LE SISE DELLE MONACHE, SOFFICI DOLCI ABRUZZESI

Ci troviamo alle porte del Parco della Majella, Guardiagrele è uno dei Borghi più belli d’Italia, oltre che un luogo carico di storia e di tradizioni. Una di esse è quella della preparazione di un dolce delizioso e dal nome che è tutto un programma. Si tratta delle sise delle monache, uno squisito trionfo di soffice pan di Spagna farcito di cremala cui ricetta originale resta ancora un mistero.Un nome suggestivo che suscita curiosità. Una curiosità che viene immediatamente soddisfatta quando se ne scopre la tradizione e se ne assaggia il sapore. E’ impossibile, infatti, non rimanere conquistati dalle sise delle monache, sul cui nome tanto si è dibattuto. In molti, infatti, attribuiscono la paternità del dolce alle monache del Monastero delle Clarisse di Guardiagrele che lo preparavano in occasione della festa di Sant’Agata e che poi, a fine Ottocento, ne affidarono la ricetta alla famiglia di pasticceri Palmerio. C’è, dunque, chi sostiene che il nome faccia riferimento all’abitudine di alcune suore prosperose di aggiungere tra i due seni, al di sotto della fascia contenitiva, un fagotto di stoffa che ne rendesse meno evidenti le forme, una sorta di terzo seno, insomma. La caratteristiche forma del dolce con le sue tre protuberanze farcite farebbe, dunque, riferimento proprio al seno (le “sise”) delle monache che utilizzavano questo espediente. Sono altrettanti, però, i sostenitori della teoria secondo la quale la forma e il nome della ricetta si ispirerebbero, piuttosto, alla Majella, al Gran Sasso d’Italia e al Sirente-Velino, i tre massicci abruzzesi che rappresentano le cime più alte della catena appenninica. Non a caso il dolce viene localmente chiamato anche “tre monti”. In ogni caso le origini della ricetta sono controverse tanto quanto quelle del nome. Non manca, infatti, chi sostiene che sia stata la famiglia Palmerio stessa ad inventare il dolce. In particolare Giuseppe Palmerio che, di ritorno da Napoli dove era stato mandato per affinare l’arte pasticcera, realizzò il dolce ispirandosi alla “zizza d’a regina”, una pasta ad una sola coppa.Qualunque interpretazione si voglia dare al nome attribuito alla ricetta, la sua elevata connotazione tradizionale ed il suo legame con la storia e la cultura di Guardiagrele, le è valsa numerosi riconoscimenti. Oltre all’iscrizione nell’Atlante dei prodotti tipici del Parco Nazionale della Majella e all’inserimento nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT), il dolce ha meritato anche la chiocciolina della Fondazione Slow Food destinata ai prodotti d’eccellenza.Le sise delle monache sono delle paste deliziose di pan di Spagna farcite con della semplice ma squisita crema pasticcera. Si distinguono per la particolare forma a tre protuberanze tondeggianti che vengono spolverate con dello zucchero a velo prima di essere servite. Trattandosi di un prodotto fresco, devono essere consumate entro massimo un paio di giorni dalla preparazione. Pertanto è impossibile trovarle al di fuori di Guardiagrele.Le uniche depositarie della ricetta originale sono attualmente due pasticcerie storiche di Guardiagrele, la pasticceria Palmerio e la pasticceria Lullo, entrambe in via Roma, che lo preparano secondo l’antica tradizione tramandata di generazione in generazione.Esiste una terza teoria sulle origini del nome del dolce. Si narra, infatti, che il poeta dialettale Modesto Della Porta, guardando ammirato l’invitante dolce spolverato di bianco, ne associò l’aspetto a quello del petto candido, soffice e prosperoso delle monache.Ancora oggi la ricetta originale del dolce con il dosaggio preciso degli ingredienti resta un segreto gelosamente custodito dai pasticceri locali. L’unico modo per gustare, dunque, le vere sise delle monache è quello di raggiungere Guardiagrele e di concedersi una sosta presso le due pasticcerie storiche. Per chi non ne avesse la possibilità, l’unica alternativa è quella di provare a riprodurle in casa facendo attenzione a preparare un pan di Spagna molto soffice ed una crema pasticcera saporita e senza alcolici.

” leggende, ricette, tramandate da cucina a cucina, da pasticcere a pasticcere, con l’intento giusto di lasciar al palato il proprio paradiso”   (Cicchetti Ivan)

 

(a cura di Cicchetti Ivan)

 

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