SOSPESI I LAVORI NEI PIANI DI PEZZA PER PROCEDURA NON CORRETTA PER IL WWF ABRUZZO RESTANO TUTTE LE CRITICITÀ DOVUTE ALL’IMPATTO AMBIENTALE

L’Associazione raccoglie le considerazioni del prof. Bernardino Romano, esperto di pianificazione e consumo di suolo 

Il Comune di Rocca di Mezzo costretto a sospendere i lavori sui Piani di Pezza per la realizzazione di uno stadio del fondo nel Parco Regionale Sirente-Velino!  

A seguito delle segnalazioni pervenute da più parti, in un documento pubblicato nelle scorse ore sul sito del Comune il Responsabile del procedimento ammette che bisogna aspettare i termini della pubblicazione della VINCA e raccogliere le osservazioni da Enti, Associazioni e cittadini prima di concludere il procedimento e avviare i lavori. 

Dopo una prima segnalazione con osservazioni sul progetto e sull’iter seguito, il 27 luglio il WWF Abruzzo aveva presentato un esposto per richiedere la sospensione del cantiere per un evidente errore procedurale. 

Purtroppo però i lavori, senza neppure attendere i giusti tempi amministrativi, erano stati avviati con una prima compromissione della naturalità del luogo ed è stata necessaria la reazione delle associazioni affinché le istituzioni si accorgessero di quanto stava avvenendo.  

Ma al di là della correttezza degli iter amministrativi, restano tutte le criticità per l’impatto che le opere in progetto possono arrecare ad habitat e specie tutelati dai Siti Natura 2000 presenti sui Piani di Pezza: criticità che il WWF Abruzzo ha dettagliatamente segnalato nelle osservazioni inviate. 

Ci si chiede ora cosa accadrà se il progetto dovesse essere rimodulato in base alle osservazioni che si riceveranno: sui lavori già fatti cosa si potrà chiedere se non il rispristino dei luoghi? 

Nel frattempo, le foto del pesante intervento all’interno di un’area protetta stanno rimbalzando sui social e sono in molti a chiedersi come sia possibile che un intervento del genere sia stato progettato all’interno di aree tutelate. 

Il WWF Abruzzo ha raccolto alcune considerazioni del Prof. Bernardino Romano, docente del Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile – Architettura, Ambientale dell’Università degli Studi de L’Aquila che segue da anni il tema del consumo del suolo e della pianificazione di area vasta. 

“I Piani di Pezza rappresentano l’ombelico del Parco regionale Sirente-Velino, in quanto area annidata tra boschi e rilievi di grande importanza naturalistica e bio-connettiva (il parco è scientificamente riconosciuto da anni come uno dei maggiori corridoi ecologici dell’Europa meridionale). Ma la stessa area è anche in posizione baricentrica rispetto alle stazioni sciistiche di Campo Felice e Monte Magnola e, per questo motivo, è soggetta da decenni ad una pressione ciclica e insistente mirata al collegamento dei due bacini. Tutto ciò che è avvenuto dagli Anni ’80 in poi sul territorio è sempre stato sostanzialmente finalizzato a questo risultato. Si è trattato di un processo che ha visto nel tempo aggiungersi vari tasselli: prima l’efficientamento con asfalto del collegamento da Rocca di Mezzo a Vado di Pezza che ha consentito l’intensificarsi degli afflussi automobilistici ai Piani (senza alcuna regolamentazione), poi la costruzione di un rifugio (detto “del Lupo”) a cui sono seguite altre edificazioni adiacenti. Anche i 5 km di strada sterrata che percorrono da Est a Ovest i Piani di Pezza propriamente detti sono aperti al traffico privato senza alcun tipo di limitazione, e, seppur con alcune contrarietà e polemiche, l’area è anche stata sede di organizzazione di alcune manifestazioni di massa. Dopo il sisma del 2009 sono state stanziate cospicue risorse per un ampliamento impiantistico del bacino Magnola che però non hanno sortito all’epoca esiti concreti, salvo che più recentemente il progetto del Vallone delle Lenzuola è stato ripreso con il sostegno economico del PNRR proprio a nord degli impianti preesistenti e quindi in direzione Campo Felice. Il progetto dello Stadio del Fondo (anche questo PNRR?) è quindi un ulteriore tassello verso l’obiettivo principale descritto poco sopra. Il tutto ha come ambito di esercizio un’area dove le quote massime si attestano poco sopra i 1800 m e già da anni la gestione invernale si deve necessariamente avvalere dei cannoni sparaneve che equipaggiano praticamente tutte le piste dei due comprensori. Tenendo conto che il Parco è stato a lungo commissariato, e che la Regione ha anche promosso di recente una riperimetrazione riduttiva dello stesso (poi bocciata dalla Corte Costituzionale), viene spontaneo chiedersi se nei fatti vi è ancora la volontà da parte della Regione e di alcuni comuni di mantenere questa area protetta istituita con la legge regionale n. 54 del 1989 o se, al contrario, sia più coerente con le aspettative e i programmi dominanti ipotizzare scenari di ripensamento”.  

Redazione - Il Faro 24

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