BRACCO. “NEL ‘91 LE DENUNCE. E OGGI SIAMO MESSI PEGGIO”

 

LEANDRO BRACCO

“Le prime denunce riguardo lo stato pessimo in cui versava risalgono a quasi un trentennio fa. Correva infatti l’anno 1991. Un affluente dell’Aventino (corso d’acqua dell’Abruzzo del Sud che scorre per circa 45 chilometri e nasce a Palena, nel Medio Sangro) era invaso da rifiuti di ogni sorta. Il suo nome è Laio. Oggi, a distanza di ben 28 anni e al netto dei consueti annunci roboanti di stanziamento di somme di denaro per la sua bonifica, la situazione di questo fiume si è solamente incancrenita. Ennesima dimostrazione di quanto la sensibilità ambientale che dovrebbe essere la bussola di chi ha il potere esecutivo in mano sia, purtroppo, solo uno slogan”. Il consigliere Leandro Bracco dedica nuovamente la propria attenzione a tematiche che hanno a che fare con l’ambiente e questa volta focalizza il suo interesse sul fiume Laio. “Già a partire dai primissimi anni ’90 – afferma l’esponente di Sinistra Italiana – non solo l’alveo ma anche la stessa vegetazione adiacente il fiume risultava coperta dai materiali più disparati. I rifiuti provenivano dallo scivolamento di due discariche comunali collocate nell’area dei calanchi e realizzate negli anni ’80: Brugniti e Colle Barone. Gli impianti, durante la loro attività, avevano accolto non solo rifiuti urbani ma anche altri di matrice speciale provenienti da attività produttive nonché dall’ospedale locale di Guardiagrele. Non è arduo infatti imbattersi ancora oggi, percorrendo quello che in un tempo lontano era un torrente pulito, in flebo, cateteri e garze. Un vero e proprio disastro ambientale. Uno stupro della natura a 360 gradi”. “Assurdo ma soprattutto allucinante – sottolinea Bracco – che a distanza di circa 27 anni dalle prime denunce messe nero su bianco da associazioni ambientaliste, tutto sia ancora lì in uno stato che definire vituperevole è riduttivo. Anzi la situazione, in oltre un quarto di secolo, è certamente peggiorata. I ritardi hanno infatti condannato quell’area a uno stato di degrado che neppure la mente umana più perversa sarebbe stata in grado di immaginare. Ritardi che hanno equiparato a carta straccia le norme previste dal Testo Unico Ambientale il quale, in casi del genere, prevede immediati interventi di bonifica”. “Quello scenario nefasto lascia basiti – evidenzia Bracco – soprattutto se si considera non solo lo squallore di una natura violentata in maniera bestiale ma anche se si riflette circa i risultati dei campionamenti effettuati ben sei anni fa. Nel 2012 si registrò il superamento dei valori di Concentrazioni Soglia di Contaminazione, anche in falda, per sostanze assai pericolose quali piombo, manganese, arsenico, aromatici C9 e C10, alifatici C9 e C18 e tricloropropano”. “Quattro anni dopo, nel 2016 – rileva Bracco – le cosiddette ‘Analisi di Rischio’ hanno confermato il gravissimo stato nel quale versano le varie matrici ambientali. A questa circostanza va aggiunto che le poche azioni di messa in sicurezza non sono risultate minimamente efficaci. Solo di recente la Regione Abruzzo ha annunciato finanziamenti pari a circa due milioni di euro, una somma che sicuramente non sarà sufficiente a bonificare l’area. Non si può però più perdere tempo. In tempi celerissimi e in attesa dell’approvazione del progetto di bonifica, devono essere attuate azioni finalizzate almeno a evitare che la dispersione dei rifiuti prosegua. Inoltre la rimozione di quanto presente – rimarca Bracco – ha l’obbligo di trovare avvio. Altrettanto urgente è la messa in sicurezza della falda che risulta contaminata in misura gravissima”. “In questa vicenda – nota il Consigliere Segretario – impressiona la lentezza con la quale si è agito (anzi non agito). Allo stanziamento di denaro annunciato in pompa magna devono quindi seguire in tempi rapidissimi azioni concrete e tangibili. Che non si tratti di meri annunci di facciata come quelli dei 10 milioni di euro che sarebbero stati messi sul tavolo per la bonifica dei SIR (Siti di Interesse Regionale) dove risultano coinvolti loro malgrado migliaia di cittadini condannati a subire gli effetti devastanti di un tasso di inquinamento oramai fuori controllo”. “Basta con l’inerzia – conclude Leandro Bracco – In materia di discariche e bonifiche la Regione Abruzzo è ancora, purtroppo, tragicamente indietro”.

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