Sul MES e sul presunto accordo dell’Eurogruppo si è scatenato il derby tra chi dichiara che il risultato che sarebbe stato raggiunto sia un successo e chi invece profetizza l’inizio dell’oblio italiano. Andiamo allora con ordine e cerchiamo di spiegare brevemente alcuni interrogativi:
E’ dunque evidente che nel contesto della pandemia attuale e viste le previsioni di Confindustria che a fine marzo ha stimato un calo del PIL del 10% solo nel primo semestre del 2020, l’utilizzo del Fondo Salva Stati, così com’è stato ideato nel 2012, più che quelle di un supporto finanziario assumerebbe le sembianze di un cappio al collo per l’Italia. Ed è per questo che il presidente Giuseppe Conte, il 6 aprile scorso, dichiarava testualmente “MES no, eurobond sicuramente sì. Il MES è uno strumento assolutamente inadeguato (a fronteggiare l’emergenza economica generata dal Coronavirus ndr), gli eurobond invece sono la soluzione, una risposta seria, efficace ed adeguata all’emergenza che stiamo vivendo.”
Possiamo dunque biasimare il comportamento degli Stati dell’Europa del nord? Dal punto di vista strettamente economico e finanziario, no. A parti invertite infatti come avrebbe reagito il popolo italiano? La nostra classe dirigente avrebbe accettato gli eurobond per andare in soccorso di altri Stati? Di sicuro, con le attuali forza politiche, proprio come oggi si avrebbe un forte scontro politico tra maggioranza e opposizione, con l’opinione pubblica tirata per la giacchetta dalla propria parte.
Ad ogni modo sotto il lato della solidarietà e vista la pandemia globale che un domani potrebbe malauguratamente abbattersi con tutta la sua violenza anche su Germania e Olanda, ci si aspetterebbe un approccio diverso e consistente. Ci si aspetterebbe un intervento massivo e globale per gli italiani come per tutti gli altri cittadini europei, finalizzato al sostegno dell’economia e della sanità europea, continuando così la lotta alla diffusione del contagio del Covid-19. Purtroppo, parafrasando Don Abbondio, la solidarietà è un valore che se non ce l’hai, non te lo puoi dare.
Dunque i progressi raggiunti nel meeting europeo di giovedì dall’Eurogruppo prevedrebbero l’utilizzo del MES senza le condizionalità, cioè senza quel cappio di cui si parlava poco più sopra e solo per le spese in ambito sanitario. Ciò rappresenterebbe un passo in avanti, mentre per i detrattori del Governo, Conte ci avrebbe messo nella condizione della Grecia del 2011. In realtà l’accordo assumerebbe i connotati del classico compromesso: d’altronde in una trattativa che coinvolge più soggetti sarebbe impensabile riuscire ad ottenere tutto il banco.
Nella conferenza stampa di ieri sera inoltre, il presidente Conte ha ribadito come gli eurobond rappresentino l’unico vero “DPI” dal disastro economico che potrebbe generare il coronavirus in Italia. Ha anche ribadito l’inadeguatezza del MES, e dichiarato che il Governo italiano non ha firmato ancora alcun patto dal punto di vista europeo. Il premier Giuseppe Conte ha anche attaccato direttamente Salvini e la Meloni per le loro voci riguardanti la presunta approvazione del MES come strumento a risolvere la crisi. L’attacco del premier alle opposizioni è stato motivato sulla base del fatto che simili dichiarazioni come quelle diffuse da parte dell’opposizione, destabilizzano e indeboliscono la forza negoziale dell’Italia in sede europea.
Dunque nessun provvedimento ufficiale sembra essere ancora preso. Se l’Italia fosse stata fuori dall’Unione Europea probabilmente avrebbe avuto dalla sua il fattore tempo e ogni decisione e ogni manovra atta a sostenere la crisi finanziaria generata dal Covid-19 avrebbe visto probabilmente già la luce. In questo momento però l’Italia fa parte dell’UE e ora parlare di uscita dall’Europa sarebbe solo un inutile esercizio dialettico atto a perdere ulteriore tempo. Oggi, quello che conta, è continuare a lottare per riuscire ad adottare al più presto le misure economiche utili al Paese.