«Ricorre quest’oggi il 107° Anniversario del terremoto della Marsica e la positività al Covid 19 mi impedisce purtroppo di essere presente alle odierne manifestazioni civili e religiose programmate per ricordare la terribile tragedia. Avrei tanto desiderato esprimere con la presenza i miei sentimenti di vicinanza e solidarietà al popolo della Marsica, dal quale mi sono sentito accolto e voluto bene sin da quando ho fatto il mio ingresso in questo territorio. Lo faccio ugualmente nel chiuso e nel silenzio dell’episcopio, elevando al Signore la preghiera per tutti i marsicani rimasti vittime del terremoto e per il bene di una popolazione forte e tenace che nelle difficoltà è capace, più che mai, di ricompattarsi, unificare le forze e rinvigorire la fiducia in Dio.
Il 13 gennaio del 1915 un terremoto dalla potenza devastante colpì la Marsica e distrusse la città di Avezzano, dove morirono oltre 10.000 persone su una popolazione di circa 13.000 abitanti. Nell’intera regione del Fucino le vittime complessivamente registrate arrivarono a 30.000. Un moto di solidarietà e di affetto si strinse intorno alla Marsica lacerata dal sisma. Importante fu l’azione della Chiesa e degli ordini religiosi che con don Orione e don Guanella si prodigarono per l’assistenza ai numerosi orfani, sopravvissuti ai loro genitori. Negli anni successivi, con la fine della grande guerra, cominciò la paziente opera di ricostruzione.
In un momento di grave difficoltà, come quello che stiamo vivendo a causa della pandemia, ritengo importante evidenziare la tenacia di un popolo che è stato in grado di reagire ad una funesta sciagura collettiva dando vita, pur fra tante difficoltà, ad un progetto di rinascita in grado di riattivare il ritmo normale della vita in un territorio devastato.
Oggi quella tenacia, quello spirito di fede e quel senso di solidarietà, rappresentano di certo un patrimonio prezioso a cui attingere per superare con forza l’attuale emergenza sanitaria».