Un Giro d’Italia imperiale

Si è da poco conclusa una delle edizioni più spettacolari ed avvincenti nella storia recente del Giro d’Italia. È stata una corsa fantastica, dura, emozionante e brutale. Il percorso si è rivelato selettivo ma equilibrato, con ben otto arrivi in salita ben posizionati nell’arco delle tre settimane. Grande spazio anche per le volate di gruppo (ben sette in totale) e per gli arrivi da finisseur. Molto intelligente è stata anche la scelta delle due cronometro, rispettivamente di 10 e 32 km, rivelatesi meno decisive rispetto ad un anno fa.

Protagonista principale del Giro 101 è stato senza ombra di dubbio Chris Froome. Il capitano del Team Sky è il primo britannico a vincere la Corsa Rosa e il terzo corridore, dopo Eddy Merckx e Bernard Hinault, a conquistare tre grandi giri consecutivamente. Froome, inoltre, entra a far parte anche del ristretto club della Tripla Corona. Il successo italiano di Froome è diverso da tutti gli altri perché arrivato al termine di un lungo inseguimento e di un’impresa epica che rimarrà negli annali del ciclismo. Il “keniano bianco” formato Giro ha lasciato tutti a bocca aperta, svestendo i panni del freddo robot per dar spazio al proprio istinto e a quella insospettabile follia che gli ha permesso di ribaltare la corsa sul Colle delle Finestre. Onore al vincitore ma anche al vinto. Tom Dumoulin si è confermato corridore solido, difficile da mettere in crisi. A conti fatti l’olandese è colui che ha avuto il cammino più regolare nell’arco di tutto il Giro. Il secondo posto finale arriva dopo una serie di sbavature tattiche (in particolare a Sappada e nella tappa del Jaffreau) che gli hanno impedito di conquistare la Maglia Rosa per il secondo anno consecutivo. Ad attenderlo ci sarà la sfida al Tour de France, appuntamento forse più congeniale alle sue caratteristiche rispetto alla Corsa Rosa. Insieme ai due giganti sale sul podio Miguel Angel Lopez, in ombra per due settimane ma tornato su alti livelli nel gran finale. Il colombiano pare ancora acerbo per la vittoria di un grande giro ma il futuro è tutto dalla sua parte. E’ mancata la vittoria di tappa ma la Maglia Bianca rappresenta un ottimo punto di partenza. L’altro giovane protagonista è stato Richard Carapaz, autentica sorpresa del Giro 2018. L’ecuadoregno ha conquistato una bellissima vittoria a Montevergine di Mercogliano oltre ad un più che onorevole quarto posto generale. In casa Movistar ci hanno visto lungo scoprendo tra le proprie mani la naturale alternativa a Nairo Quintana. Grande rammarico per Domenico Pozzovivo, respinto sul più bello quando l’appuntamento con il podio sembrava cosa fatta. Il lucano si conferma competitivo ma ancora incompleto e discontinuo per ambire alle primissime posizioni. Il suo Giro resta comunque ottimo.

E’ stato il Giro delle grandi imprese ma anche delle grandi crisi. Esteban Chaves, Fabio Aru, Simon Yates e Thibaut Pinot. Ognuno di questi ha vissuto giornate drammatiche concluse con ritardi abissali ai quali il ciclismo moderno non era più abituato. Tra questi, impossibile non spendere parole di elogio per Yates, autentico dominatore per due settimane di gara. Il britannico ha corso da cannibale conquistando tre successi in Maglia Rosa e regalando spettacolo a Campo Imperatore, Osimo e Sappada. La brutale crisi sul Finestre è stato l’epilogo che nessuno si aspettava, un lungo calvario che lo ha privato del sogno di conquistare la corsa che lo ha consacrato. Per Fabio Aru, invece, è stato un Giro da dimenticare: mai con i primi nelle tappe di montagna, il sardo ha chiuso il proprio calvario con la crisi di Sappada e il ritiro sul Col de Lys. Si tratta di un evidente passo indietro da condividere con la UAE Emirates, una delle formazioni più deludenti del lotto.

Capitolo velocisti. La qualità del parco sprinter ha risentito delle assenze dei nomi grossi quali Sagan, Kittel, Greipel o Cavendish. Tuttavia si è assistito ad un bellissimo duello tra Elia Viviani e Sam Bennett. Il computo totale parla di quattro affermazioni per l’italiano e tre per l’irlandese. Viviani conquista anche quella Maglia Ciclamino che rappresentava l’obiettivo più concreto alla vigilia della partenza da Israele. All’olimpionico spetta ora uno step successivo per confermarsi anche su livelli internazionali quando i valori in campo saranno senz’altro diversi. Piacevole sorpresa quella di Nicoló Bonifazio mentre deludono Sacha Modolo e Danny Van Poppel. Non pervenuti Jakub Marezcko e Andrea Guardini.

Le formazioni presenti al Giro 101 hanno mostrato alti e bassi. In montagna la più attrezzata è sembrata l’Astana che ha però mancato l’appuntamento con la vittoria. In ombra il Team Sky, che ha saputo ritrovare Poels ed Elissonde proprio nel momento migliore. Molto positivo è stato il bilancio della Mitchelton-Scott con ben cinque vittorie di tappa (3 Yates, Chaves e Nieve). Discreta la Sunweb (in classifica anche con il nono posto di Sam Oomen), buona la prova della Bora, settima con Konrad e decima con Formolo nonostante le fatiche profuse per le volate di Bennett. Tra le Professional (ancora a quota zero vittorie), buone le prove di Androni e Bardiani, sempre in fuga ed abili nel movimentare le frazioni più impegnative, mentre sottotono le prestazioni di Wilier ed Israel Cycling Academy, non propriamente all’altezza dato l’altissimo livello qualitativo dei rivali.

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