RACCONTI E RICETTE DELLA TRADIZIONE ABRUZZESE

Esistono tante storie legate ai prodotti tipici di un luogo e questa inizia in terra d’Abruzzo tanti anni fa ed è legata a quella parte di territorio che in un unico abbraccio, racchiude verdi colline, campagne e mare.

Parlo di quando la pastorizia, era una costante importante per la cultura contadina abruzzese e di grande rilevanza dal punto di vista economico per tutta la regione, grazie alla particolarità del territorio, prevalentemente montuoso, dove le greggi pascolavano in spazi immensi ed incontaminati. 

Una pastorizia transumante, decantata magistralmente in una poesia di uno dei nostri conterranei più discussi del ‘900, Gabriele D’Annunzio, ci racconta di quando, ai primi sentori d’autunno, i pastori con le greggi si mettessero in cammino per scendere fino al mare percorrendo le vie della transumanza alla ricerca di pascoli dai climi più dolci e miti.

Erano tempi in cui, oltre ai numerosissimi pascoli montani le pecore, animali poco esigenti e generosifacevano parte di piccoli allevamenti familiari . Ogni nucleo aveva il suo e serviva, quel tanto che bastava per il sostentamento della famiglia stessa.

Ed erano i tempi in cui, nella grandi case rurali, le famiglie spesso erano composte da più fratelli che vivevano insieme con le rispettive mogli e la numerosa prole. Tempi in cui l’allegria era assicurata dallo stare insieme, dalla semplicità della vita di campagna, scandita dal sorgere e dal tramontare del sole, dalle stagioni  e dai ritmi dei lavori all’aria aperta.

Tempi in cui le donne erano le regine del focolare domestico. A loro erano affidate oltre al lavoro nei campi, la cura della casa, la crescita dei figli e di non trascurabile rilevanza, il sostentamento della numerosa famiglia.

Tempi che io non ho vissuto, ma che ho sentito raccontare da mia nonna, che sapeva ogni volta affascinarmi con le sue storie.

E lei era di sicuro la regina indiscussa del focolare domestico. Le sue mani sapienti ed esperte, sapevano trasformare in cibo buono e profumato, ogni prodotto della terra, offerto generosamente dalla natura e dalla cura e dedizione dedicata ai piccoli orti, alle vigne e ad ogni stagionale piantagione.

E poi, sapeva fare un formaggio ottimo e di gran qualità. Da bambina, osservavo rapita le sue mani pazienti ed operose: mani che mungevano al mattino presto il latte caldo dal suo profumo inconfondibile; mani che testavano la temperatura giusta del latte che si avviava alla trasformazione; mani dai gesti lenti che giravano, strizzavano, aggiustavano, aggiungevano sale alle piccole forme.

Mentre scrivo, ripenso a quanto mi piaceva accarezzare le testoline degli agnellini appena nati e la lana appena tosata messa ad asciugare al sole, con la mano rassicurante di nonna che mi guidava.

E se chiudo gli occhi, rivedo le forme dei suoi formaggi allineate sulla tavola di legno poste ad asciugare per la stagionatura, che aveva tempi diversi, a seconda del formaggio che si voleva ottenere.

C’erano le ricottine ancora calde, che venivano consumate al naturale o che finivano nei ravioli; il primo sale e le forme di formaggio vere e proprie di diversa grandezza: semi-stagionate, stagionate da grattugiare, invecchiate, da tuffare nell’olio e conservare.

Ed è grazie a queste nostre antiche tradizioni tramandate nel corso degli anni che ancora oggi viene prodotto in Abruzzo, un formaggio pecorino di qualità eccellente.E così, raccontando di storie d’altri tempi, non poi così lontane, ho pensato di lasciarvi con una ricetta tipicamente abruzzese, ovviamente a base di pecorino, ovvero il “Cacio fritto pastellato“, semplice ma tanto buono!

Ingredienti: 400 g di formaggio pecorino abruzzese fresco e poco stagionato,2 uova,90-100 g di farina,1-2 cucchiai di acqua se dovessero servire,1 pizzico di sale,Olio di semi di arachidi per friggere,Carta assorbente,Tagliate il formaggio a fettine dello spessore di circa un centimetro.Rompete le uova in una ciotola, aggiungete un pizzico di sale, la farina, ed iniziate ad impastare,per amalgamare gli ingredienti.,Aggiungete i cucchiai di acqua ma regolatevi sulla quantità, dovete ottenere una pastella densa e compatta, non troppo liquida, alla quale il formaggio si dovrà attaccare senza colare.,Immergete poche fettine di formaggio alla volta nella pastella per ricoprirle.,Nel frattempo, fate scaldare abbondante olio in una padella e friggete il vostro formaggio per pochi minuti tuffandolo nell’olio caldo.,Quando le fettine saranno dorate, scolatele e sistematele su carta assorbente .Servite ben caldo e filante.

 

( Cicchetti Ivan )

 

Redazione - Il Faro 24

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