione della vita dell’Eroe, integrando l’esistente biografia con la documentazione acquisita da altre fonti e con atti ufficiali e documenti autografi assunti dall’archivio privato del Col. Rossi, custodito dalla famiglia Rossi Tascioni e ora resoa pienaconoscenza dei lettori. Sicché del Col. Francesco Rossi oggi possiamo avere un’immagine di certo più compiuta: della sua indole, della sua etica militare, dei suoi valori morali. E della sua profonda umanità.Dunque, è per noi tutti una vera scoperta!

 

Questo importante lavoro di ricerca storica, condotto con grande scrupolo da Fernando Rossi, con le biografie di guerra dei nostri concittadini meticolosamente trascritte dai fogli matricolari, con il ricco corredo fotografico di documenti, lettere, riconoscimenti, decorazioni, cimeli e ricordi dal fronte, messi a disposizione dalle rispettive famiglie, conferiscono ai Reduci della Grande Guerrala dignità, il rispetto e la gratitudine profonda che si conviene verso chi ha servito la Patria. E a chi l’ha servita fino all’estremo sacrificio della vita, persa sul fronte, nei campi di battaglia o negli ospedali militari, rende l’Onore dovutoverso coloro che con immani sofferenze ed eroismi completarono il Risorgimento d’Italia. Nelle terribili giornate vissutein trincea e negli assalti d’una cruenta guerra di posizione, giovani di tutte le contrade d’Italia parlarono nei loro dialetti e cercarono di comprendersi. In quella Guerra di dolore e di sangue, che avrebbe fatto oltre 650 mila morti, nacque davvero l’Italia unita, che si conosceva e riconosceva nei suoi figli, dalle Alpi a Lampedusa.

 

Goffredo Palmerini

Redazione - Il Faro 24

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