“Le condizioni di abbandono e degrado in cui versa la strada parco sono in realtà lo specchio di un’amministrazione comunale e di una sinistra che, in quattro anni di governo della città, non sono state capace di decidere sul suo futuro. Non hanno mandato avanti il progetto della filovia, come sarebbe stato giusto e legittimo, visto che quell’asse stradale, via Castellamare, è stato riqualificato dalla giunta Pace grazie ai fondi ottenuti dal Ministero per realizzarvi non un parco, ma una corsia preferenziale veloce per mezzi pubblici a basso impatto ambientale. Ma non hanno neanche avuto il coraggio di revocare definitivamente il progetto, assumendosene le responsabilità ovviamente sotto il profilo contabile. E allora pilatescamente il sindaco Alessandrini, come già aveva fatto il suo pigmalione Luciano D’Alfonso, ha semplicemente deciso di ‘non decidere’ e di lasciar morire quell’asse dopo una lunga triste agonia, cedendo alle pressioni di pochi residenti irriducibili e di chi, garantendo il blocco della filovia, c’ha vinto le elezioni del 2014. Peccato che nessuno avesse spiegato ai residenti che l’alternativa al filobus era il degrado che oggi è sotto gli occhi di tutti”. È l’amara considerazione dell’avvocato Berardino Fiorilli, promotore dell’Associazione ‘Pescara – Mi piace’, commentando le ultime notizie circa le condizioni di abbandono in cui versa la strada parco.
“La verità storica è chiara ed è sotto gli occhi di tutti – ha detto l’avvocato Fiorilli -: senza il progetto della filovia, le amministrazioni comunali che si sono succedute nel tempo non avrebbero mai avuto le risorse necessarie per riqualificare l’ex tracciato ferroviario, oggi via Castellamare. Il sindaco Carlo Pace e l’onorevole Nino Sospiri, negli anni ’90, hanno invece avuto l’intuizione e la lungimiranza di pensare a un nuovo utilizzo di quell’asse che fosse capace anche di allentare la morsa del traffico e dello smog nel centro cittadino, ovvero trasformarlo in una corsia preferenziale per nuovi mezzi pubblici, veloci, moderni a basso impatto ambientale, ovvero il filobus, pensando al collegamento tra Montesilvano-Pescara-nuovo Tribunale-aeroporto e Francavilla al Mare. E in quel progetto innovativo hanno avuto una capacità progettuale tale da pensare anche a realizzare corsie per le bici e spazi per i pedoni. Ma da qui a chiamare quella lunga striscia d’asfalto ‘parco’ c’è poi voluta la fantasia di chi ha strumentalizzato quel cantiere pretendendo, di fatto, di privatizzare quell’asse e di sottrarre alla città il diritto di portare avanti il progetto della filovia. Di fatto ci sono riusciti: il progetto è concretamente bloccato da decenni, chiuso in un limbo, sperando, forse, che qualcuno, prima o poi, se lo dimentichi. Purtroppo però gli effetti di quel limbo oggi li viviamo e li vediamo: Pescara non ha una corsia preferenziale per mezzi pubblici innovativi che siano alternativi al traffico privato, ogni giorno da Montesilvano continuano a entrare decine di migliaia di mezzi privati che congestionano il centro cittadino creando quella trappola di smog e polveri che sta avvelenando il nostro territorio senza che il sindaco Alessandrini muova un dito o adotti un qualunque provvedimento per arginare il fenomeno, come peraltro sarebbe obbligato a fare per legge. Dall’altro lato, il vecchio tracciato ferroviario è divenuto quel luogo di degrado, sporco, brutto, alla mercè di vandali e incivili, che oggi vediamo, ed era scontato che questo accadesse. Via Castellamare oggi, grazie ai vari comitati di lotta e di governo e grazie al Pd, non è né carne né pesce, non è una strada per mezzi pubblici, non è un asse per auto private, men che meno è un parco, ma è una ‘terra di nessuno’ in cui chi amministra il territorio non osa toccare una virgola per non assumersene, poi, le responsabilità. Chiaramente questo è inaccettabile per rispetto a tutti i pescaresi, non solo quelli che abitano lungo via Castellamare, ma soprattutto quelli che pagano le tasse e che avrebbero tratto un indubbio vantaggio dalla disponibilità di quel mezzo pubblico veloce, sia in termini di vivibilità del territorio che di mobilità. Ora – ha aggiunto l’avvocato Fiorilli – credo che la denuncia clamorosa circa le condizioni inconcepibili in cui versa quell’asse rappresenti un punto di non ritorno per la giunta Alessandrini, uno sbarramento dinanzi al quale il sindaco stesso ha l’obbligo di assumere una decisione: riparare i danni alle infrastrutture causati dalle inadempienze amministrative del suo governo cittadino e mandare avanti con forza il progetto della filovia, che fra l’altro vede assolutamente favorevole il suo assessore Civitarese. Oppure deve avere il coraggio di revocare in maniera definitiva il progetto, assumendosene tutte le responsabilità contabili dinanzi al Ministero alle Infrastrutture e ai Trasporti che ha finanziato i lavori di riqualificazione dell’ex tracciato ferroviario con risorse vincolate alla costruzione della filovia, e dinanzi alla Giustizia Contabile. Quel che è certo è che da oggi non può più giocare a fare l’equilibrista, fra l’altro in modo molto maccheronico, camminando in mezzo al guado, ma è obbligato a fare una scelta su cui la nostra Associazione sarà vigile e pungolante”.