AUTISMO: INEFFICIENZA E DISORGANIZZAZIONE NEI CENTRI RIABILITATIVI MARSICANI

Che la situazione di grave emergenza in cui è sprofondato il sistema sanitario abbia cancellato con un colpo di spugna ogni altra malattia è un dato di fatto,  ma che nei centri di riabilitazione locali, quelle strutture che dovrebbero lavorare per migliorare la qualità della vita di persone con disagio psicofisico e disabilità comunicative, imperi la disorganizzazione e il buon senso è inaccettabile.

Come il caso di bambini con disturbi del neurosviluppo (autismo e disabilità intellettiva)  che necessitano di supporto psicologico e terapeutico, supporto che tra restrizioni per coronavirus e festività varie  – che nel Belpaese di certo non mancano –  è venuto bruscamente a mancare.

I genitori denunciano personale carente nei centri abilitati ad operare, mancate autorizzazioni alle terapie mai rinnovate puntualmente alla scadenza annuale ma sottoposte a lungaggini burocratiche all’italiana che vanificano il lavoro di  mesi, liste di attese pressoché ferme che penalizzano i pazienti.

E maleducazione. Tanta. Un anno di trafile, porte chiuse in faccia, telefoni che squillano a vuoto, assenze che diventano abissi per chi combatte contro la malattia.

L’alternativa? Andare in un centro aquilano o del pescarese più volte a settimana, ma a quale prezzo per un genitore che lavora e con la famiglia di cui occuparsi? Senza considerare lo stress che i continui viaggi causerebbero al paziente.  “Mio figlio era nettamente migliorato e non sembrava affatto autistico. Adesso, a un mese dall’ interruzione della terapia, ha tutti i segni evidenti dell’autismo” dichiara tra le lacrime una mamma.

Siamo rimasti soli, invisibili per le istituzioni”,  l’appello di un padre. In fondo, quello che chiedono i genitori è soltanto un supporto che, in un paese solidale, è nel loro pieno diritto.

La Regione Abruzzo intervenga immediatamente.

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