APERTO UN FASCICOLO PER OMICIDIO COLPOSO E INDAGATI DUE MEDICI DALLA PROCURA DI TERAMO PER IL DECESSO DI UNA 68ENNE DI CAMPLI

I familiari della vittima hanno presentato un esposto per fare luce sulla morte della paziente, con particolare riferimento alle cure ricevute a Villa Dorotea

Imbottita di psicofarmaci, colpita più volte da infezioni, gravata da numerose e profonde piaghe da decubito sfociate in cancrena. La Procura di Teramo, per il tramite del Pubblico Ministero, dott.ssa Greta Alosi, ha aperto un procedimento penale per omicidio colposo e indaga due medici per la morte di Annamaria Marchetti, 68 anni, di Campli spirata l’8 dicembre all’ospedale di Atri dopo un calvario durato mesi. A sollecitare l’indagine i familiari della vittima che, dopo il decesso, hanno presentato un esposto chiedendo alla magistratura di verificare eventuali responsabilità da parte dei sanitari che hanno avuto in cura la loro congiunta, con particolare riferimento a quelli della Residenza Sanitaria Assistenziale “Villa Dorotea” de L’Aquila, dove la signora è stata ricoverata per quattro mesi. Per essere assistita, la famiglia si è rivolta, attraverso il consulente personale Modestino D’Aquino, a Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini.

L’odissea di Annamaria inizia il 23 marzo 2018 quando, in preda a vomito e forti dolori addominali, viene ricoverata all’ospedale di Sant’Omero. Entrata sulle sue gambe e cerebralmente attiva, la paziente ne esce fisicamente debilitata, il 27 maggio, con la diagnosi di “demenza cerebrale degenerativa e parkinsonismo”. Dopo una settimana a casa, ma sempre con algie allo stomaco e vomito, all’inizio di giugno la figlia decide di accompagnarla all’ospedale di Teramo: viene ricoverata nel reparto di Medicina, dove le diagnosticano e finalmente le curano un’infezione da Helicobacter, e di qui trasferita in Psichiatria dove, essendo caduta in depressione per il suo quadro clinico, inizia una cura con psicofarmaci che la rendono inevitabilmente poco reattiva e sempre intontita. Il 15 giugno, avendo bisogno di assistenza h24, la paziente viene trasferita al centro riabilitativo “Villa Dorotea” de L’Aquila, ma qui le sue condizioni peggiorano di giorno in giorno. A quanto denunciato dalla figlia ai carabinieri, la madre durante il ricovero, durato quattro mesi, prende per tre volte il cloustridium, un batterio che si contrae con le feci, molto infettivo e che le impedisce di effettuare la riabilitazione. Perennemente colpita da scariche di diarrea, “sempre sporca di feci” a quanto si riporta nella querela, costantemente allettata, la signora Marchetti inizia anche a sviluppare gravi piaghe da decubito nel fondoschiena, sulle cosce e sui talloni nonché malformazioni evidenti ai piedi e alle gambe.

Vedendo che le cure non producono effetti, dopo aver chiesto invano ai medici della struttura di trasferirla in ospedale, il 17 ottobre la figlia stessa decide di portarla via da Villa Dorotea con un’ambulanza privata e di trasportarla all’ospedale di Teramo, dove, constatato che i valori nel sangue non sono buoni, la trasferiscono in Medicina, le curano immediatamente, con una terapia di pulizia e disinfettazione, la piaga all’osso sacro, che ha raggiunto il quarto stadio, con esposizione dell’osso, e che sta andando in setticemia, e la sottopongono ad alcune trasfusioni. La paziente sembra riprendersi, le riducono gradualmente gli psicofarmaci, arriva a masticare da sola, e a novembre viene dimessa con assistenza domiciliare integrata.

Ma le sue condizioni di salute, ormai, dopo tutto quello che ha patito, sono compromesse: a casa subisce un ulteriore aggravamento a causa di un blocco renale. Annamaria Marchetti viene nuovamente ricoverata a Teramo, prima in Medicina e poi in Nefrologia in quanto necessita di dialisi. I medici spiegano ai familiari che la paziente ha bisogno di un ricovero di lunga degenza e così la 68enne viene trasferita all’ospedale di Atri nell’apposito reparto, ma nonostante le cure, soprattutto alle piaghe, le sue condizioni peggiorano inesorabilmente e, dopo un’agonia di dieci giorni, l’8 dicembre il suo cuore si arrende.

Il 9 dicembre la figlia, sconvolta e piena di dubbi e perplessità sulle cure prestate alla madre, in particolare presso Villa Dorotea, ha presentato querela presso i carabinieri di Campli, con la conseguente apertura di un fascicolo da parte della Procura, e si è rivolta a Studio 3A per fare luce piena sui fatti e ottenere verità e giustizia. Il Sostituto procuratore, dott.ssa Aloisi, anche come atto dovuto per dare loro modo di nominare consulenti di parte, ha iscritto nel registro degli indagati due dei medici che hanno curato la vittima, A. C., neurologo in servizio presso l’area di Medicina Riabilitativa del presidio ospedaliero di villa Letizia, di cui fa parte la Rsa Villa Dorotea, e F. T., dirigente medico presso l’unità operativa complessa di Medicina dell’ospedale di Sant’Omero. Il Pm ha altresì acquisito le cartelle cliniche e la documentazione medica e disposto l’autopsia sulla salma per chiarire le cause del decesso ed eventuali responsabilità dei sanitari: per l’esame, che è stato effettuato l’11 dicembre, è stato incaricato quale consulente tecnico d’ufficio il dott. Cristian D’Ovidio, dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università degli Studi “Gabriele D’Annunzio di Chieti, che avrà 60 giorni per depositare la sua perizia. Studio 3A ha messo a disposizione come consulente medico legale di parte per la famiglia la dott.ssa Maura Belviso, di Roma.

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